La Cina potrebbe lanciare un’invasione su larga scala di Taiwan entro il 2025. A lanciare l’allarme, il ministro della Difesa dell’isola Chiu Kuo-Cheng.
La Cina potrebbe lanciare un’invasione su larga scala di Taiwan entro il 2025. A lanciare l’allarme è stato il ministro della Difesa dell’isola Chiu Kuo-Cheng, secondo cui le tensioni bilaterali sarebbero le peggiori degli ultimi 40 anni. In un’intervista al China Times, il ministro di Taiwan ha spiegato che la Cina sarebbe già in grado di iniziare l’offensiva, ma avrebbe deciso di aspettare tre anni. «Entro il 2025 - afferma Chiu - la Cina ridurrà i costi e gli attriti ai minimi. Ha la capacità ora, ma non inizierà facilmente una guerra, dovendo prendere in considerazione molte altre cose».
La pericolosa escalation Cina-Taiwan
Negli ultimi giorni, Pechino ha inviato quasi 150 aerei da guerra nella zona di difesa aerea di Taiwan. La prova di forza è iniziata il primo del mese di ottobre, giorno dell’anniversario della fondazione della Repubblica popolare. In un’intervista alla rivista Foreign Affairs, la presidente dell’isola Tsai Ing-wen ha affermato di non voler arrivare allo scontro militare, ma ha anche aggiunto: «Se la democrazia e lo stile di vita sono minacciati, Taiwan farà tutto ciò che è necessario per difendersi. Non ci piegheremo». L’escalation è dunque sempre più minacciosa.
I motivi del conflitto Cina-Taiwan
Il conflitto tra Cina e Taiwan ha radici antiche, con il governo di Pechino che rivendica l’isola come parte integrante del suo territorio e Taipei che proclama la sua indipendenza. Ma l’attuale braccio di ferro è la conseguenza del recente riequilibrio di forze nella regione dell’Indo-Pacifico. La zona infatti è diventata cruciale per gli interessi globali di politica estera, difesa e commercio. I nuovi rapporti di forza poggiano su due trattati, l’Aukus (un’alleanza strategica ’anti-Cina’ tra Stati Uniti, Gran Bretagna e Australia) e il Cptpp (un accordo commerciale che collega Canada, Australia, Brunei, Cile, Giappone, Malesia, Messico, Nuova Zelanda, Perù, Singapore e Vietnam). Dopo l’annuncio dell’alleanza militare dell’Aukus, il 16 settembre scorso la Cina ha chiesto di poter entrare nel Cptpp (Comprehensive and progressive agreement for trans-Pacific partnership). Poi, però, è arrivata anche la richiesta di Taiwan, che Pechino considera una «provincia ribelle». Ed è iniziata l’escalation.
Il botta e risposta tra Cina e Stati Uniti
Il portavoce del Dipartimento di Stato Usa, Ned Price, ha definito «provocatorie e destabilizzanti» le attività militari della Cina vicino Taiwan . La replica di Pechino non si è fatta attendere. La portavoce del ministero degli Esteri, Hua Chunying, ha risposto che la Cina «intraprenderà tutte le azioni necessarie per distruggere qualsiasi complotto per l’indipendenza di Taiwan». Non è tutto. Hua ha contestato anche le ultime mosse degli Usa, tra cui la vendita di armi a Taiwan. La Cina considera l’isola parte integrante del suo territorio e ha ribadito che adotterà tutte le misure necessarie per combattere qualsiasi tentativo di «indipendenza».
L’intervento ambiguo di Joe Biden
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha riferito ai giornalisti della Casa Bianca di aver parlato di Taiwan con il presidente cinese Xi Jinping con cui ha concordato «il rispetto sull’accordo di Taiwan». La dichiarazione di Biden, però, si presta a diverse interpretazioni. Apparentemente, il riferimento sembra alla politica Usa «una sola Cina» che riconosce l’unità territoriale del paese nonostante la presenza di due governi distinti a Pechino e a Taipei. Non è tutto. Biden potrebbe far riferimento anche al Taiwan Relations Act che stabilisce che Washington mantiene relazioni diplomatiche con la Repubblica popolare con l’aspettativa che il futuro di Taiwan sarà deciso con mezzi pacifici. Ma il ministero degli Esteri taiwanese ha detto di aver chiesto chiarimenti all’inquilino della Casa Bianca e di aver ottenuto rassicurazioni sul fatto che gli Usa non hanno cambiato la propria politica verso Taipei, che l’impegno americano resterà «solido come una roccia» e che Washington continuerà ad aiutare Taiwan a costruire le proprie difese.
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