Non ci sono dubbi per il governatore Visco sull’identità di Banca d’Italia e sulla gestione delle riserve auree, il quale si è espresso chiaramente durante un dibattito presso lo Spencer Stuart Board Forum.
Durante un evento, a Milano presso lo Spencer Stuart Board Forum, è intervenuto il governatore di Banca d’Italia, Visco, che è si tolto qualche sassolino dalla scarpa pronunciandosi sulle riserve auree e sull’oro.
Già in passato il tema aveva suscitato qualche punto interrogativo ponendo all’attenzione la necessità di un quadro normativo che regolasse l’oro di Bankitalia. Lo scenario si divide tra chi intende farne un uso privato e coloro che ne proclamano l’interesse pubblico.
Nel mese di febbraio 2019 si è giunti persino a domandarsi se fosse possibile vendere le riserve auree o ancora utilizzarle per la manovra correttiva. Le polemiche non sono mancate, ma ora Visco non lascia spazio a dubbi.
Visco: l’oro di Bankitalia
Molte sono le discussioni nate sulle riserve auree, in particolare il punto di domanda riguardava la loro appartenenza e a chi avesse il diritto di giostrarle. Il panorama economico-politico italiano si è scaldato cercando di fare chiarezza: sono di Banca d’Italia? Dello Stato? Si possono vendere o usare per la manovra correttiva?
Insomma è risultato sempre più necessario dare forma e definizione a un quadro nebuloso. Dopo tante discussioni, ora il governatore di Banca d’Italia, Visco, non lascia spazio a dubbi.
Oggi, lunedì 4 marzo 2019, durante un incontro presso lo Spencer Stuart Board Forum di Milano, il governatore ha preso parola affrontando temi di ordine economico a 360° ma con particolare focus sull’oro di Banca d’Italia.
Ha affermato con forza che la Banca centrale italiana ha natura pubblica, non appartiene a privanti, pertanto anche i suoi dipendenti svolgono un servizio di ordine pubblico e si adopera per la comunità. Un primo affondo è stato dato a Giorgia Meloni che aveva palesato la necessità di nazionalizzare l’istituto.
L’oro, così come le riserve auree, sono una piccola parte del bilancio (circa il 10%), ossia fanno parte degli attivi di Banca d’Italia quindi non possono essere usate per i finanziamenti monetari del Tesoro. Questo quanto affermato da Visco che sottolinea:
l’oro della Banca d’Italia ammonta tra 80 e 90 miliardi a seconda del prezzo, e di questi 85 miliardi sono parte di attività complessive su 900 miliardi, meno del 10%
Il resto sono attività comprate nel Qe o riserve valutarie che servono, e già si è fatto ricorso, per bloccare i rischi di inflazione.
Conclude sostenendo che sono stati fatti dei passi in avanti nelle governance bancarie. In Italia si è riusciti a intercettare i casi di mala gestione e contrastare eventuali crolli in una percentuale maggiore rispetto agli altri paesi. Tuttavia non manca un po’ di timore verso le nuove tecnologie, le quali, a sua detta, possono essere un ostacolo per la gestione delle crisi.
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