Quantitative easing (QE), significato, effetti e spiegazione pratica

Veronica Caliandro

9 Agosto 2024 - 17:47

Cosa significa quantitative easing (abbreviato QE) e come funziona a livello pratico? Ecco cosa sapere, con la spiegazione dei reali effetti sull’economia.

Quantitative easing (QE), significato, effetti e spiegazione pratica

Il Quantitative Easing, ovvero QE, è uno dei principali strumenti a disposizione delle banche centrali per tutelare e proteggere l’economia. Sapere cos’è e come funziona non è importante soltanto per gli addetti ai lavori, bensì per tutti i cittadini poiché questa misura, nel momento in cui viene introdotta, ha degli effetti sull’economia reale e, dunque, su ognuno di noi.

Ma cosa significa quantitative easing e come funziona dal punto di vista pratico? Quali sono gli effetti negativi e positivi del QE? Ma soprattutto, con tale misura è possibile stampare nuovo denaro? Ecco tutto quello che c’è da sapere in merito.

Quantitative Easing (QE): il significato in politica economica

QE tradotto in italiano significa alleggerimento quantitativo. L’intento di tale pratica è di creare nuova moneta al fine di stimolare l’economia. Si tratta di una forma di politica monetaria. Le politiche monetarie, ricordiamo, possono essere di due tipi: espansive o restrittive. Il Quantitative Easing rientra nella prima categoria ed è considerato una forma di politica ultra-espansiva.

Grazie al QE una banca centrale, come ad esempio la BCE, può creare moneta a debito e iniettarla nel sistema finanziario ed economico con l’intento di divulgare la fiducia degli operatori e promuovere la liquidità e i prestiti. Entrando nei dettagli, il significato di Quantitative Easing è quello di politica non convenzionale attraverso cui un istituto centrale acquista titoli, quali ad esempio quelli governativi, al fine di aumentare l’offerta di denaro in circolazione. Come spiegato da Treccani il QE è:

una politica messa in atto dalle Banche centrali per “creare moneta” mediante l’acquisto di titoli di Stato o altre obbligazioni sul mercato. Aumentando la quantità di denaro prestata agli istituti di credito attraverso operazioni di mercato aperto (transazioni in borsa a sostegno della moneta nazionale), la BC fornisce liquidità al sistema quando i prestiti concessi a famiglie e imprese calano pericolosamente per numero e consistenza (ammesso e non concesso che gli istituti di credito usino i liquidi ricevuti per finanziare i privati invece di depositarli presso la stessa Banca centrale) ed elimina dal mercato i cosiddetti “titoli tossici”, quelli cioè poco remunerativi e molto rischiosi. Il q.e. è una politica monetaria piuttosto aggressiva, i cui effetti in termini di inflazione sono potenzialmente pericolosi".

Come funziona il Quantitative Easing e quando si usa: una spiegazione dettagliata

Il Quantitative Easing viene utilizzato nei periodi di crisi o comunque di maggiore incertezza con l’intento di affrontare immediatamente le preoccupazioni dei mercati finanziari ed evitare crisi peggiori. Avendo il compito di sostenere le economie, risponde a uno schema circolare ben preciso. Ovvero, le banche centrali creano nuova moneta e la iniettano nel sistema attraverso l’acquisto di alcune categorie di asset, ovvero titoli, su larga scala. Si crea così nuovo denaro che viene usato per finanziare nuove manovre e servizi.

L’immissione di moneta nell’economia ha l’obiettivo di prevenire problemi di natura finanziaria, quali ad esempio una contrazione del credito quando i prestiti disponibili diminuiscono oppure quando i criteri per ottenere dei prestito risultano particolarmente stringenti. In questo modo si intende garantire il corretto funzionamento dei mercati finanziari.

In pratica:

  • la banca centrale crea nuova moneta che viene utilizzata per l’acquisto di titoli del debito pubblico a lungo termine sul mercato dalle principali istituzioni finanziarie, quali ad esempio i BOT o i BTP italiani;
  • grazie all’acquisto dei titoli aumenta la liquidità. Le istituzioni possono decidere di detenerla, prestarla ai consumatori, alle aziende o utilizzare per acquistare dei beni;
  • in seguito all’acquisto da parte della banca centrale dei titoli del debito pubblico e di altre obbligazioni, il prezzo dei titoli sale per effetto di una maggiore domanda da parte della banca centrale. Il loro rendimento, invece, scende;
  • l’offerta di più moneta e l’abbassamento dei tassi di interesse stimola gli investimenti e la ripresa. Questo, infatti, invoglia i consumatori e le imprese a sottoscrivere prestiti per l’acquisto di beni che potrebbero contribuire a stimolare l’economia. Ma non solo, potrebbero essere più propensi a spendere e ad assumere dei dipendenti.
  • grazie al QE la banca centrale rassicura i mercati e contribuisce a stimolare l’economia. Tutto ciò ha l’obiettivo a far crescere la fiducia nell’economia.

