Banche Europee pronte alle fusioni: a fine mese la verità

Luca Fiore

2 Luglio 2021 - 13:17

In attesa delle decisioni in tema di dividendi e dei risultati degli stress test, le banche europee si preparano in vista di nuove fusioni. Focus sulle banche italiane.

Banche Europee pronte alle fusioni: a fine mese la verità

Banche europee sotto i riflettori dopo l’ultimo sondaggio dell’Eba, l’Autorità bancaria europea. Secondo le rilevazioni dell’istituto con sede a Parigi, il 60% del campione sta considerando operazioni di fusione e acquisizione.

Tra questi, oltre la metà (60%) guarda ad operazioni straordinarie all’interno dei confini nazionali.

Al sondaggio hanno partecipato in totale 59 banche: per il nostro Paese hanno risposto il Banco BPM, BPER Banca, Intesa Sanpaolo, MPS e UniCredit.

Banche Europee: tutti d’accordo sul consolidamento

Quella della volontà di aumentare le dimensioni per meglio competere con i giganti asiatici e statunitensi, rappresenta una delle motivazioni dietro il +28% messo a segno da inizio anno dall’Euro Stoxx Banks (+51% rispetto a 12 mesi fa).

Si tratta di una volontà che coincide con quella della Vigilanza BCE, che negli ultimi tempi non ha perso occasione per ribadire che simili operazioni riceveranno trattamenti favorevoli in termini di requisiti di capitale e utilizzo del badwill (il c.d. avviamento negativo).

La sensazione è che assisteremo ad operazioni all’interno dei confini nazionali ed i due Paesi su cui sono riposte le maggiori attese sono Italia e Spagna.

Consolidamento bancario: due ostacoli

Due sono gli ostacoli che al momento frenano l’avvio della stagione del consolidamento bancario in Europa:

  • da un lato il blocco dei dividendi e dei buyback: ieri segnali di apertura sono arrivati sia dal n.1 della BCE Christine Lagarde e sia da Andrea Enria, presidente del Consiglio di vigilanza bancaria. Il d-day è fissato a 23 luglio e le attese sono per un via libero selettivo per le realtà più solide.
  • l’altro aspetto che, per ora, agisce da freno per la stagione delle fusioni è rappresentato dall’attesa dei risultati degli stress test, che saranno comunicati a fine mese e che sgombereranno il campo dai dubbi su chi sarà cacciatore e chi invece giocherà il ruolo di preda.

Banche Italiane: gli istituti pronti per le fusioni

Come ricordato dal governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco in occasione della presentazione della Relazione annuale, il comparto bancario italiano presenta “diversi intermediari per la maggior parte di piccole dimensioni e con un’operatività tradizionale” caratterizzati da “debolezze strutturali; in taluni casi esse sono dovute a un governo societario non adeguato e alla debolezza dei controlli interni, in altri alla ridotta capacità di accedere ai mercati dei capitali, di innovare e di sfruttare economie di scala e di diversificazione".

Le due Opa lanciate nell’ultimo anno da Intesa Sanpaolo su UBI e dal Credit Agricole sul Creval, sono lì a testimoniare che sul mercato c’è fermento.

In prima fila troviamo il Monte dei Paschi di Siena. Ai piani alti di Via XX Settembre è da tempo che si studia la soluzione migliore per la cessione della quota nella banca senese. Secondo le ultime indicazioni, il Ministero dell’Economia, che detiene il 64% della banca, si starebbe concentrando su soluzioni che permettano a chi acquisterà la banca di cedere parte degli asset.

La promessa sposa in questo caso è UniCredit anche se non è detto che una soluzione “spezzatino” possa permettere anche ad istituti minori di essere della partita. La banca guidata da Andrea Orcel potrebbe anche decidere di puntare sul Banco BPM, da parecchio tempo ormai in procinto di accasarsi con BPER.

Quest’ultima, per il tramite della controllante Unipol, sembrerebbe destinata ad unirsi con la Banca Popolare di Sondrio, su cui recentemente la compagnia bolognese ha incrementato la presa.

Da non sottovalutare anche l’ultima mossa di Leonardo Del Vecchio che, tramite la Delfin, è salito al 19% di Mediobanca, poco distante da quel 20% per cui era stata chiesta l’autorizzazione alla BCE. Non è infine da escludere che, come già fatto dal Credit Agricole, qualche big straniero decida di incrementare la presenza nel BelPaese.

L’unica certezza è che non sarà possibile annoiarsi.

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