Quali novità nel rapporto tra Cina ed Europa con la visita di Xi in Francia, alla presenza di Von der Leyen? Il clima resta teso, con una guerra commerciale che in realtà è già cominciata.
Cina-Europa: prove di pace o di guerra nella visita ufficiale di Xi Jinping in Francia, alla corte di Macron?
La domanda è cruciale, considerato il contesto di alta tensione su come affrontare il crescente potere di Pechino e la rivalità Usa-Cina. L’Unione europea è pronta a mostrare i muscoli per proteggere il blocco dalle pratiche commerciali aggressive del dragone, ha avvertito il capo della Commissione europea von der Leyen dopo un incontro a tre con Macron e Xi.
Si tratta del più duro avvertimento di von der Leyen finora e il messaggio è chiaro: il suo esecutivo Ue non lascerà nulla di intentato nell’impedire al settore manifatturiero cinese, fortemente sovvenzionato, e alle pratiche commerciali sleali di soffocare le industrie europee.
È anche il segnale più esplicito che il blocco si sta preparando per una potenziale guerra commerciale con Pechino. Sullo sfondo c’è poi il conflitto in Ucraina e la posizione opaca di Pechino, accusata dall’Occidente di appoggiare Mosca. Forse non è proprio un caso che Xi, dopo la visita in Francia, si recherà in Serbia e in Ungheria. Entrambi i Paesi dell’Europa centrale sono solidali con Mosca e fonte di irritazione per l’Occidente, in particolare Bruxelles.
Intanto, il viaggio di Xi sarà seguito da vicino a Washington per individuare segnali di diminuzione del sostegno europeo al dragone. Allo stesso tempo, in Europa cresce l’incertezza sul futuro supporto degli Stati Uniti agli alleati transatlantici.
Cina-Europa, cresce la tensione con la visita in Francia?
La guerra commerciale tra Cina ed Unione europea non sembra neanche più troppo velata.
Negli ultimi mesi, per esempio, la Francia ha spinto la Commissione Europea ad assumere una posizione più aggressiva contro il dominio di Pechino sulla tecnologia verde, comprese le auto elettriche. E secondo diverse analisi di eesperti, Xi sa che dietro a tutto c’è Macron.
Dopo che la Commissione Europea ha lanciato un’indagine anti-sovvenzioni contro i veicoli elettrici prodotti in Cina in ottobre, Pechino ha deciso di non prendere di mira le case automobilistiche tedesche che hanno una massiccia presenza aziendale nel Paese, ma di adottare invece misure per colpire il cognac francese.
A gennaio, il dragone ha avviato un’indagine antidumping sui produttori europei di liquori. I marchi francesi di brandy e cognac di lusso rappresentano il 99% di tutte le importazioni cinesi di questi liquori.
“La questione del cognac è infatti al centro della massima attenzione da parte delle autorità francesi, in primo luogo del presidente”, ha detto ai giornalisti un funzionario dell’Eliseo prima della visita, stando a quanto riportato da Politico.eu “La questione sarà affrontata durante i colloqui, per garantire che gli interessi francesi siano preservati durante e al termine della procedura avviata dalle autorità cinesi.”
A questo clima teso, si sono aggiunte le parole di von der Leyen: “Affinché il commercio sia equo, anche l’accesso ai rispettivi mercati deve essere reciproco”, ha detto ai giornalisti a Parigi dopo aver incontrato il presidente cinese insieme al francese Emmanuel Macron.
“Siamo pronti a sfruttare appieno i nostri strumenti di difesa commerciale se ciò sarà necessario”, ha aggiunto von der Leyen. L’Europa non può accettare pratiche distorsive del mercato che potrebbero portare alla deindustrializzazione qui in patria. L’Europa non esiterà a prendere le decisioni difficili necessarie per proteggere la sua economia e la sua sicurezza.
Ursula von der Leyen ha preso di mira la Cina per quelli che il suo esecutivo considera sussidi ingiusti in settori come i veicoli elettrici (EV) e l’acciaio, che minacciano di decimare l’industria europea.
Il governo centrale di Pechino sta esercitando la propria potenza economica e industriale per sostenere i settori manifatturieri con sussidi, prestiti a basso costo, agevolazioni fiscali e regolamentazione preferenziale per le società nazionali.
Cina-Ue, rivalità a colpi di dazi e ritorsioni
Lo scorso settembre, Bruxelles ha avviato un’indagine anti-sovvenzioni sui veicoli elettrici a basso costo provenienti dalla Cina, vista come un passo avanti nei tentativi del blocco di opporsi alla potenza asiatica. Da allora ha avviato indagini simili nei confronti dei produttori cinesi di turbine eoliche e pannelli solari sospettati di beneficiare illegalmente di generosi sussidi statali.
Pechino ha reagito con un’indagine altamente simbolica sulle importazioni di brandy dall’Ue, una mossa vista come mirata alla Francia, visto che proprio Macron avrebbe spinto Bruxelles a lanciare la prima indagine sulle esportazioni cinesi di veicoli elettrici.
Alla fine di aprile, l’Unione europea ha compiuto un passo unico nel suo genere per punire Pechino per aver impedito alle aziende europee di vincere appalti pubblici in Cina, con un’indagine incentrata sui dispositivi medici.
“La Cina continua a sostenere in modo massiccio il suo settore manifatturiero e questo, combinato con una domanda interna che non aumenta, significa che il mondo non può assorbire la produzione in eccesso della Cina”, ha detto lunedì von der Leyen.
Un’altra area di preoccupazione per il blocco è la sua forte dipendenza dalla Cina per le cosiddette materie prime critiche, i componenti essenziali necessari per produrre tecnologie critiche come pannelli solari e semiconduttori. La presidente della Commissione ha assicurato che Bruxelles sta “riducendo i rischi” delle catene di approvvigionamento dell’Ue stringendo accordi con una serie di Paesi partner che vantano risorse naturali così necessarie per lo sviluppo tecnologico e industriale del futuro.
La posizione così ferma dell’Ue sul commercio con la Cina è in linea con l’approccio di Washington. Il segretario al Tesoro americano Janet Yellen ha avvertito la Cina che non accetterà che le nuove industrie vengano “decimate” dalle importazioni cinesi.
I 27 membri dell’Ue, in particolare Francia e Germania, non sono però uniti nel loro atteggiamento nei confronti della Cina, il che non aiuta a ottenere un cambiamento. Mentre Parigi sostiene una linea più dura sull’indagine sui veicoli elettrici, Berlino vuole procedere con maggiore cautela, dicono le fonti.
Se prevarrà la guerra o una tregua tra Cina e Ue molto dipenderà dagli interessi strategici che le grandi potenze vorranno proteggere. Chiudersi completamente a livello commerciale avrebbe conseguenze rilevanti per entrambe le parti. D’altra parte, le questioni di leale concorrenza e della guerra in Ucraina sono prioritarie e divisive. I rapporti con la Cina rischiano di diventare un tema molto rischioso.
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