L’intervista all’esperto internazionale di LegalTech, Lars Schlichting, per comprendere da vicino quali sono gli scenari giuridici in materia.
La blockchain è in continua evoluzione. Si trasforma, si evolve e con essa nascono figure professionali competenti in nuovi ambiti, come ad esempio quello ineterente il LegalTech. Ne è un esempio Lars Schlichting, avvocato a Lugano in Svizzera, covinto che l’intero settore sia pronto a esplodere e a coinvolgere la vita di tutti.
«Ormai non manca molto», dice, ritagliandosi il ruolo di consigliere digitale e finanziario che aiuta «le imprese nella difficile sfida introdotta dalla rivoluzione digitale». Spiegando le sue norme, accompagnandole all’ingresso di un mondo ancora, sostiene, pieno di equivoci. In una lunga intervista rilasciata a Moneymag.ch, Schlichting ha tratteggiato un quadro molto interessante relativo alla necessità che il mondo della blockchain ha di dotarsi di norme e regole precise.
«Attenzione anzitutto: la blockchain non è senza regole. Con la blockchain - spiega Schlichting nell’intervista -, è impossibile che un terzo possa interferire con il trasferimento di denaro da un wallet all’altro. Le transazioni sono regolate dal protocollo, che è inviolabile».
Per violarli, servirebbe il controllo del 51% dei miners: un costo difficilissimo da sostenere. Si dice spesso che le transazioni consumano energia: errore. L’energia che serve a una transazione nella blockchain è irrisoria. È il consumo di energia che serve a mettere in sicurezza la transazione, per evitare attacchi esterni e renderla inviolabile, che è elevata».
Secondo l’esperto, anche le criptovalute soggiacciono alle normative antiriciclaggio: «Anzi, sono più regolate che le valute tradizionali. Io posso andare ad esempio a cambiare fino a 5mila franchi senza bisogno di identificazione. Nella blockchain, il limite è mille franchi. Tuttavia l’idea che il nome “criptovaluta” significhi “nascondere la valuta”, come pure il fatto che le transazioni siano pseudonime, ha creato questa immagine negativa. In realtà la percentuale di riciclaggio nel mondo delle critpovalute è identica a quella del mondo tradizionale».
Schlichting nell’intervista ammette che non è sempre stato così: «C’è stato un incremento nelle regolamentazioni. Ad esempio il limite di cui ho appena parlato inizialmente era uguale per le valute tradizionali e le criptovalute, poi la soglia di vigilanza per le criptovalute è stata alzata, abbassando il limite di operazioni senza identificazione».
Rispetto ai pericoli e alle insidie nascoste nella blockchain, Schlichting intravede comunque una soluzione nel modello Bitcoin. «Il Bitcoin permette ancora una certa privacy. È chiaro che i criminali esisteranno sempre. Con la legge attuale non abbiamo fermato il riciclaggio, ma l’innovazione. Penso che tramite la tecnologia ci sia un modo migliore per combattere il riciclaggio di denaro, ma bisogna salvaguardare anche la nostra privacy».
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