La Cina consolida la sua supremazia nelle terre rare con una scoperta straordinaria: un nuovo giacimento da 1,15 milioni di tonnellate che rafforza il suo dominio su un mercato strategico globale.
Una scoperta rivoluzionaria ha consolidato la posizione leader nel settore delle terre rare del “Dragone orientale”.
Secondo il China Geological Survey (CGS), infatti, la Cina ha annunciato di aver scoperto il nuovo giacimento individuato nella provincia sud-occidentale dello Yunnan potrebbe contenere fino a 1,15 milioni di tonnellate di elementi rari come praseodimio, neodimio, disprosio e terbio. Questi materiali sono essenziali per applicazioni che spaziano dai veicoli elettrici alla difesa nazionale, passando per le energie rinnovabili e l’elettronica avanzata.
La scoperta è stata inizialmente riportata dal quotidiano cinese Workers’ Daily e successivamente confermata dal Ministero delle Risorse Naturali cinese. Gli esperti sostengono che si tratti del più grande giacimento di terre rare medie e pesanti mai individuato nel Paese, consolidando ulteriormente il ruolo della Cina come leader assoluto nella produzione e lavorazione di questi minerali critici.
Questo ritrovamento non solo rafforza la catena di approvvigionamento nazionale, ma conferisce a Pechino un ulteriore vantaggio strategico in un settore fondamentale per l’industria globale. Ecco tutto quello che serve sapere a riguardo.
Terre rare, 1,15 milioni di tonnellate in Cina: una scoperta rivoluzionaria
La nuova scoperta di terre rare nello Yunnan rappresenta una svolta significativa per l’industria mineraria cinese. Si tratta di un giacimento di tipo ad assorbimento ionico, una tipologia estremamente rara e vantaggiosa dal punto di vista dell’estrazione. I minerali presenti in questo tipo di depositi si concentrano naturalmente sulle superfici argillose, consentendo tecniche di estrazione meno invasive rispetto ai metodi tradizionali. Ciò riduce l’impatto ambientale e migliora l’efficienza dell’estrazione, rendendo questa scoperta particolarmente preziosa.
La Cina non trovava un giacimento di questa portata da oltre 50 anni, con l’ultimo ritrovamento significativo risalente al 1969 nella provincia di Jiangxi. L’importanza di questa scoperta è stata sottolineata dallo stesso CGS, che ha evidenziato il ruolo chiave che avrà nel rafforzare la catena di approvvigionamento delle terre rare medie e pesanti. Questi elementi sono meno abbondanti rispetto alle terre rare leggere e risultano essenziali per tecnologie avanzate come batterie ad alte prestazioni, magneti per turbine eoliche e componenti critici per il settore aerospaziale.
Gli esperti ritengono che la scoperta sia il risultato delle recenti iniziative governative volte a migliorare l’esplorazione geologica del Paese. Il CGS ha infatti sviluppato una rete nazionale di analisi geochimiche per identificare nuove risorse minerarie e ottimizzare l’estrazione di minerali strategici. Questa metodologia innovativa ha portato alla scoperta dello Yunnan, che potrebbe trasformare il panorama delle terre rare nei prossimi anni.
La Cina e il dominio delle terre rare: cosa cambia con la nuova scoperta?
La Cina domina da anni il mercato globale delle terre rare, controllando circa il 60% della produzione mondiale e l’85% della capacità di lavorazione. Questo predominio è frutto di una strategia di lungo termine volta a garantire il controllo su risorse fondamentali per la tecnologia e l’industria. Nel 2023, la produzione mineraria cinese ha raggiunto le 240.000 tonnellate, quasi sei volte superiore a quella degli Stati Uniti, il suo principale concorrente in questo settore.
Il Paese vanta il più grande giacimento di terre rare al mondo, Bayan Obo, situato nella Mongolia Interna, e possiede riserve totali stimate in 44 milioni di tonnellate. Questo garantisce alla Cina un’influenza determinante sui mercati globali, dato che le terre rare sono indispensabili per la produzione di semiconduttori, motori elettrici, turbine eoliche e numerosi altri dispositivi tecnologici.
La nuova scoperta nello Yunnan rafforza ulteriormente questa posizione di leadership, fornendo alla Cina una maggiore disponibilità di terre rare medie e pesanti, particolarmente ricercate. A livello geopolitico, ciò conferisce a Pechino un ulteriore strumento di pressione nei confronti di altre economie dipendenti da queste risorse. Negli ultimi anni, la Cina ha più volte utilizzato la regolamentazione delle esportazioni di terre rare come leva nelle dispute commerciali con gli Stati Uniti e l’Unione Europea.
Nel 2023, le esportazioni cinesi di terre rare sono aumentate del 6%, raggiungendo le 55.431 tonnellate. Questo dimostra come, nonostante le tensioni geopolitiche, la Cina mantenga un ruolo chiave nella fornitura di questi materiali a livello internazionale.
La scoperta del giacimento di terre rare nello Yunnan rappresenta un punto di svolta per il settore minerario cinese e per il mercato globale di questi elementi critici. Con oltre un milione di tonnellate di risorse, la Cina rafforza il suo dominio strategico e si prepara a mantenere il controllo su materiali indispensabili per le tecnologie del futuro. Questo ritrovamento, quindi, non solo consolida la posizione di Pechino come leader assoluto nella produzione di terre rare, ma potrebbe anche ridefinire le dinamiche economiche e geopolitiche globali nei prossimi anni.
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