Italia, rischio razionamento acqua causa siccità: cosa sta succedendo e quali città potrebbero essere colpite.
La crisi climatica travolge l’Italia anche sul fronte idrico e la siccità è alle porte così come il conseguente rischio di razionamento dell’acqua potabile. L’ipotesi, che presto potrebbe diventare realtà in varie zone della penisola, è stata formulata a causa delle alte temperature anticipate.
L’estate 2022, iniziando con parametri da bollino rosso già il primo weekend di giugno, si prospetta come una sfida per la gestione dei bacini e il prezzo da pagare è quello della limitazione verso l’impiego quotidiano delle risorse.
Il quadro appare critico in varie zone del Paese, lo denuncia l’Osservatorio Anbi sulle Risorse Idriche. Localizzando sulla mappa il fenomeno, proviamo quindi a spiegarne le cause e le relative conseguenze.
Origine e sviluppi del fenomeno: ecco come cambierà il paesaggio
La concatenazione tra assenza di piogge, ondate di caldo record e siccità potrebbe sembrare evidente, ma andiamo più a fondo.
Durante la prima metà dell’anno abbiamo spesso sentito parlare di assenza di piogge. Proprio questo sarebbe il primo fattore critico per la salute del suolo, così come per quella delle fonti e delle riserve idriche italiane che non riescono più a far adeguatamente fronte al fabbisogno nazionale.
Dal punto di vista dei fiumi, chi se la passa peggio è il Po, mentre tra i laghi il livello del bacino del Lago Maggiore è quello più colpito. Il paesaggio alpino però è il più martoriato, con ghiacciai ormai quasi senza neve. In particolare sono le Alpi a cambiare volto: un recente studio internazionale mostra che la vegetazione (al posto della coltre di neve) sulla catena montuosa più importante d’Europa è aumentata del 77% dal 1984 a oggi.
Comprendiamo quindi come a risentirne siano i ghiacciai con una situazione particolarmente critica e visibile sul Rodano, il più antico delle Alpi. Per rallentare lo scioglimento è infatti stato coperto da teli termici. Altri report nefasti? I celebri ghiacciai del Monte Canin negli ultimi anni hanno perso complessivamente l’84% della propria copertura, mentre l’Adamello perde ogni anno 14 milioni di metri cubi di acqua.
Tutte queste mancanze si ripercuotono anche sul settore agricolo con difficoltà nella coltivazione di grano, mais e riso, come se la crisi del mercato dei cereali indotta dalla guerra - seppur labile come impatto sull’Italia - non fosse già abbastanza.
Il territorio nostrano, riarso dalla siccità, non riesce quindi a far fronte alla richiesta d’acqua e i razionamenti nelle città potrebbero essere l’unico vero motore d’interesse dell’opinione pubblica per la catastrofica situazione in cui l’ambiente versa a causa dell’emergenza climatica.
Dove c’è rischio razionamento?
Da questa panoramica complessiva passiamo a una dettagliata localizzazione delle aree che potrebbero richiedere un razionamento dell’acqua.
A delineare le prospettive future è stato l’Osservatorio Anbi sulle Risorse Idriche, che allerta la popolazione sul già citato Lago Maggiore. Il bacino infatti potrebbe sfiorare nuovamente il minimo storico dal 1946, tanto che in Lombardia già si parla di crisi idrica con l’Adda e gli altri fiumi locali che decrescono in modo netto, con una mancanza di circa 4 milioni di metri cubi d’acqua.
Drammatici poi livelli del Tevere e del Liri, due fiumi chiave che portano l’attenzione sulle difficoltà in cui si trova la Regione Lazio. In difficoltà ci sono anche i laghi di Bracciano e di Nemi, sempre nella zona della Capitale, e questa commistione tra cali vertiginosi nel centro e nel settentrione portano Francesco Vincenzi, presidente dell’Anbi, ad affermare che: «se la perdurante condizione di siccità sul Nord Italia ha permesso di concordare azioni di contrasto alle criticità idriche, il repentino precipitare della situazione in Centro Italia obbliga a interventi d’emergenza».
Queste due sono quindi le regioni apripista per del rischio razionamento e sempre l’Anbi prospetta i primi piani operativi d’intervento:
Una delle zone maggiormente interessate dalla scarsità d’acqua sono i Colli Albani dove, per evitare interruzioni di fornitura idrica, il gestore Acea Ato2 si è rivolto alla Regione per chiedere un incremento del prelievo dalla sorgente del Pertuso, una delle fonti del fiume Aniene, la cui condizione già critica (-60% sulla media 1953-1974) non potrà che ulteriormente aggravarsi.
Al Nord invece il focus è Cremona, città che si trova in una situazione di criticità rossa. Meno impellente ma altrettanto grave è lo scenario toscano dove l’Arno mostra una portata pari al 27% della media. Cali sensibili toccano e toccheranno anche Abruzzo, regione con deficit superiori al 90%, Campania, Veneto ed Emilia Romagna. Puglia e Basilicata si accodano e infine troviamo l’incognita della Sardegna con temperature in netto rialzo.
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