Il segretario generale della Cgil ha lanciato l’allarme dopo la decisione del governo di definanziare la spesa sanitaria per i prossimi anni.
Torna ad accendersi il dibattito sugli investimenti in sanità pubblica che il governo Meloni ha deciso di limitare. Dopo la protesta che c’è stata a Torino le scorse settimane e che ha visto uniti medici, infermieri, pazienti e sindacati, ieri a rilanciare l’allarme è stato il segretario generale della Cgil Maurizio Landini. Il segretario ha partecipato all’Attivo della Cgil Piemonte ed ha ribadito l’importanza di investire in sanità ogni anno almeno il 9% del Pil come già fanno Francia e Germania in Europa.
Numeri alla mano, con il Def 2023 la spesa sanitaria nel 2024 tornerà a scendere del 2,4%, quasi 3 miliardi. A partire dal 2025 gli investimenti in sanità scenderanno al 6,2% del Pil, i numeri più bassi dell’ultimo decennio. Numeri molto bassi e molto al di sotto della soglia indicata da Landini ma anche dal presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri, Filippo Anelli.
Si aggraveranno i bilanci delle regioni, già pesantemente in rosso per l’aumento delle spese affrontate per pandemia e campagna vaccinale, costi energetici, materie prime e materiali.
Il taglio degli investimenti inciderà anche sui posti letto. In 20 anni ne sono stati tagliati già 80mila. Nel 2020 in Italia se ne contavano 189 mila, uno dei valori più bassi in Europa.
Per Landini il governo sta portando al collasso il sistema sanitario nazionale favorendo sempre più il settore privato. Per questo motivo il prossimo fine settimana ci sarà una manifestazione a Roma dove si protesterà contro il taglio e si chiederanno maggiori investimenti negli ospedali pubblici ma anche a tutela di salute e sicurezza.
Il taglio di spesa su medicina preventiva, sugli ispettori del lavoro e l’aumento della precarietà sta facendo aumentare le morti sul lavoro. In assenza di controlli da parte degli ispettori è impossibile individuare i rischi presenti in azienda e il mancato rispetto delle norme.
C’è bisogno di investimenti, c’è bisogno che le regioni spendano i soldi in arrivo dal Pnrr per costruire nuove strutture pubbliche sul territorio.
Battaglia anche sul salario minimo
Il sindacato sta portando avanti anche una battaglia sui contratti pirata, problematica che devono affrontare sempre più operatori sanitari impegnati nelle rsa. La Cgil chiede una legge che dia valore ai contratti tutelando i lavoratori sia nei diritti come ferie e malattia, sia nel salario minimo, sempre più importante che si stabilisca una soglia minima sotto la quale non è possibile scendere.
Il problema del salario minimo è un problema generale che non interessa solo i lavoratori del comparto sanitario. L’attuale esecutivo non sembra intenzionato al momento a prevedere la sua introduzione per una serie di motivi tra cui l’innesco di una spinta inflazionistica. Non è da escludere che le aziende potrebbero far ricadere sul prezzo finale i maggiori costi retributivi generando così un aumento dei prezzi.
L’alternativa del governo è implementare ancora di più i contratti collettivi che favorirebbe un lavoro più flessibile e limiterebbe i contratti pirata molto diffusi. Tutto questo però andrebbe accompagnato da una riduzione della pressione fiscale per aumentare il potere d’acquisto dei lavoratori. Quindi meno tasse, più soldi in tasca agli italiani, più consumo, più produzione e di conseguenza più lavoro.
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