L’inflazione di base nell’Eurozona rimane stabile al 2,8%, mentre i servizi, che costituiscono quasi metà dell’indice, hanno visto un aumento dal 4% al 4,2%.
I banchieri centrali, sia negli Stati Uniti che in Europa, si trovano sotto pressione da più fronti — politici, mercati finanziari e opinione pubblica — affinché taglino i tassi di interesse. Tuttavia, nonostante le spinte ricevute, la Banca Centrale Europea (BCE) ha poco margine per agire in questa direzione.
Diversi fattori spingono a considerare un taglio dei tassi. L’inflazione sembra dirigersi verso l’obiettivo del 2%, anche se le misure di inflazione di base restano più elevate. Inoltre, persistono timori di una possibile recessione, anche se i dati economici attuali non segnalano un pericolo imminente: l’economia statunitense continua a generare posti di lavoro, seppur a un ritmo ridotto, e nell’area euro le aspettative economiche restano vicine alla media storica.
Non tutte le banche centrali si trovano nella stessa situazione. Negli Stati Uniti, la Federal Reserve ha un margine di manovra per ridurre i tassi, dato che il tasso di riferimento è attualmente al 5,25%-5,5%, circa 3 punti percentuali sopra il suo indicatore preferito di inflazione. Un lieve taglio potrebbe inviare un segnale positivo, mantenendo comunque la posizione restrittiva necessaria per completare il processo di disinflazione. [...]
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