Se SFDR è nata per contrastare le pratiche di greenwashing, l’impressione degli operatori è che tale regolamento rischia in realtà di aumentare tali pratiche.
Applicata dal 10 marzo 2021 anche se a regime soltanto dal 1° gennaio 2023, per la SFDR è già il momento del bilancio.
Nel corso del 2023 la Commissione Europea aveva annunciato l’avvio di una fase di valutazione complessiva del regolamento e lo scorso autunno ha organizzato due pubbliche consultazioni, una aperta a tutti i cittadini e una ristretta ai soggetti coinvolti nell’applicazione del regolamento. Di recente è stato pubblicato il rapporto preliminare sui risultati.
Il rapporto da evidenza di un quadro con luci e ombre. Se la maggioranza dei partecipanti (89%) concorda sul fatto che il perfezionamento della trasparenza sugli impieghi sostenibili è ancora oggi attuale, come pure sulla maggiore efficacia di regole europee rispetto a quelle fissate a livello nazionale per il reporting (94% d’accordo), una larga maggioranza ha indicato la presenza di importanti limitazioni che hanno ostacolato l’uso e l’efficacia del regolamento (mancanza di dati, chiara interpretazione di concetti fondamentali). Giudizi severi sono stati espressi sul fatto che le limitazioni presenti nel regolamento creano incertezza applicativa (79% d’accordo) con conseguenti rischi reputazionali (80% d’accordo) e con un rischio di greenwashing e mis-selling (81% d’accordo). In definitiva, se SFDR è nata per contrastare le pratiche di greenwashing, l’impressione degli operatori è che tale regolamento rischia in realtà di aumentare tali pratiche. [...]
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