Esiste un bonus da 2.000 euro: è questo il valore che possiamo dare al contributo fornito dai nonni durante i mesi estivi. Ma servono agevolazioni a chi non ne può beneficiare.
C’è un bonus “nonni” di circa 2.000 euro (ma in alcuni casi l’importo può essere persino più alto) a disposizione solamente di alcune famiglie, ossia di coloro che possono fare affidamento su questa importante figura per risparmiare sul costo di centri estivi e baby sitter.
Non bisogna pensare infatti a questo “bonus” come a un contributo che spetta direttamente ai nonni, quanto più di un vantaggio per quelle famiglie che per esigenze lavorative nel periodo estivo hanno la necessità di trovare un posto dove lasciare i figli. È questa, infatti, secondo la proiezione fatta da Assindatcolf e delle associazioni dei consumatori Assoutenti e Cittadinanzattiva, la cifra che indicativamente ogni anno risparmiano le famiglie che possono contare sul supporto dei nonni.
Una cifra che fa riflettere non solo perché - semmai ce ne fosse ancora bisogno - mette in risalto l’importanza di poter contare sui nonni per l’assistenza dei propri figli ma anche perché fa notare quanto invece devono spendere quelle famiglie che non vi possono fare affidamento.
Se davvero si vogliono incentivare le nascite in Italia bisogna iniziare proprio da qui, riconoscendo dei supporti adeguati alle famiglie dove, spesso per necessità, entrambi i genitori lavorano e non possono contare su una o più figure all’interno della cerchia familiare a cui affidare i figli nei periodi in cui le scuole sono chiuse.
Quanto si risparmia grazie ai nonni
Poter contare sui “nonni” è fondamentale per le famiglie e grazie ai conti effettuati da Assindatcolf, Assoutenti e Cittadinanzattiva possiamo anche quantificare il valore del loro supporto.
Pensiamo, ad esempio, a chi al centro estivo - che ricordiamo ammette bambini a partire dai 3 anni di età - preferisce un o una baby sitter, per un costo che per 4 ore al giorno, e cinque giorni a settimana, varia dai 600 agli 800 euro al mese, con il conto che a fine estate può facilmente superare i 2.000 euro. Ancora peggio a chi per necessità ha bisogno di baby sitter a tempo pieno, con lo stipendio che in questo caso può arrivare anche a 1.800 euro al mese.
Va meglio, ma comunque i costi rimangono alti, a chi invece si affida a un centro estivo. Qui le tariffe sono alte specialmente nelle grandi città, con una spesa che tra giugno e agosto può facilmente superare i 2.000 euro. Se a Roma si va dai 100 ai 180 euro a settimana, infatti, a Milano si arriva fino a 370 euro. E questi sono i costi per figlio: figuriamoci una famiglia che ne ha più di uno che quindi deve quasi (solitamente ci sono sconti per fratelli e sorelle) raddoppiare la tariffa.
Risparmiare è possibile grazie ai centri estivi che vengono organizzati dai centri estivi comunali convenzionati, come pure dagli oratori: ma si tratta di occasioni limitate sul territorio, a disposizione di pochi. Così come per pochi è il bonus centri estivi, il cui bando Inps è riservato ai dipendenti e pensionati della Pubblica amministrazione.
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Per chi non ha la fortuna di poter contare sui nonni, quindi, trovare una sistemazione per i figli in estate può essere economicamente proibitivo.
Un’analisi che ci è utile per fare delle importanti considerazioni. Partendo dal fatto che, come spiegato da Andrea Zini - presidente di Assindatcolf - il ruolo dei nonni è “davvero insostituibile, affettivo, sociale ed economico”, è importante riconoscere un sostegno a chi invece non ha la fortuna di poterci contare.
Servono aiuti per le famiglie anche nel periodo estivo e nuove agevolazioni fiscali per rendere sostenibile la spesa per baby sitter e centri estivi. Ad esempio prevedendo una sorta di bonus asilo nido estivo, da riconoscere anche per chi ha più di 3 anni, oppure provvedendo all’apertura estiva delle scuole con attività a servizio delle famiglie.
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