Assegno di divorzio, cambia tutto: per la Cassazione non è il “mantenimento del tenore di vita matrimoniale” il parametro sul quale basare il calcolo, ma “l’autosufficienza” del coniuge debole. In arrivo una nuova legge?
Assegno di divorzio: in arrivo una nuova legge per uniformarsi alla sentenza della Cassazione sul tenore di vita?
L’assegno divorzile, o assegno di divorzio, è quel contributo economico che deve essere corrisposto al coniuge bisognoso una volta che il vincolo matrimoniale viene sciolto definitivamente, quindi dopo la sentenza di divorzio.
Negli ultimi giorni si sta parlando molto dell’assegno divorzile, poiché in Parlamento è stata presentata una proposta di legge così da riformare i criteri per l’assegnazione e il calcolo sulla base di quanto stabilito dalla Corte di Cassazione lo scorso maggio.
Andiamo con ordine; a maggio è stata pubblicata una sentenza della Cassazione con la quale i giudici hanno stabilito che gli unici parametri da prendere come riferimento per la corresponsione dell’assegno di divorzio sono l’indipendenza e l’autosufficienza economica.
Per i giudici della Suprema Corte, quindi, l’assegno di divorzio non va calcolato per garantire al coniuge debole lo stesso tenore di vita degli anni matrimoniali, ma solo per la propria autosufficienza.
Il problema è che non essendo vincolante non tutti i tribunali si stanno adattando alla sentenza della Cassazione. Per questo motivo 11 deputati appartenenti al Partito Democratico e al Gruppo Misto hanno presentato una proposta di legge per adattare l’attuale impianto normativo a quanto disposto dalla Corte di Cassazione.
Del ddl se ne discuterà nei prossimi giorni presso la commissione Giustizia della Camera e secondo la prima firmataria della proposta, l’onorevole Anna Rossomando del Partito Democratico, ci sono buone possibilità che questa venga approvata entro la fine della legislatura.
Ma quali sono oggi le componenti necessarie per l’assegno divorzile? Quali sono i requisiti che uno dei coniugi deve avere per riceverlo? Ecco una guida per l’assegno di divorzio e come potrebbe cambiare nel caso in cui la proposta di legge venga approvata dal Parlamento.
ASSEGNO DI DIVORZIO
Assegno divorzile e assegno di mantenimento: differenze
L’assegno divorzile non deve essere confuso con l’assegno di mantenimento concesso in sede di separazione.
Sia l’assegno divorzile che quello di mantenimento hanno una finalità assistenziale poiché servono ad impedire il deterioramento delle condizioni economiche del coniuge economicamente più debole, ma i due istituti presentano delle differenze.
L’assegno di mantenimento si basa sul dovere di solidarietà materiale e morale stabilito dalla legge a carico degli sposi e che deve essere rispettato anche nel caso di separazione poiché questa non mette fine al vincolo matrimoniale ma lo sospende solamente.
L’assegno di divorzio invece ha causa nello scioglimento del vincolo matrimoniale, quindi la loro natura è differente.
Assegno divorzile: quando viene pagato
L’assegno divorzile viene concesso al momento del passaggio in giudicato della sentenza di divorzio, ma niente vieta che questo possa essere richiesto anche successivamente nel caso di un peggioramento delle condizioni economiche di uno dei coniugi. Inoltre, è possibile rinunciare all’assegno di divorzio, decisione che comunque potrà essere revocata nel caso sopraggiunga uno stato di bisogno.
L’assegno divorzile può essere pagato in due diverse modalità:
- unica soluzione (previo l’accertamento del tribunale riguardo alla congruità della somma offerta): in questo caso viene meno qualunque diritto della parte che lo riceve che non potrà effettuare più alcuna richiesta di natura economica, e non vanterà alcun diritto neppure in ambito successorio;
- mensilmente: in questo caso, invece, il coniuge può ottenere una quota proporzionale dell’eredità dell’altro coniuge in base a quanto percepito con l’assegno di divorzio. Inoltre, al coniuge che percepisce l’assegno è garantito automaticamente il diritto alla pensione di reversibilità, ma anche in questo caso in proporzione con quanto percepito mensilmente.
Ma quando si estingue l’obbligo di versare l’assegno divorzile? In due situazioni, una legata al coniuge che lo percepisce e l’altra a quello che lo versa. Nel dettaglio, l’assegno di mantenimento si estingue quando:
- il coniuge che lo riceve si sposa nuovamente;
- il coniuge che lo versa muore o fallisce.
Assegno divorzile: cosa succede se non viene versato?
