Letta porta avanti l’idea del “campo largo” per sconfiggere il centrodestra. Possibile un’alleanza con Calenda. Ecco cosa succede nel centrosinistra e le improbabili alleanze interne.
Mentre nel centrodestra si discute di collegi e soprattutto di premiership, ma la coalizione sembra comunque unita da piani, programmi e idee sostanzialmente comuni, a sinistra le prospettive di coalizione sembrano andare dal Pd ad Azione, dalla sinistra estrema fino a Renzi, senza dimenticare i transfughi di Forza Italia, o qualche cespuglio di centrodestra, come il partitino di Toti Cambiamo.
Al centro della scena pare entrato Carlo Calenda, già epurato dal Pd più volte, dopo la sua decisione di uscire dal partito nelle cui liste era stato eletto a Bruxelles, per fondare il suo partito di centro, Azione. Dopo che soli quattro giorni ha affermato di essere contrario a qualsiasi ammucchiata anti-sovranisti, ora Calenda sembra voler diventarne il regista. Tutto ciò anche grazie a un segretario del Pd che sembra sempre più spiazzato da questa crisi di governo, soprattutto dal fatto che a provocarla siano stati Conte e i Cinque Stelle. Motivo per cui, inevitabilmente, Letta ha dovuto ritrattare l’idea sul “campo largo” con loro, su cui stava lavorando alacremente da oltre un anno.
Non è un caso se all’interno del partito la linea di Letta non sembra riscuotere molti consensi. Calenda, dall’alto del suo 5% e del suo riformismo, liberalismo e centrismo a parole, sembra non avere scrupoli né a tornare col Pd, né a valutare un’alleanza con Renzi, che solo pochi mesi fa, in Tv, fa apostrofava con un: «di lui non me ne frega nulla, che se ne vada in Arabia Saudita».
Quel che ancora più stupisce è che il paladino del liberalismo e della libera concorrenza possa allearsi con Leu di Bersani, Speranza e Fratoianni. Sembra proprio che pur di non far vincere il centrodestra si sia disposti a tutto, anche a rinnegare le proprie idee sulle diverse formazioni politiche.
Il Pd sembra addirittura disposto a far salire sul carro del centrosinistra chi, come Brunetta e Gelmini, fino a due giorni insultava apertamente il partito e il suo segretario. In tutto questo, il centrodestra è consapevole che, mettendo da parte le inutili diatribe su premiership e collegi, può davvero realizzare un risultato importante il 25 settembre. È proprio per questo motivo che Letta ha cercato fino all’ultimo di convincere Conte ad appoggiare, magari dall’esterno, il Governo Draghi. Andare alle elezioni così in fretta, senza la possibilità di costruire il tanto agognato campo largo, costringe ad acrobazie e bizantinismi per riuscire a creare un polo elettivo che contrasti il fronte del centrodestra, in chiaro vantaggio in tutti i sondaggi.
All’interno del Pd sembra siano già in molti quelli pronti a sfilarsi dalla linea politica seguita da Enrico Letta in caso di netta sconfitta il 25 settembre. Già si pensa a come superare l’ennesima impasse, dopo che le diatribe interne avevano fatto fuori Nicola Zingaretti.
Insomma, quello che sta accadendo a sinistra sembra davvero una chiamata alle armi verso tutti quelli che sono “cosa diversa” dal centrodestra e che non appartengono al M5S, diventato ormai inavvicinabile a sinistra, e mettere insieme le pere e le mele solo per contrastare il centrodestra.
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