Aumento pensioni 2023, tutti gli importi e come calcolarlo: guida alle ultime novità della manovra

Simone Micocci

21/12/2022

Pensioni, cambia ancora la rivalutazione: ecco quali saranno gli aumenti garantiti ai pensionati da gennaio 2023 alla luce delle ultime novità previste dalla manovra.

Aumento pensioni 2023, tutti gli importi e come calcolarlo: guida alle ultime novità della manovra

La legge di Bilancio 2023 modifica (ancora) il meccanismo di rivalutazione delle pensioni, ossia quello strumento con cui ogni anno l’importo dei trattamenti assistenziali e previdenziali viene adeguato alla variazione dell’indice dei prezzi registrata nell’ultimo anno.

Già nel testo della legge di Bilancio 2023 come approvato dal consiglio dei Ministri era prevista una stretta alla rivalutazione rispetto al sistema ordinariamente previsto: non più tre fasce, bensì sei, con la percentuale minima che passa dal 75% al 35%.

Tuttavia, con il passaggio della manovra in Parlamento è stato deciso di rivedere nuovamente la rivalutazione, apportando delle piccole modifiche alle percentuali. In questo modo viene svantaggiato meno chi ha una pensione inferiore a 5 volte il trattamento minimo (quindi circa 2.626 euro), ma allo stesso momento aumenta la penalizzazione per le fasce superiori.

Al netto delle modifiche apportate dalla legge di Bilancio 2023 c’è però una certezza: a inizio 2023, già con la pensione pagata a gennaio, ci sarà un aumento delle pensioni, molto più alto rispetto a quelli a cui eravamo abituati negli anni scorsi. Basti pensare che per il 2022 è stato accertato un tasso di rivalutazione dell’1,9%, mentre per il 2023 persino del 7,3%.

Alla luce delle novità introdotte con la manovra, e tenendo conto delle percentuali di rivalutazione come previste dall’apposito emendamento alla legge di Bilancio 2023, vediamo come cambiano gli importi delle pensioni a partire dal 1° gennaio prossimo.

Cos’è la rivalutazione delle pensioni

Conosciuta anche con il termine di perequazione, questo strumento è previsto dalla legge per tutelare i pensionati, i quali senza la rivalutazione rischiano di pagare oltremisura le conseguenze dell’inflazione.

Se l’importo della pensione dovesse restare stabile nel tempo, mentre i prezzi aumentano, vorrebbe dire che il potere di acquisto dell’assegno si riduce di anno in anno; per questo motivo il legislatore ha introdotto un apposito sistema finalizzato ad adeguare automaticamente l’importo degli assegni previdenziali, nonché dei trattamenti assistenziali erogati dallo Stato in favore di quelle persone che soddisfano una serie di requisiti.

Tale strumento, quindi, ne impedisce la perdita del potere d’acquisto negli anni, visto che l’importo della pensione viene aggiornato tenendo conto del costo della vita.

Cosa prevede la regola generale

La regola generale stabilisce che la rivalutazione piena, ossia al 100% del tasso registrato, venga effettuata solamente per la parte di assegno che non supera di 4 volte il trattamento minimo, quindi fino ai 2.100 euro circa stando ai valori attuali.

Sopra tale fascia d’importo, invece, la rivalutazione è parziale, in quanto al 90% del tasso di rivalutazione per gli assegni tra le 4 e le 5 volte il trattamento minimo, e al 75% per gli assegni che superano di 5 volte il trattamento minimo.

Le percentuali di rivalutazione nel 2023 (e 2024)

Il governo Meloni, come pure molti altri suoi predecessori, ha deciso di recuperare una parte delle risorse da destinare alla manovra 2023 rivedendo il suddetto meccanismo di rivalutazione, tagliando le aliquote di perequazione sotto una certa fascia d’importo.

Nel dettaglio, tenendo conto delle ultime modifiche apportate alla manovra, nel 2023 e nel 2024 la rivalutazione terrà conto delle seguenti fasce e percentuali:

  • al 100% del tasso di rivalutazione per gli assegni d’importo inferiore alle 4 volte il trattamento minimo;
  • all’85% del tasso di rivalutazione per gli assegni tra le 4 e le 5 volte il trattamento minimo;
  • al 53% del tasso di rivalutazione per gli assegni tra le 5 e le 6 volte il trattamento minimo;
  • al 47% del tasso di rivalutazione per gli assegni tra le 6 e le 8 volte il trattamento minimo;
  • al 37% del tasso di rivalutazione per gli assegni tra le 8 e le 10 volte il trattamento minimo;
  • al 32% del tasso di rivalutazione per gli assegni superiori alle 10 volte il trattamento minimo.

La novità rispetto alle tre aliquote descritte dalla legge legge 388/2000 non è solo nel cambio delle percentuali di rivalutazione. Infatti, mentre con il suddetto meccanismo la rivalutazione ridotta veniva applicata solamente per la parte d’importo che superava di 4 volte il trattamento minimo, in legge di Bilancio 2023 si legge chiaramente che l’intero importo della pensione dovrà essere rivalutato con la percentuale ridotta.

La perdita, quindi, sarà molto più ingente rispetto a quello che si crede.

Di quanto aumentano le pensioni nel 2023

A questo punto possiamo rispondere alla domanda di maggior interesse: di quanto aumenta la pensione da gennaio 2023? Intanto ricordiamo che il tasso di rivalutazione (provvisorio) accertato è pari al 7,3%.

