Cosa è accaduto di importante nella settimana per l’economia globale? Diversi i segnali di crisi, dalla mossa da falco della Bce alle esportazioni lente della Cina fino al baratro in Regno Unito.
La settimana economica che volge al termine è stata ricca di dati ed eventi a livello globale.
Dalla mossa aggressiva della Bce all’arrivo del nuovo premier in Regno Unito nel pieno della crisi fino a risultati poco incoraggianti sulla crescita cinese, l’economia mondiale ha mostrato ulteriori segni del momenti complesso e cruciale che sta attraversando.
L’Europa in bilico tra Bce falco e le scosse in Regno Unito
Europa ancora protagonista della settimana economica mondiale.
A far parlare è stata innanzitutto la riunione Bce di giovedì 8 settembre. La banca centrale ha aumentato i tassi di interesse di un importo storico e il presidente Christine Lagarde ha lasciato intendere che potrebbe succedere ancora nelle mosse future.
Un secondo aumento di 75 punti base il mese prossimo corrisponderebbe ai due interventi più recenti della Federal Reserve, illustrando così l’approccio più aggressivo adottato recentemente dai funzionari della Bce in lotta contro l’inflazione nella zona euro a 19 nazioni da record.
Gli scenari energetici restano cupi. Le famiglie europee beneficeranno di almeno 376 miliardi di euro di aiuti governativi per arginare le enormi bollette energetiche questo inverno, ma c’è il rischio che la spesa non porti abbastanza sollievo. Questo inverno sarà difficile in tutto il continente.
Il Regno Unito, che ha già i costi dell’elettricità più alti in Europa, vedrà le bollette invernali salire di circa il 178%. Intanto, proprio Londra è stata sotto i riflettori. Il primo ministro del Regno Unito Truss appena nominata nell’ultimo atto della regina Elisabetta II (deceduta il 9 settembre) afferma di essere pronta a prendere decisioni impopolari, mentre risponde a una crisi del costo della vita molto grave. Le misure potrebbero sconvolgere i mercati per il timore di alimentare l’inflazione.
La Cina fatica ancora nella ripresa
In Asia, la crescita delle esportazioni cinesi è rallentata più del previsto ad agosto e le importazioni sono rimaste stagnanti, segno di un quadro economico globale in peggioramento e di una debole ripresa della domanda interna colpita dal blocco del Covid e da un crollo immobiliare.
Le famiglie giapponesi hanno ridotto la spesa a luglio, mentre i salari reali sono scesi nuovamente a causa dell’impennata dei casi Covid e del costante aumento del costo della vita, suggerendo che il percorso di ripresa del Paese è ancora traballante.
Usa stretti dalla Fed
Il patrimonio netto delle famiglie negli Usa è diminuito nel secondo trimestre, con l’azione aggressiva della Fed per domare la rapida inflazione ha fatto precipitare le azioni. Il calo di $6,1 trilioni ha spinto il patrimonio netto a $ 143,8 trilioni, il più basso in un anno.
L’ultimo aumento della partecipazione della forza lavoro potrebbe non durare a lungo: si prevede che il tasso scenderà al 60,1% nel 2031, rispetto al 61,7% nel 2021, secondo un rapporto del Bureau of Labor Statistics. Sarebbe il minimo dall’inizio del 1973.
Mercati emergenti: occhio alla Russia
Secondo un rapporto interno preparato per il Governo, la Russia potrebbe affrontare una recessione più lunga e profonda man mano che l’impatto delle sanzioni statunitensi ed europee si diffonde, ostacolando i settori su cui il Paese fa affidamento da anni per alimentare la sua economia.
Due dei tre scenari nel documento mostrano che la contrazione accelererà il prossimo anno, con l’economia che tornerà al livello prebellico solo alla fine del decennio o successivamente.
L’inflazione annuale del Messico è salita al ritmo più veloce dalla fine del 2000 ad agosto, anche se la crescita dei prezzi negli Stati Uniti inizia a rallentare. L’inflazione ha continuato a crescere nonostante i 10 rialzi dei tassi diretti dalla banca centrale per un totale di 450 punti base da giugno dello scorso anno.
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