Il cambio euro-dollaro non riserverà molte sorprese in questi giorni e le cause sono legate a diversi fattori.
Non ci si aspettano grandi sorprese per ciò che concerne il cambio euro-dollaro nei prossimi giorni: sebbene in molti credano in un piccolo rimbalzo sul breve periodo, la quotazione sembra essersi adagiata, continuando ad oscillare su quota 1,10.
Cambio euro-dollaro sotto pressione
Il cross euro-dollaro è senza dubbio sotto pressione in questo momento: in parte a causa delle conseguenze globali dell’allarme Coronavirus e parzialmente per quelli che sono i dati macroeconomici che provengono dagli Stati Uniti, dove sono stati registrati risultati positivi da parte dei fondamentali, in particolare in campo manifatturiero.
Questi valori rappresentano spesso una spinta importante per il dollaro sul mercato valutario ed in particolare sull’andamento del cross euro/dollaro ma dovranno fare i conti, a stretto giro, con la pubblicazione dei dati macroeconomici europei previsti per il mese di febbraio. Per il momento però, a influenzare l’andamento del cambio euro-dollaro saranno i dati americani e i rischi che gli investitori avranno il coraggio di prendere in base all’andamento dell’emergenza legata alla diffusione del Coronavirus.
La quarantena e lo stop alle attività produttive in Cina a causa dell’epidemia stanno già apportando conseguenze serie ai mercati azionari e a diversi grandi nomi dell’industria come Hyundai la quale, proprio per via dell’emergenza, ha dovuto momentaneamente interrompere la produzione.
Politica monetaria in focus sull’euro-dollaro
A prescindere dal suo livello di volatilità in questo momento, il cambio euro-dollaro è un cross che deve essere tenuto sotto controllo con molta attenzione. Non bisogna infatti dimenticare che recentemente la Banca Centrale Europea ha annunciato attraverso il suo presidente Christine Lagarde una revisione strategica della politica della BCE, pur confermando le decisioni prese in precedenza in merito alla politica monetaria per il 2020: chiedersi come questo inciderà sul lungo periodo è di vitale importanza.
Sia la Banca Centrale Europea che la Federal Reserve hanno stabilito tra le loro varie priorità il raggiungimento del valore del 2% dell’inflazione: un target mai raggiunto negli ultimi anni. Quanto potrà essere considerata ancora credibile la parola dei due istituti per gli investitori? Per ciò che concerne l’Europa e il rapporto con la sua valuta a entrare in gioco vi sono anche i tassi d’interesse e il loro impatto.
Mantenerli stabili a bassi livelli può rivelarsi forse utile per il raggiungimento dell’indice voluto d’inflazione, ma di certo agisce come una “pressa” nei confronti di una moneta il cui valore potrebbe incrementare e sostenere la crescita.
Il supereuro che più di un anno fa spaventava tanto in merito alle esportazioni è solo un lontano ricordo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA