Stress di borsa per le banche italiane? L’analisi firmata da Bankitalia sull’impatto della riserva SyRB.
Nessuno stress di Borsa per le banche italiane, dopo la decisione di Bankitalia di attivare per la prima volta una riserva di capital ad hoc per far fronte al rischio sistemico.
La riserva in questione, (systemic risk buffer, SyRB), è stata attivata da Palazzo Koch alla fine di aprile per “aumentare la resilienza del sistema bancario italiano”, come hanno ricordato Massimo Molinari e Luca Moller, nel report pubblicato oggi: “Analisi dell’impatto dell’attivazione del SyRB sulle quotazioni azionarie delle banche italiane”.
Bankitalia: l’analisi sulla reazione dei titoli delle banche italiane a eventi shock
Il cuscinetto di capitale SyRB è stato attivato dalla Banca d’Italia per rafforzare la capacità delle banche italiane di resistere ai cosiddetti “eventi avversi”, dunque a situazioni di shock, non necessariamente originati all’interno del sistema finanziario.
Obiettivo, come hanno ricordato i due autori dell’analisi: “favorire così la capacità degli intermediari di assorbire eventuali perdite continuando a finanziare imprese e famiglie”.
Il mancato impatto sulle azioni delle banche italiane è stato motivato con il fatto che la decisione di attivare la riserva, si legge nell’analisi di Bankitalia, è stata adottata “in una fase caratterizzata da una congiuntura macrofinanziaria relativamente debole, ma comunque molto favorevole per il settore bancario, sia in termini di redditività sia in termini di capitalizzazione”.
Proprio il contesto favorevole, hanno spiegato i due autori di Bankitalia, ha ridotto “il rischio di effetti prociclici”, al contempo “massimizzando i benefici netti attesi associati alla decisione”.
Così Via Nazionale, nello spiegare il modo in cui la riserva di capitale è stata stabilita, ricordando i benefici della sua costituzione per l’economia italiana:
“La nuova riserva è stata fissata a un livello che, retrospettivamente, avrebbe consentito alle banche di assorbire le perdite registrate in passati episodi di stress (2006-2022) e non riconducibili a fattori di rischio già coperti da altri requisiti micro e macroprudenziali. In caso di shock, le banche potrebbero utilizzare il capitale vincolato con il SyRB, con benefici sia per gli intermediari sia per l’intera economia: le banche vedrebbero ridotta la loro probabilità di default e, più in generale, subirebbero una minore pressione a comprimere l’offerta di credito, contribuendo per questa via a ridurre l’entità della contrazione economica associata allo shock”.
Una riserva di capitale, dunque, atta a blindare il fluire del credito all’economia italiana, dunque alle famiglie e alle imprese, in caso di shock improvvisi, e pensata anche per tutelare la solidità delle banche italiane stesse.
A tal proposito i due esperti hanno ricordato nell’analisi che in Italia la quota di finanziamenti a famiglie e imprese proveniente dalle banche domestiche è tra le più alte dell’Unione Europea: una caratteristica che “implica che uno shock al settore bancario possa trasmettersi con maggiore intensità al settore non finanziario e che un indebolimento dell’economia reale possa incidere più negativamente sui bilanci bancari”.
Detto questo, gli esperti non hanno indorato la pillola, ricordando che nel breve periodo l’aumento dei requisiti di capitale può costituire un costo per le banche, specialmente quelle dotate di un minore capitale in eccesso rispetto ai requisiti regolamentari. Gli istituti potrebbero trovarsi nella situazione di far fronte a una “maggiore pressione ad aumentare i ratios patrimoniali” da parte delle autorità di regolamentazione.
A quel punto, visto che è la stessa letteratura ad associare un aumento dei requisiti di capitale a un aumento del costo del funding delle banche dovuto al maggiore costo dell’equity rispetto al costo del debito, se il costo più alto del funding da parte delle banche venisse trasferito ai tassi applicati alla clientela (pass-through), l’effetto potrebbe essere “una contrazione del credito e un conseguente rallentamento dell’attività economica”.
Non solo. Gli economisti hanno ricordato che un aumento del costo del funding, ceteris paribus, riduce anche la redditività attesa delle banche, con riflessi negativi sui titoli, ergo sulle sulle valutazioni azionarie.
Detto questo, la buona notizia è che i risultati a cui è pervenuta l’analisi di Bankitalia hanno indicato che “ non ci sono evidenze statisticamente significative di impatti negativi per le banche, anche per quelle con minore disponibilità di capitale in eccesso” .
Il radar di Bankitalia su 17 intermediari tra banche e gruppi bancari. Presenti anche le Big UniCredit & Co.
L’analisi ha considerato 17 intermediari tra banche e gruppi bancari italiani quotati, per la precisione: UniCredit, Intesa SanPaolo, Banco BPM, BPER, MPS, Mediobanca, Credem, Banca Popolare di Sondrio, Mediolanum, Banca Fineco, Banco Desio, Banca Generali, Banca IFIS, BFF Bank, Illimity, Banca Sistema, Arepo Banca Profilo.
Al fine di esaminare l’impatto sui titoli delle banche italiane quotati in Borsa, Molinari e Moller hanno considerato tre date rilevanti per la misura in esame:
- 10 febbraio 2024 (sabato) quando in occasione dell’evento ASSIOM FOREX, il Governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta ha sottolineato l’importanza della costituzione di riserve di capitale macroprudenziali, segnalando che la Banca d’Italia aveva avviato una riflessione sull’orientamento della politica macroprudenziale.
- 8 marzo 2024 (venerdì, a mercati chiusi) – quando la Banca d’Italia ha avviato una consultazione pubblica sull’intenzione di attivare per tutte le banche e i gruppi bancari autorizzati in Italia il cuscinetto di capitale SyRB. In quella data Bankitalia ha reso noti i dettagli, annunciando che la riserva sarebbe stata pari all’1,0 per cento delle esposizioni domestiche ponderate per il rischio di credito e di controparte, per essere soddisfatta gradualmente (lo 0,5 per cento entro il 31 dicembre 2024; il restante 0,5 per cento entro il 30 giugno 2025).
- 26 aprile 2024 (venerdì, a mercati chiusi) – è la data in cui la riserva di capitale è stata ufficialmente attivata, con Bankitalia che ha confermato i dettagli della misura che aveva già fornito al momento dell’avvio della consultazione pubblica.
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