Cina, bazooka da 50 miliardi di dollari per i chip (e contro gli Usa)

Violetta Silvestri

27/05/2024

La Cina avanza nel settore dei chip e punta all’industria nazionale con altri 50 miliardi di dollari di investimento. La guerra dei semiconduttori contro gli Usa è appena iniziata.

Cina, bazooka da 50 miliardi di dollari per i chip (e contro gli Usa)

La Cina ha creato il più grande fondo di investimento mai realizzato nel Paese per i semiconduttori e per promuovere lo sviluppo dell’industria nazionale dei chip.

La strategia di Pechino è fin troppo chiara: raggiungere l’autosufficienza nel cruciale comparto, mentre gli Stati Uniti cercano di limitare la sua crescita in una guerra commerciale combattuta per guadagnare il dominio nella produzione di semiconduttori.

Nello specifico, il dragone ha creato il suo terzo fondo di investimento sostenuto dallo Stato per rilanciare l’industria, con un capitale sociale di 344 miliardi di yuan (47,5 miliardi di dollari), secondo quanto depositato presso un registro delle imprese gestito dal governo.

Le centinaia di miliardi di yuan investiti nel settore mirano all’autosufficienza cinese. E a una posizione di vantaggio sugli Usa.

La Cina vuole dominare il settore dei semiconduttori

La terza fase del Fondo di investimento per l’industria dei circuiti integrati cinesi è stata ufficialmente istituita il 24 maggio e registrata presso l’Amministrazione municipale di Pechino per la regolamentazione del mercato, secondo il National Enterprise Credit Information Publicity System, un’agenzia di informazioni creditizie gestita dal governo.

L’ultimo veicolo di investimento, noto come Big Fund III, sottolinea una rinnovata spinta da parte del governo di Xi Jinping per costruire la propria industria dei semiconduttori nel pieno delle tensioni con gli Stati Uniti.

L’amministrazione Biden ha infatti imposto restrizioni radicali alla capacità della Cina di acquistare chip avanzati e attrezzature per la loro produzione e ora esorta gli alleati – tra cui Paesi Bassi, Germania, Corea del Sud e Giappone – a rafforzare ulteriormente i freni allo sviluppo cinese e a colmare le lacune nei controlli sulle esportazioni esistenti.

Il maggiore azionista dell’ultimo fondo è il Ministero delle Finanze cinese, e hanno contribuito anche le società di investimento possedute dai governi locali di Shenzhen e Pechino. Il governo di Shenzhen ha sostenuto diversi impianti di produzione di chip nella provincia del Guangdong, nel sud della Cina, nel tentativo di liberare Huawei Technologies Co. da anni di sanzioni statunitensi che l’hanno tagliata fuori da un gran numero di componenti di semiconduttori importati.

La Cina ha più che raddoppiato le dimensioni del Big Fund II nel 2019, mentre la corsa contro gli Stati Uniti per la supremazia tecnologica si è intensificata durante l’amministrazione Trump. Il capitale è stato utilizzato per finanziare alcuni dei progetti di chip più promettenti del paese, dai nuovi stabilimenti di SMIC al produttore di macchine per la produzione di chip Advanced Micro-Fabrication Equipment Inc. China.

La strategia del fondo nazionale cinese per i chip è stata inaugurata circa dieci anni fa con circa 100 miliardi di yuan di capitale investibile. Xi, subito dopo essere diventato presidente cinese, ha avviato una massiccia revisione dell’industria manifatturiera del Paese, puntando a tecnologie sofisticate, dalla robotica alla produzione avanzata di chip.

Dinanzi alle ritorsioni Usa, Pechino ha inoltre volutamente intensificato gli investimenti nelle capacità di produzione di chip meno avanzati, quelli che alcuni operatori del settore chiamano chip legacy. La Cina sta ora costruendo una rete di aziende produttrici di semiconduttori attorno al suo leader nazionale Huawei per le scoperte tecnologiche nello sviluppo e nella produzione di chip avanzati. Il nuovo Big Fund III può fornire finanziamenti per tali progetti.

La sfida Usa-Europa-Cina sui chip è appena iniziata

La guerra commerciale tra Usa e Cina, nella quale è coinvolta anche l’Europa, si sta combattendo su fronti diversi. Oltre che sulle auto elettriche e sul settore della transizione energetica in generale, quello dell’industria avanzata dei chip è tra i fronti più delicati.

Le superpotenze guidate da Stati Uniti e Unione Europea hanno incanalato quasi 81 miliardi di dollari verso la produzione della prossima generazione di semiconduttori, intensificando lo scontro globale con la Cina per la supremazia dei chip. Il Chips and Science Act del 2022 dell’amministrazione Biden prevede 39 miliardi di dollari in sovvenzioni per i produttori di chip, oltre a 75 miliardi di dollari in prestiti e garanzie.

La Cina ha da tempo una politica industriale più proattiva, compreso un ambizioso programma chiamato Made in China 2025 che delinea obiettivi di sviluppo nel settore delle biotecnologie, dei veicoli elettrici e dei semiconduttori. Almeno dal 2015, quando il programma è stato presentato, il dragone è stata uno dei principali sostenitori del settore, utilizzando il capitale statale per finanziare produttori di chip locali come SMIC.

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