Aiuti alle imprese, caos in Germania: le aziende lamentano ritardi nei pagamenti e i dati lo confermano. Ecco perché il modello tedesco non è un esempio da seguire.
Quante volte in questi mesi abbiamo letto di paragoni tra Italia e Germania rispetto agli aiuti erogati alle imprese. Sia l’opposizione - vedi Matteo Salvini che il 23 dicembre scorso parlava della necessità di prevedere “rimborsi certi e immediati come in Germania” - che l’opinione pubblica si sono più volte scagliati contro il Governo per non essere stato tempestivo ed efficiente nel garantire aiuti alle imprese in questi mesi di crisi, come invece sembra sia stato fatto in altri Paesi d’Europa.
Il modello da seguire sembrerebbe essere quello tedesco. Quanto però sta succedendo in questi giorni in Germania conferma che ogni volta che si commenta la situazione in un Paese estero bisogna essere molto prudenti.
Attualmente, infatti, la situazione in Germania non è affatto semplice e non solo sul piano sanitario: anche le imprese sono sul piede di guerra contro l’amministrazione Merkel, rea di non aver mantenuto le promesse fatte riguardo alla necessità di garantire ristori alle aziende in difficoltà. Ricordiamo, infatti, che in Germania è in atto un vero e proprio lockdown e che ci sono imprese - come quelle operative nel settore della ristorazione - ormai sono chiuse da mesi.
E leggendo quanto sta succedendo in Germania viene meno la convinzione riguardante il fatto che le aziende tedesche, a differenza di quelle italiane, possono perlomeno godere di aiuti sufficienti per affrontare questi mesi di chiusura.
Aiuti alle imprese, Germania nel caos: ecco cosa sta succedendo
Un recente studio dell’Institut der Deutschen Wirtschaft (IW) è lapidario: il Governo tedesco in questi ultimi mesi è nel caos più totale rispetto agli aiuti da riconoscere alle imprese chiuse a causa del lockdown disposto per l’aumento dei contagi in Germania.
Nel dettaglio, degli aiuti-ponte stanziati in autunno per gli Überbrückungshilfe I e II, ossia i rimborsi per una parte dei costi fissi delle imprese, è stato utilizzato appena l’8% del fondo a disposizione. Neppure il 10% di quanto stanziati in autunno, quindi, è arrivato in tasca alle aziende.
Ancora peggio va sul fronte dei ristori che il Governo tedesco ha promesso per i mesi di novembre e dicembre: di questi, infatti, è arrivato a destinazione appena il 4% del totale previsto. E su un totale di 42,6 miliardi di euro di ristori che nel 2020 sono stati promessi alle aziende, solamente 15,8 miliardi sono stati erogati.
I motivi ci rimandano a quanto già successo in Italia nella prima fase dell’emergenza: problemi informatici che hanno rallentato le operazioni, oltre ad un errore burocratico che ha costretto il Governo ad intervenire nuovamente per modificare i requisiti per l’accesso agli aiuti.
Il tutto si riversa sulle aziende: la maggior parte di queste non ha ancora ricevuto alcunché da mesi, mentre paradossalmente chi ha ottenuto gli aiuti rischia anche di doverne restituire una parte.
Nel dettaglio, il problema è nato per gli aiuti ponte, ossia un contributo per un massimo del 90% dei costi fissi mensili (variabile a seconda del crollo delle vendite subito nel 2020 rispetto al 2019). Tuttavia, in un secondo momento è stato necessario adeguare questa normativa ai paletti stabiliti dalla normativa europea sugli aiuti di Stato, dovendo così correggere il provvedimento stabilendo che sono rimborsabili i soli costi fissi non già coperti dai ricavi o da altre forme di sussidio. E chi ne ha fatto domanda adesso rischia di doverla fare nuovamente o comunque di doverne restituire una parte in quando così come strutturati gli aiuti andranno a coprire solamente perdita di bilancio nel mese per cui si chiede il ristoro.
Aziende contro il Governo tedesco: serve una maggiore tempestività
Come confermato dal quotidiano economico Handelsblatt, le aziende sono sul piede di guerra. Sia le piccole medie imprese che i grandi colossi della ristorazione, in quanto solamente dal 12 gennaio sono partiti gli aiuti promessi a novembre.
Aiuti che sicuramente sono più generosi rispetto a quelli riconosciuti in Italia, ma rispetto a tempestività non è di certo la Germania il modello da seguire. Le imprese denunciano una “complessità burocratica eccessiva” che mette in crisi anche i consulenti fiscali; un problema che l’Italia sembra aver risolto con la distribuzione degli aiuti da parte dell’Agenzia delle Entrate.
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