In Italia ci sono diverse zone dove l’acqua non è potabile, e molte altre con gravi carenze nei sistemi fognari. Ecco dove e perché la situazione idrica del Paese è così critica.
L’acqua non è potabile in tutta Italia. L’oro blu, un bene essenziale per la vita quotidiana, non è garantito ovunque nel nostro Paese. Se da un lato molte città possono vantare un servizio idrico efficiente, altre sono ancora alle prese con problemi gravi di contaminazione, inefficienza e spreco.
Secondo i dati ISTAT relativi al 2020, esistono diverse aree in Italia dove l’acqua del rubinetto non è sicura da bere, mentre altre zone soffrono di un sistema fognario inadeguato o inesistente. Il problema non si limita solo alle regioni meridionali, ma riguarda anche il Nord e il Centro Italia, dimostrando che la crisi idrica non è un fenomeno isolato.
Inoltre, la dispersione idrica e la carenza di adeguate infrastrutture aggravano la situazione, collocando l’Italia tra i peggiori Paesi europei per gestione delle risorse idriche. Ma quali sono le aree in cui l’acqua non è potabile? Ecco quali sono le città più colpite e quali sono i principali problemi del sistema fognario italiano.
Dove l’acqua non è potabile e perché
In Italia, esistono diverse città e Comuni in cui l’acqua non è potabile, con conseguenze dirette sulla salute pubblica e sulla qualità della vita. Le cause di questa situazione sono molteplici: inquinamento delle falde acquifere, infrastrutture obsolete e mancanza di investimenti adeguati nella gestione delle risorse idriche. Secondo i dati ISTAT, i Comuni dove l’acqua non è potabile sono:
- 6 Comuni in provincia di Mantova;
- 2 Comuni in provincia di Verona;
- 2 Comuni in provincia di Udine;
- 1 Comune in provincia di Vicenza;
- 1 Comune in provincia di Pordenone;
- 1 Comune in provincia di Brescia.
Le principali cause della non potabilità dell’acqua in queste aree sono legate alla presenza di sostanze inquinanti come nitrati, metalli pesanti e residui chimici industriali. Inoltre, il mancato adeguamento degli impianti di depurazione aggrava ulteriormente il problema, rendendo difficile garantire acqua sicura per la popolazione.
Non avere accesso ad acqua potabile significa dover ricorrere all’acqua in bottiglia o ad altri sistemi di filtrazione, con costi aggiuntivi per le famiglie e un impatto ambientale significativo. Queste soluzioni non sono accessibili a tutti e comportano costi economici ed ecologici elevati. La mancanza di un servizio idrico sicuro incide anche sulla salute pubblica, aumentando il rischio di malattie legate al consumo di acqua contaminata.
La crisi delle fognature e lo spreco d’acqua
Oltre al problema dell’acqua non potabile, in Italia si registra una grave carenza nei servizi fognari e nella depurazione delle acque reflue. Sono numerosi i comuni che non dispongono di un sistema fognario adeguato, mettendo a rischio l’ambiente e la salute dei cittadini. Tra le aree più colpite troviamo:
- Provincia di Catania: 22 comuni senza fognatura
- Provincia di Treviso: 5 comuni
- Province di Gorizia, Lecce, Messina e Trieste: 2 comuni ciascuna
- Province di Napoli, Trapani, Taranto, Alessandria e Trento: 1 comune ciascuna
A questo si aggiunge il problema della depurazione: ben 121 comuni del Sud, 47 al Centro e 48 al Nord non dispongono di impianti adeguati per il trattamento delle acque reflue, contribuendo all’inquinamento di fiumi, laghi e mari.
Un altro problema cruciale è la dispersione idrica. L’Italia detiene un triste primato in Europa: ben 27 capoluoghi di provincia perdono oltre il 50% dell’acqua erogata, e in alcuni casi la dispersione supera addirittura il 70%. Le città più colpite sono Latina e Belluno, mentre Milano, pur essendo tra le migliori, registra comunque una perdita del 17% dell’acqua immessa nella rete.
Questo spreco è dovuto a infrastrutture obsolete e a scarsi investimenti nella manutenzione delle reti idriche. Mentre in altri Paesi europei la dispersione è contenuta entro il 20%, in Italia si registra una perdita media del 46% al Centro, del 48% al Sud e addirittura del 52% nelle isole.
A livello europeo, quindi, il nostro Paese si colloca tra i peggiori in termini di efficienza idrica. L’Italia è il maggior consumatore d’acqua in Europa, con 243 litri al giorno per abitante, molto al di sopra della media di altri Paesi come Germania, Francia e Spagna (circa 130 litri al giorno). Appare evidente a tutti e tutte che il problema della gestione idrica sia serio e richieda interventi urgenti. Per invertire la rotta, è fondamentale investire in infrastrutture moderne ed efficienti, adottare politiche di risparmio idrico e sensibilizzare la popolazione sull’importanza di un uso consapevole dell’acqua. Solo con interventi concreti e una gestione più responsabile delle risorse idriche sarà possibile garantire un futuro sostenibile per tutti.
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