Causale bonifico, non è obbligatoria, ma è meglio metterla per non rischiare

Patrizia Del Pidio

24 Dicembre 2024 - 15:00

Mettere la causale nel bonifico non è obbligatorio, ma per avere una sorta di autocertificazione dell’operazione è meglio metterla. Ecco perché è sempre consigliato.

Causale bonifico, non è obbligatoria, ma è meglio metterla per non rischiare

La causale del bonifico non è un elemento obbligatorio da inserire, ma è sempre consigliabile metterla per non rischiare. Nell’atto di compilazione di un bonifico potrebbero sorgere dei dubbi su che causale mettere, quale possa essere quella giusta e quale possa, invece, non piacere al Fisco. Proprio per questo motivo c’è chi preferisce proprio non compilarla, ma è obbligatorio inserirla? A cosa serve? Cosa è meglio scriverci? Da quando i controlli fiscali riguardano anche i movimenti bancari la paura di ogni cittadino è quella di commettere qualche errore che lo metta nei guai con l’amministrazione tributaria.

Attualmente per i trasferimenti di denaro è raro che si utilizzino i contanti ed è sempre più diffuso l’utilizzo dei pagamenti tracciabili e in particolar modo dei bonifici. Questi ultimi rappresentano una forma di pagamento che non solo è comoda, ma anche trasparente e pratica. Quello che bisogna mettere in conto, però, è che potrebbero sorgere, come accennato, dei dubbi sul modo giusto per l’esecuzione e in particolare su come compilare la causale, ovvero l’indicazione del motivo per cui si trasferisce la somma.

Bonifico, è obbligatoria la causale?

Quando si esegue un bonifico è obbligatorio inserire la causale? La risposta è no. Non si tratta di un elemento essenziale che deve per forza essere inserito e, quindi, il pagamento viene effettuato anche in mancanza di questa indicazione.

Anche se non è obbligatoria, però, la causale è utile non solo per tenere traccia dei trasferimenti di denaro, ma anche per ricordare le motivazioni legate a quel pagamento in particolare. Ricordiamo, infatti, che ricostruire i movimenti del proprio conto corrente non è solo un’esigenza personale, ma potrebbe essere essenziale in caso di controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate.

Con un esempio pratico potremmo dire che se l’Agenzia delle Entrate richiede le motivazioni di uno spostamento di denaro per il quale non si abbia una chiarezza nelle finalità, la mancanza di una causale potrebbe essere un problema per il contribuente che ha eseguito il pagamento. In questi casi, quindi, aver indicato la causale potrebbe assumere un ruolo importantissimo.

La causale non è una giustificazione accertata

Da considerare, però, che l’Agenzia delle Entrate, in caso di accertamenti, non è obbligata a credere a quello che il contribuente ha scritto nella causale che giustifica il bonifico. Si pensi ad esempio a un contribuente che indica nella causale di un pagamento soggetto a tassazione (come potrebbe essere, ad esempio una vendita da parte di un commerciante) la dicitura “Regalia” per permettere di evadere gli obblighi fiscali.

La causale, quindi, potrebbe essere anche un’arma a doppio taglio per due motivi:

  • da una parte vincola il contribuente se dichiara eventi a lui sfavorevoli;
  • dall’altra non vincola il Fisco nel caso che indichi eventi favorevoli al contribuente (in sostanza non è la sola causale a scagionare il contribuente da eventuali sospetti).

Causale non obbligatoria, ma consigliata

Proprio per quanto asserito nelle righe precedenti, è comprensibile che la causale non risulti essere un elemento obbligatorio del bonifico. Bisogna però considerare che si tratta di una informazione che, a distanza di tempo, può aiutare sia il Fisco che il contribuente a “ricordare” la motivazione del trasferimento di denaro.

Ovviamente per essere davvero utile la causale deve essere quanto più precisa possibile sulle finalità del trasferimento di denaro. In alcuni casi, infatti, la causale stessa, precisa e puntuale, potrebbe salvaguardare il contribuente da un accertamento fiscale.

Si pensi alla donazione indiretta di un padre a un figlio per comprare casa. Se il bonifico del padre è fatto direttamente alla parte venditrice giustificherebbe l’entrata di somme a un soggetto diverso da quello a cui l’immobile è stato venduto. Se, invece, la donazione indiretta è dal conto corrente del padre a quello del figlio, il beneficiario può dimostrare che si è trattato di una donazione per acquistare un bene per il quale non aveva le somme necessarie.

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