BCE ha il bilancio in rosso. Buco da €8 miliardi nel 2024, c’entrano i BTP e i tassi

Laura Naka Antonelli

20/02/2025

Bilancio BCE in forte perdita, con buco che sfiora gli 8 miliardi di euro. C’entrano i BTP (ma anche altri bond dell’area euro) e le manovre sui tassi.

BCE ha il bilancio in rosso. Buco da €8 miliardi nel 2024, c’entrano i BTP e i tassi

Le casse della BCE piangono: la Banca centrale europea guidata da Christine Lagarde ha annunciato oggi, giovedì 20 febbraio 2025, di aver chiuso il 2024 soffrendo una maxi perdita, pari a ben 7,9 miliardi di euro.

A un soffio da 8 miliardi di euro, il rosso di bilancio della BCE si è dunque allargato: nel corso del 2023, prima dell’utilizzo del fondo rischi, il buco era ammontato a 7.886 milioni di euro. Tuttavia, grazie all’utilizzo di quel fondo rischi finanziari, pari a 6.620 milioni di euro, la BCE era riuscita a ridurre la perdita a 1.266 milioni di euro, registrando così un rosso decisamente inferiore.

Fondo rischi prosciugato, la BCE presenta un maxi buco di bilancio di 8 miliardi di euro

Nel 2024, l’opzione della BCE di ricorrere a questo fondo non c’è stata, visto che il fondo è risultato letteralmente prosciugato, presentando una disponibilità pari allo zero.

La prima conseguenza di questo buco enorme di bilancio riguarda le banche centrali nazionali (BCN), Bankitalia inclusa: la distribuzione dei dividendi agli istituti dei Paesi euro per il 2024 ammonterà per la precisione a zero. Niente dividendi, insomma.

La BCE ha riferito comunque che l’immenso rosso di bilancio sarà ripianato con gli utili che incasserà in futuro.

Ma perché la Banca centrale europea ha assistito a una erosione del proprio bilancio di una tale portata?

Bilancio BCE in rosso con divergenza tra interessi attività e passività. C’entrano piani QE e PEPP pro-BTP

A pesare proprio quei programmi con cui Francoforte ha fatto incetta di BTP e di altri titoli di Stato dell’area euro.

La risposta dell’Eurotower è stata la seguente:

“Le perdite, verificatesi dopo diversi anni di utili considerevoli, derivano dagli interventi di politica monetaria dell’Eurosistema che si sono resi necessari per l’assolvimento del suo mandato primario di mantenere la stabilità dei prezzi. A seguito di tali interventi la BCE ha incrementato il proprio bilancio acquistando attività finanziarie, perlopiù a tasso fisso e scadenza lunga. In aggiunta, si è verificato un corrispondente aumento delle passività, sulle quali la BCE versa interessi a tasso variabile”.

Dalla frase emerge come il bilancio della Banca centrale europea sia stato eroso a causa della divergenza tra i tassi di interesse che Francoforte ha incassato da quelle attività finanziarie di cui ha fatto incetta negli ultimi anni attraverso i due grandi bazooka monetari volti a blindare i titoli di Stato dell’area euro, ovvero il Quantitative easing e il Pandemic Emergency Purchase Programme (PEPP) e gli interessi che, invece, ha dovuto versare sulle passività.

Interessi sulle passività soprattutto a tasso variabile che, sulla scia delle strette monetarie che l’istituzione è stata costretta a varare negli anni 2022 e 2023 per cercare di sfiammare l’inflazione galoppante nell’area euro, sono saliti in modo significativo.

Interessi sulle passività a tasso variabile schizzati con strette monetarie BCE in 2022-2023

Nel rapporto dell’Eurotower si legge infatti che “i rialzi dei tassi di interesse di riferimento della BCE nel 2022 e nel 2023, finalizzati a contrastare l’elevata inflazione nell’area dell’euro, hanno determinato un immediato incremento degli interessi corrisposti su tali passività, mentre gli interessi percepiti sulle attività della BCE, in particolare sui titoli acquistati nell’ambito del Programma di acquisto di attività (PAA) e del Programma di acquisto per l’emergenza pandemica (pandemic emergency purchase programme, PEPP), non sono aumentati nella stessa misura”.

