Con la nascita di Italia Viva adesso Matteo Renzi potrà contare anche su un discreto gruzzoletto: oltre ai finanziatori privati, fondamentale per l’ex premier è stato riuscire a creare un gruppo parlamentare anche al Senato.
Matteo Renzi è senza dubbio l’uomo politico del momento. Con la decisione di fuoriuscire dal Partito Democratico e di creare Italia Viva, è riuscito ad attirare verso di sé tutte le attenzioni mediatiche ma adesso questa sua nuova creatura dovrà avere la forza, anche economica, per potere andare avanti.
Visto che si tratta di un partito tutto nuovo, del quale fino a pochi giorni fa non si sapeva neanche il nome e il simbolo è tuttora sconosciuto, logico che possa scattare la domanda sul come si possa adesso finanziare Italia Viva.
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Essendo riuscito a formare un gruppo parlamentare anche al Senato, grazie all’aiuto del senatore socialista Riccardo Nencini che è confluito in questo nuovo soggetto politico, Matteo Renzi potrà contare su un buon tesoretto derivante dai contributi parlamentari.
Non mancheranno però anche diversi finanziatori privati, da Davide Serra a Daniele Ferrero, che stanno sostenendo i Comitati di azione civile promossi dall’ex premier visto che la storica fondazione Open è stata chiusa un anno fa.
Come si finanzia Italia Viva, il nuovo partito di Renzi
Il progetto di Matteo Renzi è, in linea con il suo personaggio, piuttosto ambizioso: andare a riempire quell’area centrista e progressista che al momento, vista l’assenza fino a qualche giorno fa di un partito moderato, è sostanzialmente vuota.
Ora che Italia Viva è ufficialmente una realtà politica, il prossimo step sarà quello di radicarsi sul territorio sfruttando la già esistenza dei Comitati di azione civile, promossi non a caso dall’ex premier dopo le dimissioni da segretario del Partito Democratico.
Se Matteo Renzi sarà il frontman in televisione e sui giornali, visti i primi sondaggi di certo non esaltanti per crescere il nuovo partito dovrà lavorare soprattutto a livello locale e questo per forza di cose richiederà risorse adeguate.
Essendo riuscito a formare un gruppo parlamentare oltre che alla Camera anche al Senato, grazie a Nencini che ha prestato il simbolo della Lista Insieme unendosi poi alle fila dei renziani, Italia Viva adesso potrà godere dei contributi elargiti dalle Aule che sono complessivamente pari a 2,2 milioni l’anno.
Come era prassi nel Partito Democratico, anche in questa nuova avventura i parlamentari “scissionisti” con ogni probabilità si andranno a decurtare parte del loro stipendio da onorevole versandolo poi al neonato partito.
Non mancano però anche i finanziatori privati. Fino allo scorso anno il motore pulsante di Matteo Renzi dal punto di vista economico era la fondazione Open, che organizzava la kermesse della Leopolda.
A riguardo l’ex presidente di Open l’avvocato Alberti Bianchi, che tramite il suo legale si è dichiarato comunque estraneo ai fatti, è stato appena indagato dalla procura di Firenze per traffico di influenze illecite proprio per i suoi rapporti personali e professionali con la fondazione.
Nei suoi sei anni di vita la fondazione Open era riuscita a raccogliere finanziamenti per 6,7 milioni. Tempo fa l’ex premier aveva annunciato la nascita della Matteo Renzi Foundation, ma al momento di operativi ci sono soltanto i Comitati d’azione civile che finora hanno raccolto in totale 500.000 euro.
Tra i benefattori dei Comitato ci sono il finanziere Davide Serra da sempre vicino al senatore toscano, l’imprenditore Lupo Rattazzi figlio di Susanna Agnelli e Daniele Ferrero, presidente e amministratore delegato di Venchi.
Tra contributi parlamentari, probabili decurtazione degli stipendi di deputati e senatori e le donazioni da parte dei privati, per questo suo inizio Italia Viva potrà contare su un tesoretto di circa 3 milioni, che possono rappresentare un buon punto di partenza per il progetto politico di Matteo Renzi.
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