Ci sarà una crisi energetica in estate? Attenzione a questi 6 fattori

Violetta Silvestri

29 Marzo 2023 - 13:09

La crisi energetica può tornare a sconvolgere Europa e Italia in estate: sono almeno 6 i motivi del nuovo allarme. Perché il vecchio continente rischia ancora carenza di forniture e balzi nei prezzi.

Ci sarà una crisi energetica in estate? Attenzione a questi 6 fattori

La crisi energetica può esplodere di nuovo in estate e travolgere l’Europa, proprio mentre il vecchio continente si sente al sicuro per aver superato senza intoppi un inverno ostico.

L’avvertimento è serio e giunge direttamente dalla Conferenza europea sul gas svoltasi a Vienna.

Al momento, la situazione è sotto controllo. I timori di blackout e abitazioni lasciate al gelo sono svaniti e le riserve di gas sono piene più del normale. La regione sta entrando in un periodo cruciale di ricostituzione delle scorte ed evitare una crisi il prossimo inverno dipenderà proprio dal successo dello stoccaggio.

L’Europa non sarà in grado di fare affidamento sulla fornitura solitamente massiccia dalla Russia e infatti i Paesi Ue si stanno affidando ad altre nazioni.

Tutto sembra proseguire per il verso giusto, con il prezzo del gas che fluttua sui 40-42 euro per megawattora nel benchmark di riferimento di Amsterdam. Tuttavia, il mercato rimane diffidente poiché eventi avversi potrebbero ancora capovolgere un equilibrio energetico non così inattaccabile.

Andrew Walker, vicepresidente del principale fornitore di Gnl Cheniere Energy ha ammonito: “Ci sono molti rischi chiave là fuori”, riferendosi a minacce che l’Europa potrebbe essere obbligata ad affrontare già in estate. Le insidie sono almeno 5 e preannunciano una crisi energetica. Con relativi balzi dei prezzi del gas.

1. L’incognita Cina

Le importazioni record di Gnl hanno costituito la spina dorsale degli sforzi dell’Europa per affrontare la crisi nell’ultimo anno.

L’Agenzia internazionale dell’energia, però, ha avvertito che nel 2023 I Paesi europei devono affrontare un rischio di carenza di approvvigionamento, a meno che non riducano ulteriormente i consumi, con la domanda di Gnl della Cina a rappresentare una grande incognita.

Da segnalare, inoltre, che il gas naturale liquefatto più economico sta riaccendendo l’interesse dei piccoli acquirenti in Asia, il che aumenta la concorrenza. La domanda cresce, l’offerta si riduce e i prezzi salgono: questa equazione può essere pericolosa per l’Europa.

2. Ripresa della domanda industriale

Stanno emergendo segnali che il consumo di gas da parte dell’industria, che ha rappresentato quasi la metà della riduzione totale della domanda in Europa lo scorso anno, è in ripresa.

Si sta registrando anche un rilancio nelle imprese della raffinazione del petrolio e petrolchimiche in Spagna, Paesi Bassi e Francia, dove è più facile cambiare combustibile rispetto ad altri settori.

Gli analisti di Goldman Sachs e SEB AB hanno avvertito che i prezzi del gas potrebbero più che raddoppiare rispetto ai livelli attuali se la domanda industriale dovesse tornare. Ma quanto sarà grande il rimbalzo?

Molti produttori hanno chiuso o trasferito alcune attività lo scorso anno poiché i costi energetici sono diventati proibitivi e non c’è certezza che torneranno. Una crisi bancaria e finanziaria in corso potrebbe anche colpire le industrie europee. C’è incertezza, ma la buona notizia di una produzione industriale che torna a correre si può trasformare nell’incubo di una maggiore domanda di gas già in estate.

3. Gas più attraente di altre materie prime

Il calo dei prezzi del gas lo sta rendendo di nuovo attraente per le centrali elettriche europee, rispetto ad alternative come il carbone o il petrolio.

La produzione di energia elettrica dal carbone in Europa è aumentata lo scorso anno, ponendo fine a una serie di cali costanti. Dall’inizio del 2023, invece, sia carbone che gas hanno visto un ribasso nella scelta, a causa della maggiore produzione di energie rinnovabili, principalmente eolica.

Ma, secondo il consulente Rystad Energy AS, l’uso del gas per l’elettricità a volte ha superato il carbone nell’ultimo mese. Lo spostamento è anche aiutato da permessi di carbonio più costosi, necessari alle centrali elettriche per emettere emissioni.

Più domanda di gas in questo ambito può tradursi in uno squilibrio con l’offerta nei prossimi mesi.

4. La Francia è un problema

I guai di Electricite de France si stanno rapidamente rivelando uno dei maggiori rischi per l’Europa. Le centrali nucleari dell’azienda elettrica hanno sofferto per vari motivi tecnici, contribuendo a un numero record di reattori disattivati ​​lo scorso anno e spingendo la produzione atomica al minimo degli ultimi 30 anni.

Di conseguenza, l’energia elettrica è stato l’unico settore in Europa in cui il consumo di gas è rimasto relativamente stabile lo scorso anno, anche se la domanda complessiva di elettricità è diminuita, mentre la produzione eolica e solare è aumentata.

EDF ha trovato nuovi difetti che hanno causato un’impennata dei prezzi dell’energia diverse volte questo mese. Mentre la società ha lasciato invariate le sue previsioni di produzione di energia nucleare per quest’anno, altri problemi metterebbero ulteriormente a dura prova le reti elettriche e aumenterebbero la domanda di gas.

5. Allarme siccità

I ricordi del fiume Reno che si è prosciugato e diventato impraticabile lo scorso anno sono ancora freschi, così come il caldo record e la siccità che hanno limitato la produzione idroelettrica e nucleare in Europa. Il cambiamento climatico sta rendendo più probabili eventi meteorologici gravi e un’altra estate torrida e secca è probabile.

Il bilancio idrologico nelle Alpi, ovvero la quantità di energia immagazzinata nei bacini e nel manto nevoso rispetto alle norme stagionali, mostra già il più grande deficit dal 2017 per il periodo dell’anno. Il caldo potrebbe aumentare la domanda di gas per il raffreddamento e, se il Reno si prosciuga di nuovo, può interrompere il movimento di carbone e prodotti petroliferi verso la Germania.

6. Rischio Russia

La quota della Russia sulle forniture di gas nell’Unione europea è scesa a meno del 10% entro la fine dello scorso anno dal 40% nel 2021, poiché la maggior parte delle nazioni è passata ad alternative come il Gnl statunitense.

Mentre i flussi dei gasdotti sono diminuiti, le importazioni di Gnl - che non sono limitate - da Mosca sono aumentate. Ora c’è una crescente pressione sulle aziende europee per porre fine a questi acquisti.

La Russia ha rappresentato il 14% del totale delle importazioni europee di Gnl nel 2022, ha affermato Leo Kabouche, analista di Energy Aspects Ltd. Se la regione dovesse vietare tali flussi, la perdita sarebbe “significativa ed estremamente difficile da sostituire.”

La possibilità di un taglio totale da Mosca, i rischi di sabotaggio delle infrastrutture o interruzioni impreviste di grandi progetti quest’anno - così come la concorrenza con la Cina - potrebbero mettere nuovamente sotto pressione il mercato del gas, secondo il vicedirettore generale del dipartimento Energia della Commissione Ue, aggiungendo: “Non siamo fuori pericolo. Quindi restiamo vigili, restiamo uniti.”

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