Aumenta la protesta del sindacato dei dipendenti della Banca centrale europea che pretende adeguamenti salariali più elevati di quelli previsti.
Da diversi mesi la popolazione sta facendo i conti con il fenomeno dell’inflazione. Un aumento generale dei prezzi che significa meno potere d’acquisto visto che i salari sono rimasti pressoché identici. I più penalizzati sono sicuramente le fasce più deboli della popolazione che chiedono interventi volti a stabilizzare i prezzi. Interventi che dovrebbero essere adottati dalla Banca centrale europea, organismo centrale presieduto da Christine Lagarde.
La presidente ha chiesto a gran voce ai vari Stati europei di fermare la rincorsa tra salari e prezzi ma i primi a ribellarsi sono stati proprio i dipendenti della Bce che tramite il sindacato hanno chiesto adeguamenti salariali più elevati, per contrastare la perdita di potere d’acquisto.
Dipendenti Bce pretendono stipendi più alti
È curioso sapere che i dipendenti della Banca centrale europea che hanno comunque già diritto ad agevolazioni fiscali molto elevate e un sistema di welfare assai ampio, hanno chiesto un aumento di stipendio in linea con l’aumenti generale dei prezzi. A riportare la notizia è stato Bloomberg che ha riferito come il sindacato interno dei dipendenti Bce ha chiesto adeguamenti salariali più elevati di quelli previsti, più 1,48% nell’anno in corso e più 4,07% per il prossimo.
Carlos Bowles, vicepresidente dell’International and European Public Services Organisation (Ipso), il sindacato interno, a Bloomberg ha detto: «Non siamo contenti, con l’inflazione in Germania e nell’area dell’euro probabilmente intorno all’8,5% quest’anno, significa una sostanziale perdita di potere d’acquisto». Secondo il sindacato "questo sta danneggiando il morale dei lavoratori e anche la loro fiducia nei confronti dell’istituzione".
Per questo secondo Ipso la Bce deve fare maggiori sforzi e trovare un accordo per garantire una corretta continuità aziendale. Ma solo un mese fa la presidente Bce Lagarde avvertiva che una spirale salari-prezzi non è sempre positiva e potrebbe rischiare di rivelarsi autodistruttiva per il sistema ostacolando la capacità produttiva dell’economia in una fase storica così incerta.
Proteste anche in Brasile e Giappone
A dire il vero i dipendenti Bce non sono gli unici a protestare per il basso aumento dei salari. Anche in Brasile ad esempio i dipendenti dell’istituzione monetaria brasiliana stanno scioperando per ottenere una maggiore retribuzione. Stessa cosa sta avvenendo in Giappone dove i lavoratori della Bank of Japan stanno accusando malumori per un adeguamento salariale inferiore alle attese.
La Ipso a quanto pare sembra intenzionata a proseguire la sua battaglia vendendo cara la pelle. L’intenzione è rifiutare la metodologia usata dalla Bce per calcolare gli aumenti salariali basata sugli sviluppi delle banche centrali nazionali dell’area dell’euro e di altre istituzioni dell’Unione europea.
Il sindacato vuole una negoziazione che però al momento l’ente non sembra intenzionata a dare. "Se un approccio negoziato per trovare un compromesso continua a essere respinto dalla Bce, dovremo prendere in considerazione azioni di protesta all’inizio del prossimo anno" - ha minacciato il presidente del sindacato. Insomma il rischio è che si arrivi allo scontro.
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