Cassa integrazione, Consulenti del Lavoro: ecco perché non sarà pagata entro il 15 aprile

Anna Maria D’Andrea

30/03/2020

Cassa integrazione, primo pagamento entro il 15 aprile 2020? Impossibile, secondo i Consulenti del Lavoro, che lanciano l’allarme sull’eccessiva burocrazia e sui pericolosi ritardi tutt’altro che idonei all’attuale periodo di emergenza economica.

Cassa integrazione, Consulenti del Lavoro: ecco perché non sarà pagata entro il 15 aprile

Pagamento della cassa integrazione entro il 15 aprile 2020? Una missione impossibile.

A lanciare l’allarme sono i Consulenti del Lavoro, prima con una lettera accorata del Presidente Marina Calederone al Premier Conte e poi con un approfondimento pubblicato dalla Fondazione Studi, utile per toccare con mano la situazione paradossale alla quale devono far fronte imprese ed intermediari.

Sia per gli strumenti ordinari, Cigo, FIS e Fondo di solidarietà, che per la cassa integrazione in deroga, l’attuale procedura non consente tecnicamente di arrivare al pagamento entro il 15 aprile 2020.

Per quel che riguarda la Cigd, ad oggi non tutte le regioni hanno pubblicato il decreto di recepimento delle misure previste dal Decreto Cura Italia. Per quelle che invece si sono mosse in tempo c’è il problema della frastagliata procedura per l’invio della domanda di accesso.

Neppure l’emergenza economica (oltre che sanitaria) che ha colpito l’Italia è riuscita a semplificare il sistema, e nonostante la corsa contro il tempo i Consulenti del Lavoro ritengono impossibile il pagamento ai lavoratori della cassa integrazione entro il 15 aprile 2020.

A spiegare perché è l’approfondimento pubblicato dalla Fondazione Studi il 30 marzo 2020, che fornisce una spiegazione dettagliata delle lungaggini burocratiche alle quali sono costrette imprese ed intermediari.

Cassa integrazione, l’allarme dei Consulenti del Lavoro: impossibile il pagamento entro il 15 aprile

Una lettera indirizzata al Presidente del Consiglio Conte per richiedere unità e chiarezza, nonché maggiore considerazione del complesso lavoro che stanno svolgendo i consulenti del lavoro per rendere operative le misure introdotte dal Decreto Cura Italia.

Sono queste le richieste del Presidente Marina Calderone, che lancia l’allarme sull’impossibilità che già il 15 aprile 2020 i lavoratori possano ricevere il pagamento della cassa integrazione.

Allo stato attuale - nonostante il duro lavoro che stanno svolgendo i professionisti - è impossibile rispettare i tempi annunciati dal Governo.

Molte regioni non hanno firmato con i sindacati gli accordi per la cassa integrazione in deroga. La maggior parte di quelle che si sono mosse in tempo non hanno ancora aperto i vari canali di presentazione delle domande.

Quella che hanno ingaggiato i consulenti del lavoro è una lotta contro il tempo, contro la burocrazia che attanaglia il Paese e contro le incongruenze procedurali introdotte dal Decreto Cura Italia.

Una burocrazia che rende impossibile il pagamento della cassa integrazione già entro il 15 aprile 2020, così come annunciato dal Premier Conte. A spiegare in maniera dettagliata i perché è l’approfondimento della Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro.

Cassa integrazione, dalla Cigo alla Cigd: ecco perché non sarà pagata entro il 15 aprile 2020

Si parte dagli ammortizzatori sociali ordinari, Cigo, Fis e Fondo di solidarietà, gestiti direttamente dall’INPS. Sebbene si tratti di misure ordinarie, non è così facile la procedura che porta dalla presentazione della domanda al pagamento della cassa integrazione al lavoratore.

Riportiamo di seguito un utile specchietto esplicativo contenuto nell’approfondimento della Fondazione Studi che spiega perché è impossibile che l’assegno arrivi sull’IBAN del lavoratore già entro il 15 aprile. L’esempio riguarda un’azienda che ha sospeso l’attività lavorativa dal 12 marzo, per un totale di 9 settimane.

