Andrea Montanino di CDP è intervenuto alla quinta edizione del “Geoeconomy Talk - Nuovi Equilibri Economici Globali”, l’evento organizzato da RCS Academy
Nell’attuale panorama globale, caratterizzato da conflitti geopolitici e turbolenze economiche, l’importanza della GeoEconomy emerge nitida. In un’epoca dove le decisioni economiche hanno ripercussioni dirette sulle relazioni tra le nazioni, esplorare la GeoEconomy non è, infatti, solo rilevante, ma indispensabile per decifrare la complessità delle sfide globali che ci troviamo ad affrontare.
In linea con queste riflessioni, RCS Academy in collaborazione con Il Corriere della Sera ha recentemente promosso la quinta edizione del “GeoEconomy Talk – Nuovi Equilibri Economici Globali”, un evento dedicato all’evoluzione dell’economia globale, i suoi impatti sui sistemi finanziari e il business delle imprese nel nuovo scenario geopolitico.
Tra le personalità intervenute figura Andrea Montanino, Capo Economista e Direttore Strategie Settoriali e Impatto di Cassa Depositi e Prestiti, che ha risposto alle domande dell’editorialista de Il Corriere della Sera Federico Fubini, affrontando una varietà di argomenti di natura economica, dai principali strumenti normativi e di investimento per il rilancio economico del Sistema Paese sino alla nuova globalizzazione, definita da Montanino “Globalizzazione 2.0”.
Andrea Montanino: “L’Europa necessita di accorciare le proprie catene del valore”
Andrea Montanino spiega come spesso in Europa si ponga l’attenzione sulle normative interne volte alla regolamentazione dell’economia, dimenticando il quadro internazionale, un quadro totalmente nuovo che ha dato vita alla globalizzazione 2.0. Coloro che ritenevano che la globalizzazione non potesse conoscere battute d’arresto, si trovano ora di fronte a un’economia basata sulla frammentazione del commercio in blocchi economici con l’esigenza da parte dell’Europa di accorciare le proprie catene del valore.
Montanino chiarisce come il contesto economico vigente sia molto simile a quello vissuto negli anni Settanta quando vigevano i blocchi economici e numerosi paesi dipendevano da pochi altri, per via del costante bisogno di petrolio. Oggi l’Europa deve cercare di produrre di più al suo interno o cooperare con paesi che sono geograficamente o politicamente vicini per costruire una autonomia strategica.
Montanino: “Il bacino del Mediterraneo potrebbe diventare un pezzo importante delle nuove catene regionali del valore”
Andrea Montanino spiega come l’Europa potrebbe produrre di più:
“Abbiamo il bacino del Mediterraneo che in prospettiva potrebbe diventare un pezzo importante delle nuove catene regionali del valore. Per poterlo fare dobbiamo avere regole corrette, non solo per quel che riguarda il bilancio nazionale, ma anche con una legislazione che consenta di avere un vero e proprio mercato unico in modo tale da dare la possibilità ai paesi europei di aumentare la specializzazione del lavoro. In questo modo le varie nazioni potrebbero esprimersi al meglio nei settori dove sono più affermati all’interno di una grande catena del valore europeo”.
Secondo il Direttore Strategie Settoriali e Impatto di Cassa Depositi e Prestiti, la specializzazione è utile perché questo fattore porterebbe a una maggiore innovazione all’interno dell’Europa e al contenimento dell’aumento prezzi. Il fatto di acquistare di meno beni intermedi da paesi dove il costo di produzione è minore, scegliendo invece di produrli in stati più vicini dal punto di vista geografico e politico, determinerebbe un rialzo dei prezzi.
Tuttavia, concentrandosi sulla specializzazione e perseguendo un livello avanzato di innovazione, si potrebbe compensare l’aumento dei costi. Per Montanino rimane certamente essenziale stabilire le corrette regole di bilancio per dare massima fiducia sul tema investimenti, ma diventa prioritario consolidare il completamento del mercato unico europeo.
L’attuale modello economico europeo potrebbe rivelarsi insostenibile
L’attuale modello di business europeo è messo in discussione in quanto potrebbe dimostrarsi insostenibile per almeno tre aspetti: quello macroeconomico, quello tecnologico e quello demografico. Da un punto di vista macroeconomico, l’Europa conta un surplus persistente della bilancia dei pagamenti e delle partite correnti: quello che potrebbe essere visto come un punto di forza è in realtà un elemento di debolezza, perché significa che l’Europa genera eccedenze di risparmio a fronte di un insufficiente livello di investimenti.
Un recente rapporto di McKinsey, inoltre, indica che su dieci tecnologie strategiche per il futuro, l’Europa è all’avanguardia solamente su due. Da un punto di vista demografico, infine, l’età media degli europei è cresciuta di due anni nell’ultimo decennio. Debolezza degli investimenti, arretratezza tecnologica e invecchiamento demografico potrebbero contribuire all’insostenibilità del modello economico europeo.
Andrea Montanino: “L’Italia necessita di investimenti per inserirsi in un contesto europeo di crescita e sviluppo”
Andrea Montanino spiega, infine, come il PNRR sia uno strumento fondamentale per aumentare gli investimenti in Europa, con il vecchio continente che necessita fortemente di nuovi capitali aggiungendo quanto segue:
"Lo stesso vale per l’Italia, nazione che registra ritardi in materia di tecnologie strategiche e che ha bisogno di investimenti per inserirsi in un contesto europeo di crescita e sviluppo. Il PNRR non può essere considerato un’opportunità in quanto buona parte del percorso è già stata fatto, è un piano che si sta già realizzando. Non bisogna considerare il PNRR come uno strumento di spesa per generare ricchezza nel breve periodo, ma un piano per il futuro per alzare il tasso di crescita strutturale dell’economia italiana.”
L’aspetto cruciale, secondo Montanino, non è l’ammontare della spesa effettuata tramite il PNRR, ma piuttosto la modalità di impiego.
Alla domanda finale di Federico Fubini su come sta procedendo il PNRR, Montanino risponde come segue:
Dal punto di vista della programmazione finanziaria siamo arrivati a un ottimo punto, con l’organizzazione di quasi tutti i piani che potranno essere realizzati grazie ai capitali messi a disposizione dall’Unione Europea tra prestiti e capitali a fondo perduto. In questo momento l’Italia è nella fase di inizio di esecuzione delle opere. I possibili intoppi potrebbero riguardare la mancanza di operai a bassa qualifica per motivi demografici. Il vero campanello d’allarme, quindi, riguarda le risorse umane che servirebbero per mettere in pratica i progetti introdotti con il PNRR”.
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