Chi era Carlo Alberto dalla Chiesa, il generale ucciso dalla mafia?

Alessandro Cipolla

19/06/2019

La biografia di Carlo Alberto dalla Chiesa, il generale dei Carabinieri ucciso in un attentato dalla mafia il cui sacrificio è stato anche oggetto di una delle tracce dell’esame di maturità 2019.

Chi era Carlo Alberto dalla Chiesa, il generale ucciso dalla mafia?

Quando si parla di uomini di Stato che hanno sacrificato la loro vita per il bene del paese, subito non può che venire in mente la figura di Carlo Alberto dalla Chiesa tanto che il suo sacrificio è stato oggetto della traccia d’attualità della prima prova dell’esame di maturità 2019.

Dopo aver combattuto con le Brigate Rosse, il generale dei Carabinieri venne mandato nel 1982 in Sicilia come prefetto di Palermo, venendo però ucciso da un attentato mafioso pochi mesi dopo il suo insediamento.

La biografia di Carlo Alberto dalla Chiesa

Nato a Saluzzo, in provincia di Cuneo, il 27 settembre 1920, figlio di un generale dei Carabinieri dopo essersi laureato in Giurisprudenza decise anche lui di entrare nell’Arma prendendo anche parte, durante la Seconda Guerra Mondiale, della Resistenza.

Rimasto vedovo nel 1978 dopo la morte della prima moglie Dora Fabbo, dal matrimonio sono nati i tre figli Rita (popolare conduttrice), Nando (una lunga carriera politica alle spalle) e Simona.

I primi incarichi di Carlo Alberto dalla Chiesa sono al Sud per combattere il banditismo iniziando anche le sue prime indagini sulla mafia, prima di tornare al Nord quando divenuto generale di brigata prese in mano la lotta al terrorismo.

Il suo impegno infatti è stato fondamentale per la sconfitta delle Brigate Rosse, risultando tra i fondatori del Nucleo Speciale Antiterrorismo. Tra i suoi arresti più famosi senza dubbio c’è quello di Renato Curcio, all’epoca capo indiscusso delle BR.

Promosso vice comandante generale dei Carabinieri, nel 1982 il governo allora guidato da Giovanni Spadolini decide di mandarlo in Sicilia per combattere la mafia, nominandolo prefetto di Palermo.

Arrivato in Sicilia ad aprile, la sua esperienza alla guida della Prefettura di Palermo dura però solo qualche mese: il 3 settembre 1982 viene infatti ucciso dalla mafia in un attentato dove perdono la vita anche la seconda moglie Emanuela Setti Carraro (sposata da poco) e l’agente di scorta Domenico Russo.

Per l’attentato oltre agli esecutori materiali Antonino Madonia e Vincenzo Galatolo, sono stati condannati tutti all’ergastolo nel processo come mandanti anche i principali boss di Cosa Nostra: Totò Riina, Bernardo Provenzano, Michele Greco, Pippo Calò e Michele Brusca.

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