Qualora il coniuge obbligato dalla sentenza non versi l’importo stabilito è possibile agire esecutivamente sia sui suoi confronti che su quelli dei suoi debitori per ottenere quanto dovuto.
In mancanza del versamento è possibile chiedere il pignoramento dello stipendio o della pensione del debitore, o il sequestro dei suoi beni.
Assegno divorzile: i requisiti
L’articolo 5 della legge n°898/70 stabilisce che il Tribunale al momento della pronuncia della sentenza che pronuncia lo scioglimento o la cessazione degli effetti civili del matrimonio, riconosca l’assegno di divorzio al coniuge che presenta i seguenti requisiti:
- lo richieda;
- non disponga dei mezzi economici adeguati;
- si trovi nella condizione oggettiva di non poterseli procurare.
Ai fini del calcolo dell’importo dell’assegno divorzile rientrano tre componenti:
- assistenziali: il giudice valuta il pregiudizio economico che può causare ad uno dei coniugi lo scioglimento del matrimonio;
- risarcitoria: qualora la causa che ha determinato la rottura del rapporto sia da imputare ad uno dei coniugi;
- compensativa: il giudice valuta gli apporti di ciascun coniuge alla conduzione familiare.
L’assegno divorzile per la legge deve essere concesso per garantire ad uno dei coniugi di mantenere lo stesso tenore di vita avuto durante il matrimonio, ma solo nel caso in cui questo sia oggettivamente impossibilitato a mantenerlo.
La Corte di Cassazione però ha eliminato questo parametro sostituendolo il tenore di vita con l’autosufficienza e per questo ci sono delle buone possibilità che anche la legge verrà cambiata.
Assegno di divorzio: cambiano i parametri per il calcolo
Con la sentenza della Cassazione depositata il 10 maggio 2017 viene meno una pietra miliare del calcolo dell’assegno di divorzio: il tenore di vita matrimoniale.
Questo infatti è stato sostituito dal “parametro di spettanza” per il quale il giudice, nel definire l’importo dell’assegno, deve basarsi sulla valutazione dell’indipendenza o dell’autosufficienza del coniuge che lo richiede.
Per la Cassazione, infatti, il matrimonio non va inteso come una “sistemazione definitiva”, poiché si tratta di un atto di libertà e autoresponsabilità da parte di entrambi i coniugi.
È stata superata quindi la concezione patrimonialistica del matrimonio, ed è per questo che la Cassazione non ha ritenuto “configurabile un interesse giuridicamente rilevante o protetto dell’ex coniuge a conservare il tenore di vita matrimoniale”.
“Il divorzio”, ha aggiunto la Cassazione, “estingue il rapporto matrimoniale non solo sul piano personale ma anche su quello economico-patrimoniale”. Di conseguenza, nel decidere se al coniuge richiedente spetta o no l’assegno di divorzio, il giudice deve valutare se questo è economicamente indipendente o effettivamente in grado di esserlo.
Per indipendenti economicamente, la Cassazione intende tutti coloro che:
- sono in possesso di un reddito o di un patrimonio immobiliare;
- hanno la stabile disponibilità di un’abitazione;
- hanno le capacità e possibilità effettive di lavoro.
Se il richiedente è indipendente il mantenimento non spetta, mentre in caso contrario gli viene assegnato ma con un importo tale da garantirgli l’autosufficienza e non il mantenimento del tenore di vita matrimoniale.
Cosa dice la proposta di legge
Con la proposta di legge sull’assegno di divorzio, i deputati che hanno firmato il ddl mirano ad introdurre dei nuovi requisiti per l’assegnazione del contributo. Il ddl, infatti, stabilisce che i giudici nel valutare se un coniuge ha diritto all’assegno devono prendere in considerazione i seguenti indicatori:
- reddito di entrambi;
- condizioni economiche dei coniugi dopo la fine del matrimonio;
- ragioni che hanno portato allo scioglimento del vincolo matrimoniale;
- durata del matrimonio;
- contributo economico che ogni coniuge ha dato ai fini della conduzione familiare;
- impegno nei confronti dei figli.
Verrebbe meno quindi il parametro del mantenimento dello stesso tenore di vita, così come deciso dalla Corte di Cassazione nella famosa pronuncia di maggio 2017.
Inoltre, la nuova legge stabilisce che, nel caso in cui il coniuge debole versi in una situazione temporanea e superabile di difficoltà economica, i giudici potranno decidere anticipatamente il periodo di tempo in cui questo ha diritto all’assegno di divorzio.
Novità anche per il coniuge al quale imputare il divorzio per aver violato i vincoli matrimoniali; la proposta di legge, infatti, stabilisce che questo non ha mai diritto all’assegno divorzile.
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