Chi era Fabrizio “Diabolik” Piscitelli, l’ultras della Lazio ucciso al Parco degli Acquedotti?

Alessandro Cipolla

11 Novembre 2019 - 16:14

Rimane ancora avvolta nel mistero la morte di Fabrizio Piscitelli, meglio conosciuto come Diabolik, l’ultras della Lazio freddato su una panchina del Parco degli Acquedotti lo scorso agosto.

Chi era Fabrizio “Diabolik” Piscitelli, l’ultras della Lazio ucciso al Parco degli Acquedotti?

L’omicidio di Fabrizio Piscitelli continua a essere avvolto nel mistero. Poco più di tre mesi dopo quel mercoledì 7 agosto quando Diabolik è stato freddato su una panchina del Parco degli Acquedotti, ancora non sembrerebbero esserci delle novità rilevanti sulle indagini in merito alla morte del leader della tifoseria della Lazio.

L’unica cosa che appare certa è che si sia trattato di una vera e propria esecuzione, messa in atto da un killer professionista che si era camuffato da runner riuscendo poi a far perdere le sue tracce dopo aver sparato un unico colpo con una pistola calibro 7,65.

Ma chi era Fabrizio Piscitelli e perché il suo assassinio ha così scosso la capitale? Da quel giorno sul conto di Diabolik è stato detto tutto e il contrario di tutto, partendo dalla sua militanza nell’estrema destra romana fino al suo ruolo all’interno della curva della Lazio e ai presunti legami con la criminalità organizzata.

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Chi era Fabrizio Piscitelli, il Diabolik della curva della Lazio

Fino al momento della sua morte il nome di Fabrizio Piscitelli era conosciuto e temuto in tutta la capitale, oltre a essere famoso tra gli ultras di tutta Italia per essere il leader storico degli Irriducibili, il gruppo guida del tifo caldo della Lazio.

Sposato con due figlie, una delle quali era in viaggio di nozze al momento della sua morte, Diabolik si trovava insieme al suo autista cubano quando è stato freddato al Parco degli Acquedotti mentre con ogni probabilità stava aspettando qualcuno.

L’azione del killer è stata rapidissima così come la sua fuga, ma la presenza di diversi testimoni oculari oltre che di diverse telecamere di sorveglianza nelle zone limitrofe facevano pensare che il responsabile dell’omicidio potesse essere rintracciato entro poche ore.

Invece ancora oggi non ha un nome e un cognome chi ha ucciso Piscitelli, così come ignoti sono i possibili mandanti. Per gli inquirenti l’omicidio di Diabolik sarebbe maturato all’interno dell’ambiente della malavita romana.

Storicamente legato al mondo dell’estrema romana capitolina, nel 2013 Fabrizio Piscitelli era stato arrestato in un’inchiesta riguardante un traffico di droga internazionale, mentre nel 2015 per lui era arrivata una condanna in primo grado a 3 anni e 6 mesi per la vicenda del tentativo di scalata alla Lazio che coinvolse anche Giorgio Chinaglia.

Sempre in quel periodo gli furono sequestrati beni per un valore totale di 2 milioni, compresa una villa a Grottaferrata. Dopo la sua morte, inizialmente per lui il questore di Roma optò per dei divieti restrittivi al funerale, che poi si è svolto in forma privata.

In un momento di così grande dolore - scrissero in quei giorni le figlie di Piscitelli - risulta incomprensibile come a nostro padre, che non ha mai avuto condanne per associazione e il cui killer ad oggi è ancora sconosciuto, il questore di Roma abbia deciso di applicare gli stessi divieti di celebrazione del funerale che altri questori hanno applicato a personaggi di spicco della criminalità organizzata, ristretti fino alla loro morte in regime di 41bis”.

Ad aumentare ancora di più il mistero di questo omicidio c’è un video postato su Youtube in data 2 settembre da Fabio Gaudenzi, amico stretto di Diabolik, dove l’uomo definendosi prigioniero politico si dichiarava appartenente insieme a fabrizio Piscitelli e altri a un gruppo elitario chiamato I Fascisti di Roma Nord alla cui guida ci sarebbe Massimo Carminati.

Con il volto coperto e poche ore prima di consegnarsi alle Forze dell’Ordine, Gaudenzi ha rivelato di essere a conoscenza di cui fosse il mandante dell’omicidio del capo ultras della Lazio e di voler parlare con il procuratore Gratteri.

Con ogni probabilità le indagini potranno arrivare a una vera svolta quando dalla Germania si saprà cosa è stato trovato nei tre cellulari in possesso di Fabrizio Piscitelli, magari facendo luce con chi si sarebbe dovuto incontrare in quel caldo pomeriggio di agosto al Parco degli Acquedotti.

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