Cassa integrazione: i furbetti sono troppi dal momento che un quarto delle ore è andato anche alle aziende non in crisi, che non hanno avuto una perdita del fatturato. I dati presentati da Giuseppe Pisauro, presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio.
La cassa integrazione fa i conti con troppi furbetti dal momento che è stata presa anche da aziende non in crisi, e questo emerge dai dati presentati dal presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) Giuseppe Pisauro nel corso di un’audizione nelle commissioni Bilancio di Camera e Senato.
Si tratta di quelle aziende che non hanno subito un calo di fatturato, ma hanno comunque richiesto la cassa integrazione sempre per COVID-19 e l’hanno ottenuta. Aziende per le quali quindi i dipendenti hanno continuato a lavorare in smart working o comunque in sede.
Il risultato illustrato dall’Upb parte dai dati incrociati INPS con quelli risultanti dal monitoraggio della fatturazione elettronica dell’Agenzia delle Entrate.
Non è la prima volta che parliamo della truffa della cassa integrazione, dal momento che molti hanno anche proceduto con richieste fittizie per ottenere l’indennità.
Vediamo nel dettaglio la situazione dei furbetti della cassa integrazione, delle aziende non in crisi.
Cassa integrazione: 1/4 delle ore alle aziende non in crisi
Per la cassa integrazione un dato sconcertante dal momento che un quarto delle ore autorizzate è andato anche alle aziende non in crisi, vale a dire a quelle che non hanno avuto un calo di fatturato.
Nel dettaglio i dati incrociati da INPS con quelli risultati dal monitoraggio dell’Agenzia delle Entrate sono stati presentati da Giuseppe Pisauro dell’Upb. Quello che emerge è che nei primi 6 mesi del 2020, la maggior parte dei quali caratterizzati dall’emergenza COVID-19, rispetto al primo semestre del 2019 solo un terzo delle ore di cassa integrazione ordinaria, in deroga e assegno ordinario dei Fondi bilaterali è stato usato da imprese che hanno subito una perdita del fatturato di almeno il 40%.
Un quarto delle ore autorizzate invece è andato ad aziende furbette, che non hanno avuto perdita del fatturato e per le quali quindi pare che i lavoratori abbiano continuato a lavorare.
La cassa integrazione fino a oggi ha riguardato oltre 5 milioni di persone laddove quelle stimate erano 8 milioni. Molte ore potrebbero mancare nel calcolo ancora aprile e maggio, specie se si considera i ritardi dell’erogazione. Secondo l’Ufficio parlamentare di Bilancio sono state utilizzate 943 milioni di ore su 1,5 miliardi nonostante i furbetti della cassa integrazione.
Cassa integrazione: la proroga tiene fuori i furbetti
Per la cassa integrazione si pensa alla proroga di 18 settimane dal 15 luglio, ma che tenga fuori i furbetti.
Potranno infatti, stando a quanto emerge dalle prime notizie sul decreto di agosto, averla soltanto le aziende che potranno dimostrare una riduzione di almeno il 20% del fatturato.
Non solo, sembra che verranno dati degli incentivi, in termini di sgravi contributivi al 100%, alle aziende che rinunceranno alla CIG per richiamare i dipendenti.
La cassa integrazione dovrebbe quindi, ma solo per le aziende in crisi davvero a causa dell’emergenza COVID-19, arrivare fino alla fine del 2020. La stessa cassa integrazione dovrebbe accompagnarsi al blocco dei licenziamenti, proroga della Naspi e dei contratti a termine, ma per questo bisognerà attendere il prossimo decreto da 25 miliardi di euro.
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