FASEProceduraTempistica
1 In data 18.03.2020 il datore di lavoro trasmette telematicamente ai sindacati l’informativa relativa all’attivazione della Cassa Integrazione/Assegno Ordinario e si rende disponibile all’esame congiunto Questa fase deve esaurirsi entro il 21.03.2020
2 Il datore di lavoro, direttamente o per il tramite del Consulente del Lavoro, trasmette all’Inps la domanda di accesso alla prestazione “COVID-19 NAZIONALE” e chiede il pagamento diretto da parte dell’Istituto La Circolare Inps n. 47/2020 ha chiarito che alla domanda non deve essere allegato l’esito della consultazione. Quindi, nel nostro esempio, la domanda si assume inviata il 18.03.2020
3 L’Inps riceve la domanda presentata dall’Azienda, la protocolla e la istruisce, emettendo l’autorizzazione al pagamento diretto Non esiste una tempistica definita. Al momento non risulta che sia stata autorizzata alcuna pratica su tutto il territorio nazionale
4 Il datore di lavoro attende l’esito della domanda trasmessa, consultando la voce “Esiti” della sezione del sito Inps dedicata all’invio delle domande di CIG/Assegno Ordinario I tempi non dipendono dal datore di lavoro e dal Consulente del Lavoro
5 Non appena approvata la domanda e ottenuta l’ammissione al trattamento di CIG/Assegno Ordinario, il datore di lavoro, o il Consulente del Lavoro, predispone i modelli SR41, da trasmettersi telematicamente all’Inps Entro 6 mesi dalla fine del periodo di paga in corso alla scadenza del periodo concesso. In ogni caso, ai fini del nostro esempio, si assume il 25° giorno successivo alla fine del periodo di paga di
marzo 2020 (25.04.2020)
6 Quando l’Inps riceve i modelli SR41 contenenti i dati anagrafici dei dipendenti, l’IBAN del conto corrente su cui accreditare le somme e le ore di sospensione/riduzione, procede ad emettere i mandati di pagamento tramite bonifico Non è prevista una tempistica di legge. I tempi di pagamento dipendono dal numero delle domande presentate, dai tempi di emissione dei mandati e da quelli di esecuzione dei bonifici. Visto il numero ingente di domande e di lavoratori interessati, si stimano non meno di 60 giorni

Sei passaggi obbligati che, evidentemente, dilatano i tempi e rendono impossibile il pagamento entro il 15 aprile 2020.

Tra i punti critici evidenziati dai Consulenti del Lavoro vi è l’attività sindacale che, secondo la Fondazione Studi, è “mirata solo al proselitismo e non a favorire l’immediata presentazione dell’istanza.” La consultazione con i sindacati fa perdere molto tempo, pur non essendo obbligatorio raggiungere l’accordo per la presentazione della domanda.

Se gli ammortizzatori sociali ordinari prevedono tempi così dilatati, la situazione non si fa certo più rosea per la cassa integrazione in deroga.

In questo caso infatti la competenza è delle regioni, e ne deriva che vi sono 21 regolamentazioni diverse da prendere in considerazione. Dopo l’iter procedurale svolto dalla singola Regione, la palla passa all’INPS, che provvede a pagare il lavoratore.

Le difficoltà della liquidazione rapida dell’importo maturato aumentano, denunciano i Consulenti del Lavoro, proprio per le diverse modalità concepite dalle Regioni stesse e dei tempi tutt’altro che uniformi.

Sono 13 le regioni che ad oggi non hanno avviato la procedura per la presentazione delle domande di cassa integrazione in deroga. In 5, invece, non è ancora stato approvato il decreto di autorizzazione.

Si riuscirà ad arrivare al traguardo del 15 aprile 2020 per il pagamento degli assegni? Difficile. Impossibile se si tiene conto degli ulteriori obblighi introdotti dalle parti sociali nelle trattative con le regioni, andando anche contro le semplificazioni espressamente previste dal Decreto Cura Italia.

“Nulla quaestio, quando, talvolta, le previsioni degli accordi introducono condizioni che possono rivelarsi più favorevoli per i diretti interessati rispetto alle linee tracciate dal legislatore centrale, più critica, invece, la considerazione per quei casi in cui le misure introdotte a livello regionale si risolvono in trattamenti complessivamente più restrittivi rispetto alle condizioni di legge.”

La Fondazione Studi cita come esempio provvedimenti che dispongono l’obbligo di preventiva fruizione delle ferie oppure l’obbligo di accordo sindacale anche per le imprese più piccole.

Situazioni che complicano l’accesso agli ammortizzatori sociali per i tanti lavoratori rimasti a casa per via dell’emergenza sanitaria, che rischiano di portare ad una pericolosa frattura sociale.

COVID-19: perché la cassa integrazione non sarà pagata entro il 15 aprile 2020
Approfondimento della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro pubblicato il 30 marzo 2020

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