Azioni Big Tech, le valutazioni sono tutte sbagliate? La risposta degli analisti

Violetta Silvestri

29/07/2024

Le valutazioni di mercato delle Big Tech sono un errore, considerando la recente svendita dopo il rally? Cosa ne pensano alcuni analisti e a cosa fare attenzione a Wall Street.

Azioni Big Tech, le valutazioni sono tutte sbagliate? La risposta degli analisti

Dal rally alla svendita: le azioni Big Tech sono sopravvalutate? Se lo chiedono analisti e investitori alla luce del recente e repentino cambiamento di sentiment a Wall Street.

Nel dettaglio, il sell-off delle azioni statunitensi ha posto l’attenzione sulle valutazioni dei titoli tecnologici come Nvidia e Microsoft, che hanno spinto i mercati al rialzo per gran parte dell’anno.

I trader hanno accettato di buon grado di pagare per azioni tech e in crescita per gran parte del 2024, poiché l’entusiasmo per il potenziale commerciale dell’Intelligenza Artificiale ha stimolato i rally di aziende come il produttore di chip Nvidia, le cui azioni sono aumentate di quasi il 130% quest’anno.

Tuttavia, i recenti movimenti nei mercati hanno evidenziato che gli investitori stanno diventando più cauti nei confronti delle azioni con valutazioni elevate. Cosa prevedono gli analisti? Il boom del tech è eccessivo? Alcune considerazioni.

Dal boom alla svendita: errore di valutazione per le Big Tech?

Nonostante un recente ritiro, il settore tecnologico dell’S&P 500 viene scambiato a 29,5 volte le stime degli utili a 12 mesi, vicino al massimo di due decenni raggiunto all’inizio di questo mese.

Anche il mercato complessivo è storicamente elevato, con l’indice di riferimento S&P 500 scambiato a 20,7 volte le stime future, rispetto alla media a lungo termine di 15,7, come hanno mostrato i dati di LSEG Datastream. Ma cosa si cela dietro questa euforia?

“Oggi i mercati sono piuttosto costosi per noi in generale”, ha affermato Philip Straehl, Chief Investment Officer per le Americhe presso Morningstar Wealth.

“Ciò crea solo qualche opportunità di delusione, ha aggiunto su Reuters, sottolineando le elevate aspettative del mercato circa un atterraggio morbido per l’economia statunitense e per le performance delle singole aziende.

Valutazioni così alte, però, potrebbero indurre gli investitori a vendere azioni se i mercati dovessero affrontare turbolenze dovute ad altre fonti, tra cui cambiamenti nelle aspettative che la Federal Reserve taglierà i tassi di interesse nei prossimi mesi e il rischio politico derivante da una corsa presidenziale già complessa.

Molti trader sono focalizzati proprio sul settore tecnologico e sui cosiddetti Magnifici 7, che pesano molto nell’S&P 500 e nel Nasdaq. Un esempio del recente cambiamento di umore del mercato si è riflesso nella reazione agli utili di Alphabet: le azioni della società sono crollate dell’8% nelle ultime tre sessioni, poiché gli investitori sono diventati preoccupati che gli investimenti nelle infrastrutture di intelligenza artificiale avrebbero ridotto i margini, anche se i ricavi hanno superato le aspettative.

“L’asticella è piuttosto alta per quei titoli tecnologici”, ha detto Chuck Carlson, amministratore delegato di Horizon Investment Services. “Le persone hanno ancora davvero bisogno di essere stupite. E se non si stupisce, allora si è in un certo senso vulnerabili a una svendita”.

I riflettori saranno puntati su Apple e Microsoft, le due maggiori aziende statunitensi per capitalizzazione di mercato, entrambe valutate oltre 3 trilioni di dollari.

Apple è quotata a 30 volte le stime degli utili, ben al di sopra della sua media quinquennale di 25,5 e della media decennale di 19,6, secondo LSEG Datastream. Microsoft è al di sopra della sua media quinquennale P/E e della media decennale di quasi 25 con quota 31 volte le previsioni utili.

Cosa aspettarsi sui grandi titoli tech? Occhio alle small cap

Alcuni analisti sostengono che le valutazioni elevate delle Big tech supportano la tesi di un’operazione di rotazione, che ha visto gli investitori liquidare i loro titoli tecnologici a grande capitalizzazione e spostarsi su titoli a piccola capitalizzazione, azioni value e altre aree che avevano prodotto rendimenti tiepidi per gran parte dell’anno.

Dal 10 luglio, l’indice a bassa capitalizzazione Russell 2000 è salito del 10% mentre l’S&P 500 è sceso del 3%.

“Riteniamo che gli investitori continueranno ad allontanarsi dai costosi titoli tecnologici man mano che la crescita (degli utili) tornerà altrove”, hanno affermato gli analisti di Oxford Economics in una nota di venerdì.

On realtà, come notano gli analisti su Reuters, non tutte le società tech e megacap possono sembrare costosi, in particolare dopo il recente crollo del mercato. Meta Platforms, ad esempio, è scambiato a 20,6 volte le stime future, rispetto alla sua media decennale di 25.

Più in generale, le valutazioni restano molto più basse rispetto ai primi anni 2000, all’epoca della bolla delle dot-com, quando il rapporto P/E del settore tecnologico raggiunse quota 48.

Allo stesso tempo, risultati migliori del previsto potrebbero rafforzare la tesi delle elevate valutazioni dei titoli tecnologici e dare agli investitori una spinta di fiducia tanto necessaria.

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