Giappone, Stati Uniti e BCE: chi ha già usato il QE

L’allentamento quantitativo è stato adottato da alcune banche centrali, come, ad esempio, il Giappone nel 2006 e gli Stati Uniti nel 2009 al fine di contrastare l’inflazione eccessivamente bassa. Questa politica monetaria è stata utilizzata dalla Banca del Giappone per contrastare la deflazione che ha colpito il Paese tra gli anni novanta e duemila. Entrando nei dettagli, nell’aprile del 2013 la Banca del Giappone ha annunciato la decisione di voler incrementare in due anni il programma di acquisto di titoli di 1400 miliardi di dollari. Il tutto con la speranza di passare da uno stato di deflazione ad uno d’inflazione, con l’auspicio di non superare quota 2% d’inflazione.

Per quanto riguarda gli Stati Uniti, la Federal Reserve ha deciso di ricorrere a tale politica negli anni 2000, ovvero durante la crisi finanziaria e la seguente crisi economica mondiale. In particolare, nel marzo 2009 ha dato il via ad una una manovra di alleggerimento quantitativo. In questo modo il bilancio è passato da quota 870 miliardi di dollari del 2008 a ben 4430 miliardi nel 2015. Il risultato di tale intervento è stato che la disoccupazione è scesa sotto il 5%, il pil è cresciuto del 2%, mentre il deficit della bilancia dei pagamenti si è dimezzato al -2,2% del PIL.

Nel gennaio del 2015 la BCE ha annunciato il piano di acquisto di attività finanziarie per 60 miliardi di euro al mese. Il programma, avviato nel mese di marzo e con una scadenza iniziale fissata per settembre 2016, è stata in seguito oggetto di alcune proroghe e cambiamenti. Ad esempio, nel settembre 2019 è stato varato un nuovo piano di acquisti da 20 miliardi di euro mensili, mentre nel 2020 è stato varato un piano di acquisti netti aggiuntivi pari a 120 miliardi di euro per far fronte allo stato di emergenza Covid.

Effetti positivi del Quantitative Easing

L’alleggerimento quantitativo ha diversi effetti positivi nell’economia e nei mercati in generale.

  • Quando il denaro generato dalla banca centrale arriva nelle mani dei consumatori che lo spendono, aiuta far girare l’economia e a raggiungere gli obiettivi prefissati.
  • Gli effetti benefici del Quantitative Easing sono da riscontrare soprattutto nel mercato finanziario, dato che il costo dei tassi si abbassa in seguito all’acquisto dei titoli da parte della Banca. Il programma, si ricorda, giunge a conclusione quando l’obiettivo è stato raggiunto e la politica monetaria ha finalmente avuto successo.
  • Grazie al QE la banca centrale rassicura i mercati e stimola l’economia, poiché consumatori ed imprese tendono a prendere più prestiti, investono di più e spendono di più.

Effetti negativi del Quantitative Easing

Oltre agli effetti positivi, l’applicazione del Quantitative Easing può avere anche degli effetti negativi come i seguenti.

  • Quando una banca centrale applica il QE, ovvero aumenta l’offerta di denaro, troppo velocemente, tale mossa può tradursi in inflazione. L’eccesso di moneta sul mercato può teoricamente causare una diminuzione del potere d’acquisto del denaro già in circolazione, dato che una maggiore offerta monetaria permette alle persone e alle aziende di aumentare la domanda per la medesima quantità di risorse, contribuendo così a far salire i prezzi.
  • L’inflazione comunque non deve essere considerata sempre negativa poiché può evitare i rischi di deflazione che risultano essere a loro volta nocivi per l’economia.
  • Gli istituti centrali inoltre, sono degli organismi indipendenti che non possono forzare le banche a concedere soldi agli individui e alle imprese. Ne consegue che se la nuova moneta non finisce nelle mani dei consumatori, il significato stesso di Quantitative Easing viene svuotato.
  • Un altro possibile effetto negativo del QE, come già detto, può essere la svalutazione della moneta nazionale del Paese. Più moneta viene immessa sul mercato più il suo valore diminuisce. Questo può avere un effetto positivo o negativo a seconda del Paese in cui viene applicato.
  • Un deprezzamento conseguente al Quantitative Easing favorisce le esportazioni ma non le importazioni.
  • Il QE può favorire la crescita del mercato azionario che avvantaggia ovviamente chi investe in borsa, ma non di certo la maggioranza della popolazione. A conti fatti, abbassando i tassi di interesse, le banche centrali incoraggiano l’attività speculativa sul mercato azionario che può divenire causa di bolle speculative.

Con il QE si stampa di nuovo denaro?

L’alleggerimento quantitativo non consiste necessariamente nella stampa di nuovo denaro da parte della banca centrale. Il denaro può essere creato ex novo ed iniettato nel sistema con modalità elettroniche, ma nonostante ciò il QE viene generalmente considerato come un’operazione di stampa, dato che la base monetaria della banca centrale, come ad esempio della BCE, viene in ogni caso estesa per stimolare l’economia.

Lo scopo del Quantitative Easing non è la mera creazione di nuova moneta, bensì di dare maggiore fiducia agli operatori di mercato. Una sorta di incentivo a far girare di nuovo l’economia in modo praticamente controllato dalla stessa banca centrale, che in questo modo riduce anche la volatilità. Grazie a questo tipo di politica monetaria si intende orientare i mercati finanziari e generare, di conseguenza, ricadute positive sull’economia reale.

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