Il Pil dello Stato Usa, patria dell’avanguardia tech, ha superato da solo quello dell’intero industrialismo tedesco. Ma i tonfi di Borsa sono test antidoping su come il Qe sostenga la «rivoluzione»
I non più giovanissimi e, soprattutto, portatori più o meno sani di un’adolescenza un po’ estrema come il sottoscritto, si ricorderanno uno degli anni assoluti del punk, California über alles dei Dead Kennedys. Mentre in Europa imperava quella colossale macchina da marketing chiamata Sex Pistols, Oltreoceano Jello Biafra e John Greenway facevano sul serio: non fosse altro perché alla macchiettistica iconoclastia contro la Regina di Johnny Rotten e Sid Vicious contrapponevano una critica sociale al sistema Usa che, riletta oggi, ancora appare drammaticamente lucida. E preveggente.
California über alles era un duro atto d’accusa contro il potentissimo governatore della California, Jerry Brown e la sua impostazione politica definita dal gruppo nazi-hippy. Era il giugno del 1979. E scomodare in una canzone punk concetti come la polizia segreta di 1984 e il Giulio Cesare di William Shakespeare insieme all’incipit poi cancellato dell’inno del Terzo Reich rappresentava un qualcosa di dirompente. Davvero dirompente. Significava scavare nelle radici profonde della corruttela del potere, evitando la facile scorciatoia demagogica del popolo che viene soggiogato e tradito dai malfattori al governo. Il popolo, spesso e volentieri, con la sua ignoranza mista a quieto vivere è non solo complice ma primo contrafforte di quel sistema.
Ed ecco che questi due grafici
sembrano premere un simbolico tasto di fast forward fino a oggi, presentandoci una medesima realtà attraverso la sua duplice faccia. Da un lato, la California della Silicon Valley e del concetto di Mecca tech ha superato con il suo dato del Pil quello dell’intero e obsoleto industrialismo pesante ed energivoro tedesco. Un richiamo e un simbolismo quasi perfetti con il titolo della canzone dei Dead Kennedys. Di fatto, il mondo fatto di meta, di cripto, di commercio on-line manda in pensione le fabbriche metallurgiche e l’automotive teutonico, tracciando i confini visibili di una Rivoluzione industriale 2.0. Ma ecco che il secondo grafico mostra come quei medesimi nomi, i FAANG che operano come contrafforte del Nasdaq e dell’intera Wall Street da almeno tre anni, stanno patendo un bagno di sangue che pare andare oltre alla ciclica necessità di respirare dopo ima corsa a perdifiato verso capitalizzazioni da dominio del mondo.
Il problema. Sta tutto qui:
lo stigma, la lettera scarlatta che non si può più occultare. E che, anzi, ora fa bella (o brutta) mostra di sé sul petto di quei titoli destinati a cambiare il mondo e i suoi assetti: una correlazione imbarazzante, totale e inoccultabile con i movimenti espansivi e di contrazione del bilancio della Fed. Tradotto, il Qe muove i titoli tech e la loro capitalizzazione record, quei trilioni che fanno orientare un intero mercato, obbligandolo a rotazione satellitari e riempire di inchiostro le prime pagine. Li gonfia e li sgonfia, garantisce il doping a multipli di utile per azione già lunari e in pieno regime di steroidi.
Quanto quella correlazione fra Pil californiano e Pil tedesco può però ritenersi valida, se intesa come cartina di tornasole di uno shift strutturale fra un mondo industriale ormai preistorico e un universo tech che si fa forte, oltretutto, di una transizione ecologica che lo vede alleato e fido guerriero? Discorso troppo lungo, serio e complesso per essere trattato in un articolo, strumento di divulgazione e informazione ontologicamente legato a logiche di limitatezza e attualità.
Una cosa però conta. E molto. Questa:
ovvero, l’implicito suggerimento che questa realtà ci offre a livello interpretativo rispetto alla scelta politica ed economia della Germania, anch’essa epocale, di rinsaldare in maniera strategica e strutturale la sua partnership con la Cina. Un qualcosa che va oltre il terminal del porto di Amburgo e gli investimenti di lungo termine di BASF. Una scelta apparentemente di campo nel riequilibrio geo-economico e geo-finanziario del secolo. Perché il dato da osservare in questa corsa verso i brevetti legati al 6G, quando ancora qui parliamo di 5G come il futuro, non è il vantaggio cinese sugli Usa, bensì la siderale distanza dell’Europa da entrambe i due competitor principali. E, quindi, la sua già acclarata irrilevanza. Una domanda, però, merita di essere posta: quanto può camminare il Big Tech sulle proprie gambe e senza l’ausilio delle rotelle del Qe strutturale della Fed?
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