Il prezzo del gas in Europa torna a preoccupare: brutte notizie dall’Australia stanno facendo suonare l’allarme per il vecchio continente. Ma i rischi di un balzo sono molteplici.
Il prezzo del gas pronto a un nuovo balzo nei prossimi giorni: l’Europa in allarme guarda all’Australia.
L’incombente minaccia di scioperi negli impianti di gas naturale australiani manterrà i mercati globali del gas sulle spine secondo gli esperti, con i trader sempre più preoccupati che un’interruzione prolungata della produzione possa comprimere le forniture globali e far salire i prezzi europei.
Un primo allarme era scattato ad agosto, con un’impennata della quotazione di riferimento per l’Europa, l’olandese TTF, del 40% proprio in concomitanza con la notizia di una potenziale protesta dei produttori di Gnl in Australia.
Il rischio di uno sciopero si sta nuovamente facendo strada, con l’indicazione del 14 settembre come data nella quale è previsto lo stop dei lavoratori. Il colosso americano dell’energia Chevron e i sindacati che rappresentano i lavoratori degli stabilimenti Gorgon e Wheatstone nell’Australia occidentale sono in trattative quotidiane questa settimana per cercare di raggiungere un accordo sulla retribuzione e sulla sicurezza del lavoro. Senza un’intesa, gli impianti si fermeranno e la volatilità del mercato globale energetico aumenterà.
Il timore è che l’offerta di Gnl diventi ancora più rigida con lo stop australiano (uno dei maggiori produttori mondiali di Gnl), spingendo in alto i prezzi del gas in Europa, dove la concorrenza con gli acquisti asiatici diventerebbe più agguerrita.
Cosa succede in Australia e perché si teme una crisi del gas
Se non si riesce a raggiungere un accordo tra Chevron e i sindacati dei lavoratori negli impianti di gas in Australia occidentale, gli scioperi inizieranno giovedì alle 6, ora locale. La disputa di lunga data si è intensificata ulteriormente martedì quando un’alleanza sindacale ha annunciato l’intenzione di scioperare per due settimane a partire dal 14 settembre.
Se le proteste a Gorgon e Wheatstone dovessero davvero partire, per il momento qualsiasi impatto potrebbe essere limitato prima che inizi la domanda di riscaldamento. Le importazioni di Gnl in Europa si stanno riprendendo dopo un calo, contribuendo a compensare i ridotti flussi di gasdotto dalla Norvegia per manutenzione.
Tuttavia, il mercato rimane in allerta per eventuali interruzioni prolungate delle forniture. Il mercato del Gnl è ancora fragile e c’è troppa compiacenza, secondo Steve Hill, vicepresidente esecutivo di Shell Energy, alla conferenza Gastech a Singapore. I problemi di approvvigionamento potrebbero quindi causare sfide.
I timori di uno sciopero in Australia, uno dei maggiori esportatori mondiali di gas naturale liquefatto, hanno recentemente spinto al rialzo i prezzi del gas europeo – e gli analisti prevedono che la volatilità a breve termine persisterà.
Il mese scorso, l’Ue ha raggiunto l’obiettivo di riempire gli impianti di stoccaggio del gas al 90% della capacità circa due mesi e mezzo prima del previsto, rafforzando le speranze che il blocco si sia assicurato forniture di carburante sufficienti per mantenere le case calde durante l’inverno. Tuttavia, il mercato del gas della regione rimane sensibile.
“I mercati europei del gas rimangono nervosi, come si è visto nel balzo dei prezzi in agosto a causa della minaccia di uno sciopero dei lavoratori del Gnl nella lontana Australia”, ha affermato Henning Gloystein, della società di consulenza politica Eurasia Group.
Questo è avvenuto perché, senza i rifornimenti australiani, gli acquirenti asiatici sarebbero costretti a comprare altrove, assottigliando le disponibilità di carburante anche per gli europei. Con una maggiore domanda e concorrenza, in arrivo anche dell’inverno, e un’offerta più scarsa, i prezzi sono destinati a salire.
Al momento in cui si scrive, i futures olandesi con scadenza mensile, il punto di riferimento del gas in Europa, sono scesi dell’1,3% a 34,00 euro al megawattora, allontanandosi da soglie di allarme. Tuttavia, l’equilibrio energetico resta precario in Europa.
Prezzo del gas in Europa destinato a salire?
I rischi per il vecchio continente sono molti e non si limitano alle vicende australiane.
Henning Gloystein, nei suoi commenti su Cnbc, ha sottolineato anche che quest’inverno sono possibili “vere e proprie interruzioni”, comprese quelle dovute alle tempeste invernali norvegesi o a un taglio del rimanente gas russo verso l’Europa. Ha avvertito che lo stop del transito dal gasdotto attraverso l’Ucraina o la sospensione delle spedizioni di Gnl russo rappresentano due rischi notevoli per l’Europa.
Un “grande punto interrogativo” che aggiunge un premio di rischio ai costi in Europa, ha detto Jacob Mandel, ricercatore presso Aurora Energy Research è il futuro del transito del gas russo attraverso il territorio ucraino, che dovrebbe scadere alla fine del prossimo anno.
L’esperto ritiene, comunque, che sia estremamente improbabile che i prezzi si avvicinino al punto in cui erano lo scorso settembre, quando hanno raggiunto questi enormi picchi record.
“I prezzi hanno raggiunto quei picchi in circostanze straordinarie...Ciò non significa che i prezzi potrebbero aumentare oltre questo livello di 40 per megawattora e se succede qualcos’altro - un improvviso temporale invernale, o qualcosa del genere - certamente questo può spingere [i prezzi] più in alto”, ha aggiunto.
L’Europa è in bilico più di tutti nell’ambito energetico. C’è così poca flessibilità nel mercato globale che la minima provocazione causerà grandi cambiamenti nei prezzi del gas: questa l’allerta degli esperti. Si guarda in Australia, ma l’imprevisto può essere ovunque.
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