Le azioni cinesi iniziano la settimana in profondo rosso: perché continua la fuga degli investitori dal dragone? Cosa sta succedendo agli indici della Cina, sempre più in crisi?
Gli indici azionari della Cina continentale e a Hong Kong scivolano in territorio negativo, peggiorando un sell-off già palesato nelle ultime sessioni.
Mentre il Giappone ha chiuso la seduta in rialzo, con il Nikkei a +1,70%, il più ampio indice MSCI delle azioni dell’area Asia-Pacifico al di fuori del Giappone ha iniziato le negoziazioni al ribasso.
L’indice ha subito pressioni dalla debolezza dei mercati cinesi, che la scorsa settimana hanno toccato i minimi di cinque anni e hanno scatenato la speculazione che i fondi statali avrebbero dovuto sostenere le azioni. Pechino, però, sembra ancora riluttante a fornire stimoli incisivi, con la banca centrale che oggi ha nuovamente deciso di non proseguire con un taglio dei tassi nelle sue operazioni di mercato.
In questo contesto di grande incertezza sulle sorti economiche del dragone, le azioni hanno subito pesanti perdite. L’indice Shanghai ha chiuso la sessione con un ribasso del 2,68% e l’indice Shenzhen ha archiviato gli scambi con un -3,13%. L’Hang Seng di Hong Kong ha evidenziato un -2,73%.
L’indice Hang Seng China Enterprises si è avvicinato a un livello mai visto dal 2005, affermandosi come uno degli indici chiave con le peggiori prestazioni dell’Asia. I colossi tecnologici cinesi, tra cui Meituan e Tencent, sono stati tra i maggiori motori del tonfo.
Cina, il sell-off continua mentre Wall Street festeggia
Il continuo sell-off delle azioni cinesi è in netto contrasto con il sentiment ottimista a Wall Street, dove l’indice S&P 500 ha raggiunto un record venerdì per la prima volta in due anni.
L’umore pessimista del dragone è peggiorato quando gli istituti di credito commerciali cinesi hanno mantenuto invariati i tassi di riferimento sui prestiti, una mossa che ha seguito la recente decisione della banca centrale di mantenere i costi di finanziamento. Un tale atteggiamento prudente sta deludendo gli investitori che sperano in stimoli più aggressivi.
Marvin Chen, analista di Bloomberg Intelligence, ha commentato la svendita azionaria massiccia in Cina come frutto di una mancanza di catalizzatori nel breve termine e di deflussi verso alternative più attraenti nella regione. “I mercati globali hanno registrato un’impennata nel settore dei chip, e questa è un’area in cui la Cina e il resto del mondo potrebbero correre su binari separati a causa delle tensioni geopolitiche”, ha aggiunto.
Il crollo dei titoli azionari cinesi dall’inizio del 2024 è stato innescato da un mix di fattori secondo gli analisti: dal peggioramento del crollo immobiliare alle ostinate pressioni deflazionistiche, nonché alla riluttanza di Pechino a utilizzare misure monetarie e fiscali aggressive per rilanciare la crescita. Le incertezze sulla traiettoria dei tassi di interesse statunitensi e le preoccupazioni per una più rigorosa supervisione normativa hanno contribuito al pessimismo.
I benefici dell’allentamento monetario da parte della Banca popolare cinese sono già stati scontati e sono necessarie politiche “più incisive” per rilanciare le azioni, ha detto Eva Lee, responsabile delle azioni della Grande Cina presso UBS Global Wealth Management.
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