In poche parole, se gli interessi che la BCE ha dovuto pagare sulle proprie passività sono aumentati a causa del rialzo dei tassi che l’istituzione stessa ha varato, gli interessi che la stessa banca centrale ha invece incassato dalle attività acquistate con i piani sopra citati (QE tradizionale PAA o anche APP e QE pandemico o PEPP), essendo a tasso fisso, non sono saliti in egual misura.

Il punto è che il rosso di bilancio non riguarderà ’soltanto’ i bilanci del 2023 e del 2024. Per quanto la banca centrale abbia affermato che questo buco sarà ripianato dagli utili che incasserà in futuro, la verità è che ulteriori perdite, ha ammesso l’istituzione, potrebbero presentarsi anche nei prossimi anni.

La banca centrale europea ha in ogni modo rimarcato le sue condizioni di “solidità finanziaria”, sostenute
anche dal capitale e dai consistenti conti di rivalutazione, che complessivamente ammontano a 59 miliardi di euro a fine 2024, un importo superiore di 13 miliardi rispetto a fine 2023”.

Ma il bilancio conferma fine bazooka pro-BTP. I numeri dimostrano che la BCE si è messa a dieta

Detto questo, i numeri relativi allo stato patrimoniale della BCE confermano la grande svolta lanciata da Lagarde, ovvero la riduzione progressiva e graduale del suo bilancio: bilancio che, con il piano di Quantitative Tightening, diametralmente opposto a quei due precedenti piani di PPA e PEPP, si sgonfierà degli asset di cui Francoforte ha fatto shopping negli anni precedenti (motivo di ansia per i BTP e i titoli di Stato dell’area euro di Paesi indebitati che, secondo alcuni esperti, sono rimasti a galla in questi ultimi anni, dopo essere stati assaltati da diverse raffiche di sell ai tempi della crisi dei debiti sovrani e dei cosiddetti PIIGS, proprio grazie alle misure non convenzionali lanciate dalla banca centrale).

Di fatto, la dieta della BCE va avanti. Dal rapporto della Banca centrale è emerso infatti che alla fine del 2024 il totale dello stato patrimoniale dell’Eurosistema, che comprende le attività e le passività detenute dalle BCN (banche centrali nazionali) dei paesi dell’area dell’euro e dalla BCE nei confronti di terzi, si è attestato a 6.428 miliardi di euro (6.887 miliardi nel 2023).

La riduzione del bilancio della banca centrale europea è avvenuta, proprio in quanto l’Eurotower ha ridotto gli acquisti dei titoli di Stato (BTP e bond dell’area euro).

Si legge infatti che “la diminuzione rispetto al 2023 è ascrivibile alla riduzione dei titoli detenuti per finalità di politica monetaria, che si collocano a 4.283 miliardi di euro (4.694 miliardi nel 2023), principalmente a seguito dei rimborsi”.

In particolare, il portafoglio PAA - quello rappresentato dai BTP e altri bond sovrani che Francoforte ha acquistato con il QE-Quantitative easing, si è contratto di 353 miliardi di euro, scendendo a 2.673 miliardi, in quanto “il capitale rimborsato sui titoli in scadenza non è stato più reinvestito a partire da luglio 2023 ”.

Per quanto riguarda invece il portafoglio PEPP (ovvero gli asset che la BCE ha acquistato con il cosiddetto QE pandemico e che, secondo alcuni esperti ha contribuito ulteriormente a provocare distorsioni sul mercato dei titoli di Stato, ponendo una sorta di tetto massimo ai rendimenti dei titoli più a rischio come i BTP), la diminuzione è stata di 57 miliardi di euro a 1.609 miliardi, “in quanto il capitale rimborsato sui titoli in scadenza è stato reinvestito solo in parte nella seconda metà del 2024”.

A diminuire sono state anche le operazioni di rifinanziamento dell’Eurosistema, scese a 34 miliardi di euro rispetto ai 410 miliardi nel 2023), sulla scia della scadenza di quelle operazioni con cui la BCE ha erogato prestiti a tassi super agevolati alle banche dell’Eurozona, ovvero “in ampia misura” per “la scadenza delle operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine (OMRLT-III) della terza serie”. Per OMRLT si intendono di fatto le operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine, volte a offrire alle banche prestiti a più lungo termine a costi favorevoli.

Questo calo, ha infine fatto notare la BCE, è stato in parte compensato “dall’aumento del controvalore in euro delle disponibilità in oro dell’Eurosistema a 872 miliardi di euro (649 miliardi nel 2023), per effetto del rialzo del prezzo di mercato dell’oro espresso in euro”.

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