Aumento stipendio dipendenti pubblici, che fine ha fatto? Incerti i tempi del pagamento

Simone Micocci

11 Aprile 2023 - 13:14

Dipendenti pubblici, non ci sono buone notizie per l’aumento di stipendio previsto dalla legge di Bilancio 2023: i tempi per l’applicazione in busta paga rischiano di essere più lunghi del previsto.

Aumento stipendio dipendenti pubblici, che fine ha fatto? Incerti i tempi del pagamento

La legge di Bilancio 2023 ha introdotto un’indennità una tantum da riconoscere ai dipendenti della Pubblica amministrazione per il solo anno in corso, tredicesima compresa. Tale incremento, pari all’1,5% dello stipendio tabellare, è stato introdotto in attesa che si provveda al rinnovo di contratto, visto che l’accordo attuale è scaduto il 31 dicembre del 2021.

Tuttavia, a oggi non si hanno notizie certe su quando verranno aumentati gli stipendi dei dipendenti pubblici, visto che da parte di Noipa non arrivano buone notizie in merito all’applicazione della maggiorazione in oggetto in busta paga.

Anzi, come da indiscrezioni riportate dall’Associazione Sindacale Professionisti Militari (Aspmi), c’è il rischio che i tempi per l’applicazione dell’aumento in oggetto possano essere più lunghi del previsto: gira voce, infatti, che “le risorse non sono state ancora ridistribuite tra i vari comparti attraverso apposito Dpcm”.

Vero che in ogni caso l’aumento decorre dal 1° gennaio 2023 e che in sede di prima applicazione in busta paga ne verranno riconosciuti anche gli arretrati, ma arrivare ad aprile 2023 senza alcuna certezza a riguardo rappresenta “un’ulteriore mancanza nei riguardi di tutti i lavoratori del Pubblico impiego”.

Cos’è l’aumento di stipendio dei dipendenti pubblici

La legge di Bilancio 2023 ha introdotto un aumento di stipendio una tantum per tutti i dipendenti pubblici. Un incremento dell’1,5% - da calcolare sullo stipendio tabellare - che dovrebbe rappresentare una sorta di anticipo del rinnovo del contratto, per il quale non si arriverà a un accordo prima del 2024.

Per contrastare la perdita del potere di acquisto il governo Meloni ha scelto così di anticipare una parte degli aumenti predisponendo quindi un incremento (lordo) dell’1,5% con decorrenza da gennaio a dicembre, con tredicesima compresa.

Tale incremento è stato possibile grazie a uno stanziamento ulteriore di 1.000 milioni di euro che vanno ad aumentare gli oneri già posti a carico del bilancio statale per la contrattazione collettiva nazionale. Tali somme devono essere ripartite tra i vari comparti della Pubblica amministrazione attraverso uno o più decreti del Ministero dell’economia e delle finanze: provvedimenti che, come da indiscrezioni, non dovrebbero essere stati ancora approvati, ragion per cui i tempi di erogazione potrebbero slittare.

Quando aumenterà lo stipendio dei dipendenti pubblici

Come spiegato dall’Organizzazione sindacale Aspmi, nonostante gli sforzi fatti dal governo Meloni l’incremento in oggetto “non è per niente sufficiente” per compensare la perdita del potere d’acquisto delle retribuzioni dei dipendenti pubblici.

Da una parte, infatti, un’inflazione media che nel 2022 è stata pari all’8,1%, e che continua a salire nel 2023, dall’altra un incremento dell’1,5% che tra l’altro tarda ad arrivare. E non si tratta neppure dell’unica mancanza del governo Meloni: ricordiamo, infatti, che nel frattempo sono scaduti i termini anche per l’approvazione dei decreti attuativi per misure come il reddito alimentare o la carta risparmio spesa introdotte dalla legge di Bilancio 2023.

Se a questo aggiungiamo che il pagamento annunciato non è ancora arrivato capiamo il perché di tante lamentele da parte di questa e delle altre organizzazioni sindacali interessate. I dipendenti pubblici chiedono infatti un maggiore interesse e il fatto che i tempi di arrivo dell’indennità una tantum siano incerti non aiuta.

A oggi, quindi, non possiamo rispondere alla domanda su quando arriverà l’aumento dello stipendio per i dipendenti pubblici, semmai possiamo dire quando non arriverà: di sicuro, infatti, non ci sarà nella busta paga di aprile e se dovesse essere confermata l’indiscrezione per cui le risorse non sono state ancora redistribuite tra i comparti interessati è molto probabile che non se ne farà nulla neppure con la busta paga di maggio.

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