La sterlina inglese cade a colpi di Brexit: lo stop del Parlamento potrebbe portare alla sfiducia di Boris Johnson e addirittura a elezioni anticipate
Brexit: la sterlina inglese sta continuando a risentire del caos esploso a Londra, dove Boris Johnson ha scelto di bloccare il Parlamento provocando le ire dell’intero Regno Unito.
Alcuni hanno addirittura definito la sua decisione come un vero e proprio colpo di Stato, mentre altri hanno iniziato a raccogliere firme e a presentare ricorsi legali in diverse città.
La capitale britannica è stata scossa non poco dalla decisione di Boris Johnson. La sterlina inglese, già messa a tappeto nei giorni scorsi, ha continuato a soffrire anche in previsione delle conseguenze che il blocco del Parlamento potrebbe determinare. Qualcuno ha già rispolverato lo spettro delle elezioni anticipate.
Brexit: sterlina inglese teme le elezioni anticipate
Nella giornata di mercoledì 28 agosto, Boris Johnson ha annunciato la sua intenzione di bloccare il parlamento fino al 14 ottobre. L’obiettivo? Secondo i più scettici quello di impedire a Westminster di congelare la Brexit e, in particolar modo la Brexit no-deal.
Mentre la sterlina inglese è crollata dopo la suddetta decisione, le reazioni politiche e non nel Regno Unito sono state diverse. Il partito conservatore ha iniziato a perdere pezzi (la leader scozzese Ruth Davidson e il capo dei Tory alla Camera dei Lord) e ad attirare su di sé numerose critiche anche da personaggi famosi quali Hugh Grant che ha tuonato furiosamente:
“non distruggerà le libertà che mio nonno ha combattuto due guerre mondiali per difendere”.
La decisione di bloccare il Parlamento non è rimasta esente da conseguenze. In meno di 24 ore una petizione per impedire la prorogation ha raggiunto più di 1,5 milioni di firme (avendo superato la soglia minima delle 100.000 sottoscrizioni, il palazzo di Westminster sarà costretto ad esaminare la questione).
Un vero e proprio caos, quello esploso a Londra, che ha continuato a pressare la sterlina inglese. Alla valuta di Sua Maestà non hanno fatto bene neanche i ricorsi legali depositati a in diverse città del Regno Unito da deputati e attivisti, pronti a lottare contro la decisione di Boris Johnson.
Il partito laburista di Corbyn, intanto, ha avviato i preparativi per sfiduciare il Primo Ministro e ricorrere a nuove elezioni. Il successore di Theresa May però ha ribadito la sua intenzione di non dimettersi e ha ricordato che spetterà comunque a lui stesso stabilire una data per l’eventuale consultazione politica.
Come ripetuto più volte, a risentire di questo caos politico è stato il pound, la cui volatilità è schizzata sui massimi di dicembre nella giornata di ieri. Al momento in cui si scrive la sterlina inglese sta risentendo della Brexit e sta scambiando sotto 1,22 contro il dollaro USA.
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