Cassa integrazione: mancano 120mila lavoratori

Marco Ciotola

17/06/2020

Lo afferma il presidente del Consiglio di Vigilanza Inps Gugliemo Loy, che precisa “Ai 120mila vanno aggiunti i non ancora autorizzati”

Cassa integrazione: mancano 120mila lavoratori

Sono almeno 120mila i lavoratori italiani ancora in attesa della cassa integrazione. Ad affermarlo è stato il presidente del Consiglio di Indirizzo e Vigilanza Inps Guglielmo Loy, nel corso di un’intervista ai microfoni di Radio 24.

Anche se per Loy è impossibile stabilire al momento a quante persone non sia ancora arrivato nessun pagamento, guardando ai numeri dell’Inps sono almeno 120mila i lavoratori in attesa, ovvero quelli per cui c’è già una richiesta del datore di lavoro approvata dall’Inps:

“Non si può parlare di numeri precisi, ma se guardiamo i dati sui lavoratori in mano all’Inps ci sono almeno 120 mila lavoratori in attesa. A questi vanno aggiunti quelli le cui aziende hanno fatto domanda ma non sono stati ancora autorizzati”.

Un numero di certo maggiore quindi, considerato che sono ancora molte le istanze tuttora in esame e in attesa di un’approvazione.

Cassa integrazione: mancano 120mila lavoratori

Intervistato da Simone Spetia per Radio 24, Gugliemo Loy ha provato a chiarire procedure e meccanismi che sono dietro all’erogazione della prestazione economica, resa cruciale dalla pandemia di coronavirus che ha bloccato lavorativamente il Paese.

La prima precisazione che va fatta - ha evidenziato Loy - è che la cassa integrazione è una misura ordinaria che si è rilevata inadatta in un momento di emergenza simile:

“L’errore sulla cassa integrazione è stato quello di non impostarla come il bonus, molto efficace: paghiamo tutti e subito in un mese. Sulla cassa si è deciso di usare lo strumento vecchio e ciò ha prodotto ritardi. Si è usata una procedura ordinaria in tempo di guerra, armi convenzionali per combattere una guerra nucleare”.

La gestione usuale delle istanze prevede quindi che l’Inps paghi se il datore di lavoro manda il certificato entro i termini indicati. In un secondo momento, i pagamenti vengono gestiti ma con inevitabili ritardi, di cui l’Inps ovviamente non può caricarsi delle responsabilità.

Per Loy gran parte delle polemiche deriva proprio dal fatto che questi meccanismi siano oscuri ai lavoratori e talvolta alle stesse aziende. Ma - sottolinea - quello che è importante fare adesso è “non mischiare i dati”:

“Se si integrano i dati relativi alle persone con quelli amministrativi si commette un errore e la situazione diventa ancora più confusa per l’opinione pubblica, che si spacca: alcuni parlano di 500mila in attesa della cassa integrazione e altri dicono 28mila”.

Intanto le novità introdotte dal nuovo decreto sulla cassa integrazione hanno aggiunto altre quattro settimane nel monte complessivo della prestazione a disposizione delle aziende.

Ma le voci critiche si susseguono; l’ultima in ordine temporale è quella del presidente di Confindustria Carlo Bonomi, che ha parlato di “gravi ritardi” di tutte le misure a sostegno della liquidità, che si sono rivelate “molto più problematiche rispetto a quelle europee”.

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