Bonus busta paga non confermato, per questi lavoratori lo stipendio si abbassa da gennaio

Simone Micocci

8 Novembre 2023 - 11:12

Dipendenti pubblici, lo stipendio a gennaio si abbassa: ecco perché e di che importi si tratta.

Bonus busta paga non confermato, per questi lavoratori lo stipendio si abbassa da gennaio

La legge di Bilancio 2024 non conferma tutti i bonus attualmente applicati in busta paga: se da una parte lo sgravio contributivo viene prorogato per tutto il 2023, dall’altra nella manovra non figura il rinnovo dell’incremento una tantum riconosciuto per tutto quest’anno in favore dei dipendenti pubblici.

L’articolo 330 della legge di Bilancio 2023 ha infatti introdotto in favore di tutti i dipendenti pubblici un emolumento accessorio una tantum da corrispondere per 13 mensilità nella misura pari all’1,5% dello stipendio, specificando però che resta in vigore solamente per il 2023.

Ciò significa che per continuare a erogare l’aumento sarebbe servito un ulteriore stanziamento di risorse in legge di Bilancio 2024, cosa che però non viene fatta in quanto si è preferito concentrarsi sui fondi destinati al rinnovo di contratto, nonché all’incremento dell’indennità di vacanza contrattuale percepita nel 2023.

Per quanto non si possa negare quindi che il governo abbia comunque tenuto un occhio di riguardo nei confronti dei dipendenti pubblici - ricordiamo che la manovra stanzia complessivamente 3 miliardi di euro per il 2024 e 5 miliardi per il 2025, a cui si aggiungono 2 miliardi per il 2023 - va comunque detto che tra lo stipendio di dicembre 2023 e quello percepito a gennaio 2024 ci sarà una differenza negativa d’importo.

Una tantum non confermato per il 2024

Con l’articolo 10 della legge di Bilancio 2024 viene rifinanziato il fondo Ccnl per il personale pubblico per il triennio 2022-2024, stanziando 3 miliardi di euro per il 2024 e 5 miliardi per il 2025. Con le risorse stanziate si potrà procedere già nel prossimo anno con l’avvio delle trattative per il comparto Difesa e Sicurezza che come spiegato da Giorgia Meloni avrà la priorità rispetto agli altri: probabilmente, invece, per la conclusione della coda contrattuale bisognerà attendere fino al 2025, quando appunto verranno sbloccati altri 5 miliardi di euro.

Ciò significa che nel 2024 gran parte dei dipendenti pubblici continuerà a guadagnare quanto stabilito dal contratto sottoscritto per il precedente triennio, al quale non si aggiungerà neppure l’incremento straordinario dell’1,5% introdotto lo scorso anno per contrastare, seppur parzialmente, gli effetti dell’inflazione.

Nel suddetto articolo, infatti, non vi è la conferma dell’incremento straordinario: ciò significa che a partire dalla busta paga in pagamento a gennaio 2024 Noipa cesserà di applicarlo.

Di quanto si abbassa lo stipendio

L’incremento dell’1,5% è stato applicato sullo stipendio tabellare: ciò significa che l’importo varia a seconda del settore d’impiego e dell’inquadramento.

Ad esempio, nel comparto centrale, i dipendenti hanno beneficiato di un aumento compreso in una forbice tra 22,56 (A1) e 52,22 euro (Segretario A) lordi, soldi che quindi non verranno più corrisposti a partire dal cedolino di gennaio; nel caso di chi è impiegato nei ministeri, invece, si va da un minimo di 23,17 (Prima area - Fascia 1) a un massimo di 66,80 euro. Più basse le cifre nelle Forze Armate: ad esempio nell’Esercito si va da un minimo di 24,10 euro (I Caporal Maggiore) a un massimo di 34,46 euro (Capitano con più di 10 anni di servizio).

Più o meno, quindi, a seconda di quello che è il settore d’impiego, nonché la qualifica e l’anzianità in servizio, si andrà da un minimo di circa 20 euro a un massimo di 65 euro o poco più in meno a partire dalla busta paga di gennaio. E molto probabilmente, considerando che per il rinnovo di contratto si andrà per le lunghe, sarà così per tutto il 2024.

Il caso dei dipendenti assunti a tempo determinato

Va detto che l’effetto una tantum non ci sarà per i dipendenti pubblici assunti a tempo determinato, i quali a partire da gennaio 2023 godranno di un incremento di 6,7 volte l’indennità di vacanza contrattuale, che salirà quindi dallo 0,5% al 3,35%.

Questo incremento mensile spetta solamente a coloro che hanno un contratto a termine in quanto per i dipendenti pubblici assunti a tempo indeterminato l’incremento dell’indennità di vacanza contrattuale, come stabilito dal Decreto anticipi (d.lgs. n. 145 del 18 ottobre), viene calcolato sul 2023 ed erogato in un’unica soluzione (non è ancora chiaro quando).

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