Non solo l’Italia con MPS e la Germania con Commerzbank. L’annuncio dell’Olanda, che ha già fatto una mossa anti-debito.
Non solo Italia e Germania: anche l’Olanda ha una banca su cui sta facendo cassa, in ottica anti debito. E non ha affatto intenzione di smettere.
La banca in questione è ABN Amro, salvata per il rotto della cuffia a più riprese durante gli anni della crisi finanziaria globale: prima, nell’ottobre 2008, quando lo Stato olandese pagò l’equivalente di $25,1 miliardi per acquistare alcuni asset, nell’intento di salvare l’istituto dalla bancarotta imminente; poi, nel giugno del 2009, quando iniettò nel gruppo $3,5 miliardi di cash.
Infine, verso la fine del 2009, la banca ormai nazionalizzata venne blindata con un nuovo pacchetto di bailout del valore di $6,5 miliardi (l’equivalente all’epoca di 4,4 miliardi di euro).
Nel 2015, ABN Amro venne riconsegnata alla borsa di Amsterdam, con quella che viene ricordata come l’IPO più importante che venne lanciata quell’anno da una banca europea dagli anni della crisi finanziaria. Ma una IPO che non recise il legame tra ABN Amro e lo Stato, tanto che l’Olanda detiene tuttora una partecipazione pari al 40,5%.
ABN Amro: l’Olanda fa cassa come l’Italia con MPS e la Germania con Commerzbank
L’ultima sforbiciata risale al mese di settembre, quando il governo ha annunciato di aver venduto azioni della banca per un valore di 1,17 miliardi di euro, scendendo così al di sotto del 50% del capitale: una mossa, così come riporta Bloomberg, varata per pagare alcuni debiti di Stato. E una mossa destinata a quanto pare a fare bis, visto che, nella giornata di ieri, le autorità hanno annunciato attraverso il veicolo di investimento NLFI che smobilizzeranno ulteriori partecipazioni, attraverso un piano già deciso che sarà portato a compimento da Barclays Bank Ireland.
Stando ai termini stabiliti, lo Stato olandese ridurrà la sua partecipazione in ABN Amro di un quarto, fino a scendere al 30%: una decisione che inevitabilmente fa pensare ad altri Stati europei che stanno facendo cassa con le banche, a caccia di risorse anti debito ma anche per rispettare gli impegni presi con l’UE.
L’esempio più lampante è quello che vede protagonista la banca senese MPS-Monte dei Paschi di Siena, ancora Monte di Stato, in attesa che il governo Meloni si decida a vendere una ulteriore partecipazione, che porti la quota in suo possesso a scendere al di sotto della soglia del 20%, in base a quanto concordato con Bruxelles. E che magari, così facendo, ponga le basi per creare quel terzo polo bancario di cui si parla almeno dal 2022.
leggi anche
MPS in attesa terzo atto Meloni: un “capitano coraggioso” per risolvere l’eterno dossier? Il piano Marchi
Ma c’è anche il caso di Commerzbank, seconda banca tedesca finita nelle mire di UniCredit dopo quello che in Germania è stato definito da molti un passo falso del governo di Olaf Scholz, compiuto proprio per fare cassa.
Maggiore azionista di Commerzbank, secondo le critiche il governo tedesco ha avuto fin troppa fretta di liberarsi di ulteriori quote in suo possesso, quando ha indetto un’asta allo scopo di alleggerire la sua posizione, come già annunciato: peccato per i nazionalisti tedeschi che, proprio in quell’asta, sia entrata a gamba tesa l’italiana UniCredit, acquistando una partecipazione del 4,5% che, unita ad altre azioni rastrellate con operazioni di mercato, ha fatto sì che Piazza Gae Aulenti conquistasse il 9% della banca. Notizia che, accompagnata dall’interesse del ceo Andrea Orcel a esplorare anche una eventuale fusione con Commerzbank ha gettato la Germania nel panico.
Berlino e quel passo falso che ha permesso a UniCredit di entrare a gamba tesa
Per ora, Berlino continua a detenere una quota pari al 12% di Commerzbank, da poco capitanato dalla neo amministratrice delegata Bettina Orlopp: una partecipazione che già non sa di maggioranza, se si considera che, dopo aver fatto shopping di quel 9%, UniCredit ha annunciato di aver portato la sua quota potenziale a salire dal 9% a circa il 21%, attraverso la sottoscrizione di strumenti finanziari aventi ad oggetto un ulteriore 11,5% del capitale dell’istituto teutonico.
La partecipazione del 21% è per ora solo potenziale, in attesa dell’autorizzazione della BCE, a cui Orcel si è rivolto per poter salire fino al 29,9% del gruppo, scatenando l’ulteriore ira della Germania: effetti collaterali di un governo che ha avuto evidentemente troppa fretta a fare cassa con la banca di Stato, in questo caso Commerzbank.
leggi anche
Unicredit-Commerzbank, per Berlino matrimonio che non s’ha da fare. Colpa dei BTP e del debito italiano
L’ammissione dell’Olanda: non realistico recuperare quanto speso con il bailout
E ora ha deciso di fare cassa sulla banca di Stato anche l’Olanda, con ABN Amro, tra l’altro perdendoci, come ha ammesso lo stesso ministro delle Finanze olandese Eelco Heinen, nel mese di settembre, facendo notare che, per recuperare quanto speso durante le operazioni di bailout, l’intera partecipazione della banca ancora nelle mani dello Stato dovrebbe essere venduta a 31,49 euro per azione: qualcosa di “non realistico” da raggiungere nel breve termine, aveva detto Heinen.
Di fatto, il titolo ABN Amro è scambiato a un valore vicino ai 15,5 euro, praticamente la metà.
In una lettera al Parlamento olandese, Heinen ha ricordato che lo Stato era intervenuto “al fine di assicurare la stabilità del sistema finanziario e non per fare un investimento per ottenere un guadagno”.
D’altronde, va precisato, per ora l’Olanda è uno dei pochi paesi che vanta conti pubblici a livelli invidiabili.
Gli ultimi dati diffusi dall’Autorità nazionale di statistica Statistics Netherlands (CBS) hanno messo in evidenza come, nel primo semestre del 2024, il debito pubblico olandese sia sceso di quasi 6 miliardi di euro, a quota 475 miliardi, portando il rapporto debito-Pil al 43,2%, in ribasso di quasi 2 punti percentuali rispetto alla fine del 2023. La riduzione è avvenuta grazie a un surplus di ben 8 miliardi di euro.
© RIPRODUZIONE RISERVATA