La proposta è pronta per essere trasformata in decreto legge. Ecco cosa cambierà per i proprietari di immobili in affitto con finalità turistiche.
Nessun passo indietro ma anzi il governo viaggia spedito verso la regolamentazione degli affitti brevi in Italia. Il disegno di legge presentato a inizio settembre dalla ministra del Turismo Daniela Santanchè è pronto per essere trasformato in decreto legge. Molto probabilmente il testo sarà discusso già nel corso del Consiglio dei ministri in programma lunedì 25 settembre. Una bozza del provvedimento con le disposizioni più urgenti da approvare è già circolata e prevede importanti novità per i proprietari di immobili in affitto per finalità turistiche. Provvedimenti che hanno già scatenato le proteste delle associazioni di categoria convinti si tratti di leggi pro alberghi lesive del diritto di proprietà. Vediamo cosa cambierà.
Affitti brevi, soggiorno minimo e codice identificativo nazionale: cosa cambia
Se il decreto legge dovesse passare così come sta circolando nelle bozze ci sarebbero importanti novità per gli affitti brevi. Si parte dall’introduzione del soggiorno minimo di due notti nei comuni capoluoghi delle città metropolitane (quindi: Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Firenze, Genova, Messina, Milano, Napoli, Palermo, Reggio Calabria, Roma, Torino e Venezia), ad eccezione delle famiglie numerose composte da genitori e almeno 3 figli. Quindi addio soggiorni da una notte in abitazioni destinate ad uso turistico nelle principali città italiane. Per chi vuole fare una toccata e fuga da una notte non resterà che scegliere un albergo, tranne per le famiglie numerose. Ed infatti questa misura è pensata proprio per gli alberghi che da tempo lamentavano una concorrenza sleale soprattutto da parte di importanti piattaforme come Booking.com e Airbnb.
Viene introdotto anche un limite alle proprietà che uno stesso locatore può destinare agli affitti brevi, ovvero quelli compresi tra una e 30 notti. Il limite è fissato a 2 appartamenti da destinare a questo utilizzo. In caso di un numero superiore la locazione viene ritenuta un’attività economica e, quindi, il proprietario dovrà aprire una partita Iva.
leggi anche
Quanto si guadagna con gli affitti brevi?
Poi c’è l’introduzione di un codice identificativo nazionale. Si tratta di un codice assegnato ad ogni unità immobiliare a uso abitativo oggetto di locazione per finalità turistiche che dovrà essere esposto sia sui profili social che sulla porta dell’appartamento e dell’edificio. Per ottenere il codice si dovrà presentare istanza per via telematica ammesso che il locatore sia già munito di un codice identificativo regionale rilasciato dalla regione competente. La finalità di dotare ogni unità immobiliare di un codice è quella di assicurare la tutela della concorrenza, della sicurezza del territorio e per contrastare forme irregolari di ospitalità. Infine la bozza prevede che anche gli appartamenti siano sottoposti alla stessa disciplina degli hotel e quindi avranno l’obbligo di essere dotate di dispositivi per la rilevazione del monossido di carbonio e dovranno rispettare i requisiti igienico-sanitari e di sicurezza degli impianti.
La protesta delle associazioni
Le associazioni del mondo immobiliare e turistico Abbav, Aigab, Breve, Confassociazioni real estate, Confedilizia, Fare, Fiaip, Host+host, Host Italia, Myguestfriend, Ospitami, Prolocatur, Property managers Italia e Rescasa Lombardia, sono concordi nel bocciare la proposta di legge sugli affitti brevi. Ritengono che il decreto sia mirato senza alcuna ragionevole motivazione a contrastare la locazione delle abitazioni private con l’introduzione di divieti e limitazioni, alcuni dei quali di impossibile attuazione.
Affermano, inoltre «che si tratti di un testo fortemente lesivo del diritto di proprietà, profondamente illiberale e in molte sue parti contrario ai principi costituzionali».
© RIPRODUZIONE RISERVATA