Allarme pensioni, perché la riforma della legge Fornero può saltare

Stefano Rizzuti

20/01/2023

Il governo ha aperto il confronto con le parti sociali per la riforma delle pensioni, ma scatta l’allarme sui conti: il sistema è realmente sostenibile e si può superare la legge Fornero?

Allarme pensioni, perché la riforma della legge Fornero può saltare

Il confronto tra il governo e le parti sociali sulla riforma delle pensioni è stato avviato. Per ora con poco successo, con un primo incontro interlocutorio al ministero del Lavoro. Ma il primo passo verso un possibile superamento (parziale?) della legge Fornero è stato mosso.

Il problema principale resta legato alle risorse, con la spesa pensionistica in Italia estremamente alta. Ma il peggio deve ancora venire, considerando da una parte l’evoluzione demografica italiana e dall’altra l’andamento del mercato del lavoro, con uno dei tassi di occupazione più bassi in Ue.

Il sistema pensionistico italiano è davvero sostenibile e lo sarà a lungo? Una domanda che dopo l’incontro sulla riforma sorge spontaneo, in seguito soprattutto all’allarme lanciato dal presidente dell’Inps Pasquale Tridico. Al ministero si parla di una riforma delle pensioni e di un superamento della legge Fornero, ma siamo sicuri che ci siano le condizioni per farlo?

Allarme pensioni, nel 2050 sistema non più sostenibile?

L’allarme più preoccupante è quello lanciato da Tridico quando tratteggia il quadro del sistema previdenziale italiano per il futuro. Nel 2029, spiega il presidente dell’Inps, il rapporto tra lavoratori e pensionati passerà dall’attuale 1,4 a 1,3. E molto peggio andrà in futuro, per esempio nel 2050, quando questo rapporto sarà addirittura di uno a uno. Giusto per farsi un’idea di quanto questo sia un problema, consideriamo che gli esperti ritengono che il rapporto sia sostenibile quando la cifra si attesta attorno a 1,5.

Questo vuol dire che qualsiasi forma di anticipo pensionistico a cui lavora il governo deve tenere conto di questi dati. E del fatto che l’aspettativa di vita probabilmente continuerà a crescere, portando a pensare un sistema che abbia un maggior legame con i contributi versati. Un anticipo dell’uscita del lavoro, quindi, sembra poter essere riservata solo a categorie specifiche, come per esempio nel caso dell’Ape sociale.

Riforma delle pensioni, cosa farà il governo

La ministra del Lavoro, Marina Calderone, ha detto di voler migliorare le attuali regole, a partire da quelle riguardanti la flessibilità in uscita. Sicuramente ci si attende novità sui lavori usuranti, ma intanto il primo impegno preso dalla ministra riguarda l’Opzione donna, destinata a cambiare già nel 2023.

Ogni valutazione, però, dovrà ripartire dal ripristino del Nucleo di valutazione della spesa previdenziale: un esempio lampante di come ci sia preoccupazione per i conti e che bisogna monitorare la sostenibilità del sistema. L’obiettivo del governo è quello di evitare interventi spot come sono stati la quota 100 o la quota 103, puntando a una riforma strutturale. Anche se si parla di formule come la quota 41 o la quota 100 libera (senza un criterio specifico su età e contributi, ma considerando solo la somma). Ma anche in questi casi il problema principale riguarderà i soldi richiesti per mettere in campo una riforma di questo tipo.

Quando si andrà in pensione in futuro

Pensare di anticipare il pensionamento ha un chiaro problema di sostenibilità dei costi. Per il momento l’età pensionabile non cambierà fino al 2024, ma dal 2025 - in teoria - potrebbe iniziare a risalire: prima a 67 anni e 2 mesi per poi arrivare, nel 2040, a 68 anni e 11 mesi.

Perché il sistema pensionistico è a rischio

Ma non è detto che basti continuare ad aumentare l’età pensionabile per rendere il sistema sostenibile. Intanto bisogna considerare che l’età media di pensionamento in Italia è tra le più basse in Ue, nonostante un’aspettativa di vita tra le più alte in assoluto. In più resta il problema dell’occupazione, considerando che la percentuale degli occupati - soprattutto tra donne e giovani - è più bassa che nel resto dell’Ue. Quello che ci si inizia a chiedere, dunque, è se una riforma della legge Fornero e un nuovo anticipo pensionistico possano essere davvero sostenibili o se alla fine non si debba rinunciare a una modifica veramente radicale dell’attuale sistema per salvaguardare i conti dello Stato.

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