Confindustria tira le prime somme dell’impatto del coronavirus sulla produzione italiana, crollata a marzo. Non era mai stato registrato un calo mensile così grave
Confindustria lancia l’allarme, i livelli di produzione nel nostro Paese sono sprofondati a marzo, raggiungendo livelli preoccupanti. Le stime del Centro studi di Viale dell’Astronomia descrivono come “devastante” l’impatto del coronavirus sui volumi delle attività in Italia.
Nel mese di marzo, infatti, la produzione ha registrato minimi storici, un segno negativo del 16,6%, che porta la percentuale di quest’ultima nel primo trimestre 2020 al -5,4%. L’indagine, svolta mensilmente dal CSC, non lascia presagire nulla di buono neanche per il futuro, in cui si prevede uno scenario in forte peggioramento.
Crollo della produzione: raggiunti minimi storici
In Italia, la caduta dell’attività stimata per marzo, se confermata dall’Istat, rappresenterebbe il più grave calo mensile da quando sono disponibili le serie storiche di produzione industriale, ossia dal 1960, portando i livelli vicini a quelli del marzo 1978.
Invece, il crollo trimestrale è stato il più ampio degli ultimi undici anni, da quando, nel pieno della grande recessione mondiale innescata dallo scoppio della bolla immobiliare in USA per i mutui subprime, era sceso dell’11,1%.
Secondo i dati qualitativi pubblicati dallo studio (effettuato prima del lockdown del 23 marzo): il PMI manifatturiero è sceso sui valori più bassi da undici anni (a 40,3, da 48,7 di febbraio). Anche la fiducia Istat delle imprese manifatturiere è scesa in modo repentino a marzo (89,5 minimo dal 2013) con giudizi su ordini in forte peggioramento e scorte in accumulo.
Le prospettive per i prossimi mesi sono, quindi, ancora più negative: la variazione acquisita nel secondo trimestre è del -12,5% e la caduta dell’attività potrebbe raggiungere almeno il 15%.
Nel nostro Paese, inoltre, il crollo della produzione impatterà negativamente anche lo stato del PIL, per il quale si stima un arretramento del 3,5% nel primo trimestre e del 6,5% nel secondo.
Impatto sulla produzione: quali sono le cause?
A causa delle misure restrittive messe in atto dal governo per limitare la diffusione del contagio, il 57% delle attività industriali, pari al 48% della produzione, ha subito un arresto a partire dal 23 marzo.
La chiusura, tra l’altro, è stata prorogata almeno fino al 13 aprile e potrebbe protrarsi oltre.
“L’impatto della COVID-19 si è abbattuto sul sistema produttivo italiano e internazionale in maniera improvvisa, con una forza distruttiva e diffusa”
scrive il Centro Studi.
Si presume, che la ripresa delle attività sarà lenta e graduale nei prossimi mesi, così come quella della domanda domestica in alcuni settori, che rimarrà molto debole. Lo stesso vale per la domanda delle filiere internazionali, in peggioramento a causa del dilagare dei contagi anche nel resto del mondo.
Nell’analisi del CDC si parla infatti di un “doppio shock negativo dal lato della domanda e dell’offerta”, principale causa della recessione economica in Italia, le cui sorti sono legate all’evoluzione dell’emergenza.
Per questo, si rende necessario scongiurare ritardi nell’implementazione delle misure a sostegno alle imprese e ai lavoratori “per non aggravare le già drammatiche prospettive” causate dal crollo della produzione.
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