La Consip annulla la convenzione con la Qui! Group per i buoni pasto; quali conseguenze per i dipendenti? La UNC chiede una soluzione a breve, o altrimenti avvierà una class action ai danni della PA.
È caos buoni pasto per i dipendenti pubblici statali e degli enti locali dopo che la Consip ha deciso di annullare la convenzione con Qui! Group per i buoni pasto ed.7 relativi ai lotti 1 utilizzati in Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta e Lombardia e quelli del lotto 3 in uso nel Lazio.
Come spiega la centrale unica degli acquisti per la pubblica amministrazione questa decisione è motivata dalle centinaia di segnalazioni ricevute in merito alla mancata spendibilità dei buoni pasto emessi da Qui! Group.
Negli ultimi mesi, infatti, sempre più commercianti hanno affisso alle casse un cartello con cui dichiaravano di non accettare i buoni pasto Qui! Ticket. Il motivo? Secondo quanto dichiarato dai commercianti, Qui! Group sono mesi che non li rimborsa de i buoni pasto utilizzati dai clienti per pagare.
Ecco perché i buoni pasto Qui! Group non vengono accettati dalla maggior parte dei commercianti e degli esercenti.
La situazione se possibile è persino degenerata dopo la notizia della risoluzione della convenzione da parte della Consip. Sempre più esercenti, infatti, stanno provando a rivolgersi a Qui! Group per ottenere quanto gli spetta; l’ultimo caso è quello di una coppia di commercianti piemontesi, che si sono rivolti invano alla sede di Torino della Qui! Group per chiedere delucidazioni in merito allo stato dei rimborsi. La loro richiesta però non ha avuto buon fine, tanto che sono dovuti intervenire i carabinieri per allontanarli dalla sede dell’azienda.
Qui! Group è un problema da tempo
La decisione della Consip di interrompere la convenzione con la Qui! Group per l’emissione dei Qui! Ticket era inevitabile; da tempo, infatti, i buoni pasto “firmati” da quest’azienda rappresentano un problema per i dipendenti pubblici e per i commercianti.
Quest’ultimi, infatti, prima di ricevere il rimborso per i ticket accettati dovevano attendere diversi mesi, tant’è che alla fine in molti hanno deciso di non accettare più i buoni pasto di quest’azienda. Di conseguenza, ciò ha provocato diversi malumori per i dipendenti pubblici, ai quali spesso veniva impedito di spendere i buoni pasto rilasciati dall’amministrazione di appartenza.
Ci sono stati casi in cui i Qui! Ticket sono stati accettati, ma solo per il 50% dell’importo, con il lavoratore che doveva pagare di tasca proprio l’altra metà della spesa o del conto del ristorante.
Insomma, tutti questi problemi hanno fatto sì che la Consip interrompesse il rapporto con la Qui! Group la quale adesso dovrà trovare un modo per rimborsare commercianti ed esercenti di quanto dovuto.
Dall’azienda al momento non vogliono commentare l’accaduto, tuttavia riportiamo alcune dichiarazioni pubblicate da Il Giornale lo scorso marzo, quando il direttore generale business divisione della Qui! Group, Ferruccio Borsani, ha spiegato il perché il meccanismo dei buoni pasto si è “inceppato”.
Come dichiarato da Borsani, infatti, il problema sta nel fatto i soldi da parte della pubblica amministrazione arrivano con notevole ritardo (anche dopo 60 giorni). Questo fa sì che l’azienda non ce la fa ad anticipare tutti i soldi, visto che “le casse ovviamente non sono infinite” e ciò inevitabilmente si ripercuote su commercianti ed esercenti.
Secondo Borsani, quindi, quanto avvenuto in questi mesi è da imputare direttamente alla Consip, la quale probabilmente la pensa diversamente visto che ha deciso comunque di interrompere la convenzione con l’azienda annullando i buoni pasto finora emessi dalla Qui! Group.
Le conseguenze per i dipendenti
Secondo la UNC (Unione Nazionale Consumatori) questa situazione non si può assolutamente ripercuotere sui dipendenti, già ampiamente danneggiati dal fatto che commercianti ed esercenti non accettano i Qui! Ticket come titolo di pagamento.
I dipendenti vanno tutelati e per questo l’UNC si augura che i buoni pasto emessi, i quali rappresentano “un diritto che va tutelato ed osservato” vengano in qualche modo indennizzati, oppure sostituiti con quelli di altre società. È vero infatti che questi sulla carta potrebbero essere ancora accettati, tuttavia la realtà dei fatti ci dice che nessun esercizio commerciale lo fa più da tempo.
Inoltre, in attesa di ricevere la nuova fornitura di buoni pasto (che non sarà operativa prima della fine dell’anno) bisognerà individuare una forma di compensazione per il periodo che va da luglio a dicembre.
In mancanza di una soluzione nel breve termine l’UNC, come confermato dal Presidente Massimiliano Dona, non si esclude che venga intrapresa una class action contro la Pubblica Amministrazione.
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