A ufficializzare il tasso di rivalutazione accertato per il 2023 è il decreto ministeriale firmato dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, con il quale appunto viene fissata una percentuale del 7,3% che verrà applicata sulle pensioni dal 1° gennaio prossimo, così da adeguarne l’importo all’andamento dell’indice dei prezzi registrato negli ultimi 12 mesi.

Bisogna ricordare però che la percentuale del 7,3% non verrà applicata per intero visto che una parte della rivalutazione è stata già attuata nell’ottobre scorso. Per effetto di quanto disposto dal decreto Aiuti bis, infatti, dal mese di ottobre e fino alla fine del 2022, tredicesima compresa, è stata attuata una rivalutazione parziale del 2%, percentuale che verrà sottratta dal tasso di rivalutazione accertato per il 2023.

Per coloro che hanno goduto dell’anticipo della rivalutazione, ossia solamente coloro che hanno una pensione lorda inferiore a 2.692 euro, quindi, il tasso di rivalutazione applicato sarà pari al 5,3%.

Come anticipato, il meccanismo di rivalutazione viene cambiato, per il 2023 e il 2024, dall’ultima legge di Bilancio, con l’obiettivo di ridurre i vantaggi della perequazione per le pensioni sopra un certo importo.

Le modifiche apportate alla rivalutazione rendono molto complicato il calcolo degli aumenti. Nessun problema sotto l’importo di 2.100 euro (4 volte il trattamento minimo), visto che la rivalutazione è al 100% e quindi, rispetto a dicembre, la pensione godrà di un incremento del 5,3%.

Discorso più complicato quando si supera di 4 volte il trattamento minimo, visto che bisognerà applicare delle percentuali di rivalutazione ridotta. Nel dettaglio,

  • pensione da 2.101,52 a 2.626,90 euro la rivalutazione è all’85%, quindi 6,20% da cui sottrarre l’1,8% già riconosciuto a ottobre 2022;
  • pensione da 2.626,90 a 2.692 euro la rivalutazione scende al 53%, quindi un tasso del 3,869% da cui sottrarre l’1,5% già applicato;
  • pensione da 2.692 a 3.152,28 la rivalutazione sarà del 3,869%, visto che questi assegni non hanno goduto dell’anticipo della rivalutazione nel 2022;
  • pensione da 3.152,28 a 4.203,04 euro, invece, la rivalutazione sarà al 47%, quindi con un tasso del 3,431%;
  • pensione da 4.203,04 e 5.253,80 euro, la rivalutazione è al 37% del tasso, quindi sarà del 2,701%;
  • sopra le 5.253,80 euro, invece, si scende al 32%, il che significa un aumento del 2,336%.

È bene ricordare comunque che tutti gli aumenti sono attribuiti alle pensioni anche oltre le soglie citate ma entro il limite maggiorato con la quota di rivalutazione.

Esempi

Proviamo a fare qualche calcolo, così da capire di quanto aumenterà la pensione da gennaio 2023 rispetto all’ultima mensilità ricevuta ad aprile:

  • pensione di 800 euro: circa 42 euro in più
  • pensione di 1.000 euro: 53 euro in più;
  • pensione di 1.500 euro: 79,50 euro in più;
  • pensione di 2.000 euro: circa 106 euro in più
  • pensione di 3.000 euro: circa 116 euro in più:
  • pensione di 4.000 euro: circa 137 euro in più.

Le suddette cifre vanno considerate al lordo.

Va detto però che tali importi potrebbero non esserci già nella pensione di gennaio. Per il momento, infatti, l’Inps potrebbe attuare il sistema di rivalutazione come inizialmente previsto dalla legge di Bilancio approvata dal Consiglio dei ministri (quindi con le percentuali 100%, 80%, 55%, 50%, 40% e 35%), visto che non c’è sufficiente tempo per rivedere nuovamente i sistemi di calcolo.

In ogni caso l’adeguamento ci sarà nei mesi successivi, quando verrà effettuato anche un conguaglio tenendo conto delle mensilità precedentemente erogate.

Novità pensione minima

Novità anche per la pensione minima, la quale invece godrà di un incremento ulteriore rispetto a quanto garantito dalla rivalutazione. La pensione minima oggi è pari, visto l’incremento dell’1,9% effettuato nel 2022, a 525,38 euro. Applicandovi una rivalutazione al 7,3% ne risulterà un aumento di 38,35 euro, arrivando così a 563,73 euro.

Tuttavia, “al fine di contrastare gli effetti negativi delle tensioni inflazionistiche registrate e attese per il biennio 2022-2023”, viene stabilito che per le pensioni d’importo inferiore al trattamento minimo Inps è riconosciuta un’ulteriore maggiorazione, pari all’1,5% nel 2023 e del 2,7% nel 2024.

Di fatto, una pensione di 563,73 euro godrà di un ulteriore aumento di 8,45 euro nel 2023.

Nel caso in cui il trattamento pensionistico mensile sia superiore alla soglia minima, ma inferiore a 572,18 euro (ossia l’importo della pensione minima aumentato del valore della maggiorazione), allora l’incremento spetterà comunque ma in misura parziale.

Per gli over 75, invece, la pensione minima verrà portata a 600 euro.

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