L’Italia con i suoi oltre 8 chilometri di costa è la terza più grande economia blu in Europa.
“Il mare non ha paese nemmen lui, ed è di tutti quelli che lo stanno ad ascoltare, di qua e di là dove nasce e muore il sole.” (Giovanni Verga).
Queste parole esprimono in modo magistrale quanto il mare, e più in generale l’acqua, siano un bene di tutto il Pianeta e quanto dovremmo stare in ascolto di tutto ciò che questa incredibile risorsa ci comunica costantemente. Lo diceva Verga ne “I Malavoglia” nel 1881 ma finalmente oggi iniziamo ad accorgercene tutti e finalmente si parla di più di Blue Economy, ovvero l’economia del settore marittimo, un modello di sviluppo economico innovativo basato su durabilità, rinnovabilità e riutilizzo, che punta a rivoluzionare le nostre attività produttive e ad azzerare le emissioni inquinanti. Un ramo importantissimo della Green Economy che ci aiuta a salvaguardare la purezza del pianeta, consapevoli che non c’è il Pianeta B.
Ma quali sono le più importanti iniziative economiche e legislative messe in campo dall’Unione Europea e dal nostro Paese? L’Unione Europea in occasione dei BlueInvest Days 2022 il 28 marzo scorso a Bruxelles, ha annunciato una nuova iniziativa dedicata all’economia blu. Altri 500 milioni di euro saranno destinati agli intermediari finanziari che investono in questo settore. La Commissione Europea, infatti, visti gli ottimi risultati dell’iniziativa BlueInvest - la piattaforma nata qualche anno fa per promuovere l’innovazione e gli investimenti in tecnologie sostenibili nell’ambito dell’economia blu e che negli ultimi 3 anni ha rafforzato il panorama degli investimenti in favore di PMI e startup con tecnologie innovative nell’economia blu - ha deciso di lanciare InvestEU Blue Economy. Un’iniziativa azionaria che si basa sul progetto pilota del Fondo BlueInvest nell’ambito del Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS), riunisce il Fondo europeo per gli affari marittimi, la pesca e l’acquacoltura (FEAMPA), il gruppo BEI e il finanziamento InvestEU.
In tal modo altri 500 milioni di euro di fondi dell’UE per gli intermediari finanziari che investono in questo settore. Ciò comporterà un finanziamento del rischio di 1,5 miliardi di euro a disposizione delle PMI e delle startup innovative e sostenibili dell’economia blu, tramite intermediari finanziari. La piattaforma BlueInvest e il FEI e la Banca europea per gli investimenti (BEI) forniranno sostegno allo sviluppo delle capacità e alla consulenza per gli intermediari finanziari e gli investitori di impatto mirati agli investimenti nell’economia blu. Anche il nostro Paese è attento a questo settore.
L’Italia con i suoi 8.670 chilometri di costa è la terza più grande economia blu in Europa e leader delle risorse marittime. E’ un Paese a vocazione marittima per eccellenza, deve al mare e alle attività connesse gran parte della sua prosperità e del suo benessere. Il rapporto sull’”Economia del Mare 2021” ha calcolato che in Italia, un solo euro prodotto dalla blue economy, ne attiva altri 1,9 sul resto del sistema produttivo nazionale. E’ un settore imprenditoriale in costante aumento che occupa quasi 900mila persone, 210mila imprese, di cui 20mila sono giovanili, e incide per il 3,4% sul totale del Pil. Il mare, quindi, per l’Italia rappresenta un motore economico primario.
E l’Italia, tra le iniziative più importanti messe in campo in questo settore, oltre al cluster “Blue Italian Growth” (BIG), ha sostenuto - tramite CDP Venture Capital - la nascita di Faros, l’acceleratore per startup che operano nell’ambito della Blue Economy. Con una dotazione iniziale di circa 3 milioni di euro del Fondo Acceleratori, oltre a 1 milione garantito dai corporate partner e dei partner istituzionali, il Fondo Acceleratori si prefigge lo scopo di potenziare la crescita di quelle startup che sviluppano prodotti o soluzioni innovative negli ambiti della logistica e automazione portuale, dell’utilizzo sostenibile delle risorse marine e del turismo costiero che rappresentano ambiti con grandi potenzialità di crescita.
Il programma prevede di accelerare 24 startup in tre anni, con l’obiettivo di rafforzare la relazione tra queste ultime, gli stakeholder aziendali e la Pubblica Amministrazione, contribuendo al contempo alla creazione di una catena del valore nel campo della blue economy.
E si è chiusa proprio quest’anno la prima call for startup di Faros. Sono state oltre120 le startup candidate, provenienti da oltre 29 diversi paesi. Il 27 aprile scorso, presso la Camera di Commercio di Taranto, sono state annunciate le 24 startup blue economy più meritevoli e che parteciperanno alla prima edizione del programma di Faros. Per le startup selezionate è previsto un percorso di accelerazione della durata di 4 mesi, la possibilità di sviluppare progetti pilota con i corporate partner e accedere a investimenti equity pre-seed e follow-on.
D’altronde il connubio tra le startup e la blue economy è ormai sotto gli occhi di tutti. E lo è stato anche al Salone Nautico di Genova lo scorso settembre dove erano tante le startup coinvolte, con applicazioni a settori e materiali più diversi, dall’idrogeno per le imbarcazioni alla nautica da diporto, fino alla divulgazione delle pratiche sostenibili.
C’è chi addirittura dice che il mare e tutte le attività connesse meriterebbero in Italia l’istituzione di un ministero apposito e che questo rappresenterebbe il naturale punto di arrivo di un Paese che vede nel mare la propria centralità. Di sicuro è fondamentale - a mio avviso - che il prossimo Governo dedichi sempre maggiore attenzione anche a questo settore strategico, sostenendolo non soltanto dal punto di vista economico ma anche giuridico e legislativo. Ben vengano infatti leggi come quella della Regione Lazio (Legge Regionale 24 febbraio 2022 n. 2) a sostegno di politiche formative, occupazionali e di sviluppo economico nel settore della Blue Economy.
© RIPRODUZIONE RISERVATA