In caso di separazione o divorzio consensuale il giudice può omologare l’accordo dei coniugi sulla sorte degli animali domestici diversamente da quanto accade quando si procede per via giudiziale.
In Italia quasi una famiglia su due vive con un animale domestico e lo considera parte integrante della famiglia.
Per questa ragione cresce l’esigenza di disciplinare a chi e quali condizioni spetti l’affidamento del cane, del gatto o di altri animali quando si procede alla separazione e al divorzio.
Quando l’amore tra i coniugi finisce a pagarne le conseguenze sono anche gli animali dal momento che, in mancanza di un accordo tra le parti, manca una legge che consenta al giudice stabilire a chi e spetta l’affidamento del cane e l’ammontare per il suo mantenimento.
Sul tema il legislatore italiano è in ritardo rispetto al mutamento dei nostri costumi: ad oggi non esiste una normativa specifica e gli animali domestici, pur rivestendo un ruolo tutt’altro che marginale nostra vita, si ritrovano privi di tutela in caso di separazione e divorzio dei coniugi che ne sono i proprietari.
In mancanza di una normativa di riferimento sul tema, ci limitiamo a riportare quanto stabilito dalla giurisprudenza più recente, la quale opera una distinzione tra l’ipotesi di separazione o divorzio consensuale e quella giudiziale.
Affidamento del cane in caso di separazione o divorzio consensuale
Ove sia presente l’accordo, il giudice è tenuto a recepire le volontà dei coniugi riguardo alla collocazione dell’animale domestico.
In linea generale la giurisprudenza italiana ritiene auspicabile che le questioni relative all’affidamento di qualsiasi animale d’affezione vengano lasciate fuori dall’accordo di separazione/divorzio dei coniugi e che siano integrate in un’apposita scrittura privata.
Auspicabile ma non obbligatorio; quindi il giudice può tenere in considerazione le volontà sull’affidamento del cane anche se i coniugi le inseriscono nell’accordo di separazione.
A tal proposito è utile citare quanto stabilito dalla sentenza del 3 febbraio 2016 del Tribunale di Como:
- il giudice è tenuto ad omologare le decisioni dei coniugi sulle sorti dell’animale e sul suo mantenimento economico;
- il giudice è altresì tenuto a prendere in considerazione non solo gli aspetti economici e patrimoniali ma anche quelli affettivi legati agli animali domestici.
Ne deriva l’estensione delle clausole generalmente adottate in tema di affidamento, collocazione e protocollo di visita dei figli minori.
Affidamento del cane in caso di separazione o divorzio giudiziale
Quando i coniugi sono in disaccordo e ricorrono ad una causa davanti al giudice per la separazione o il divorzio, la questione degli animali domestici segue una sorte totalmente diversa.
Infatti nessuna norma stabilisce che il Tribunale sia tenuto ad occuparsi delle sorti degli animali, neanche se le parti lo richiedono espressamente con il ricorso.
La lacuna legislativa è evidente e rischia di compromettere gravemente la sorte di cani e gatti domestici: infatti solo l’accordo dei coniugi può definire a chi e a quali condizioni spetti l’affidamento dell’animale, il diritto di visita e di mantenimento dello stesso. Quando l’accordo manca il giudice non è in alcun modo tenuto a prendere decisioni in merito.
Affidamento del cane in presenza di bambini minori
Nonostante il vuoto normativo e l’incertezza delle sorti degli animali in caso di separazione o divorzio giudiziale, il giudice può legittimamente prende in considerazione la questione dell’affidamento del cane o del gatto quando siano presenti dei bambini minori particolarmente affezionati all’animale.
Ciò perché quando il giudice stabilisce le condizioni di separazione e divorzio deve tutelare gli interessi morali e materiali del minore nei quali senza dubbio rientra l’affetto nei confronti degli animali. In queste circostanze il giudice può stabilire che il cane o il gatto vivano insieme al minore e determinare anche l’ammontare del suo mantenimento e delle spese straordinarie a carico di uno dei coniugi.
Ricordiamo che secondo il Trattato di Lisbona entrato in vigore in Italia il 13 dicembre 2017 gli animali sono esseri senzienti e sono meritevoli di tutela da parte dell’ordinamento giuridico.
Per tale ragione ci sembra inspiegabile che in caso di separazione o divorzio il giudice possa dirimere controversie economiche, come la divisione degli elettrodomestici tra i due coniugi, e non possa invece intervenire sulla sorte degli animali domestici.
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