Nati sulla scia dei distretti industriali, i cluster prevedono un rapporto di collaborazione tra realtà diverse ma geograficamente vicine, per ottenere risultati migliori.
L’Italia è un Paese ricco di eccellenze in molti settori e questo è possibile grazie alle persone che ci abitano e che ogni giorno lavorano insieme per rendere possibile i grandi progetti che tutto il mondo ci riconosce.
Ma cosa sta alla base di questi successi? In alcuni casi, la risposta corretta è «i cluster», ossia dei poli dove aziende di un certo settore, istituzioni pubbliche e private e università lavorano e collaborano per ottenere insieme risultati non raggiungibili singolarmente.
Essi sono fondamentali per il tessuto economico nazionale, poiché sono innovativi e diffusi in tutta Italia. Basti pensare che soltanto nella provincia di Varese è possibile trovarne numerosi che operano in diversi ambiti; si va dal settore dell’illuminazione, a quello degli elettrodomestici e del tessile, fino a quello dei gioielli.
Come funziona un cluster
Un cluster è un luogo dove agiscono principalmente tre attori: aziende dello stesso settore, istituzioni e università. Proprio a causa del coinvolgimento di questi tre attori si parla di un modello organizzativo a «tripla elica».
I loro compiti sono diversi ma necessari per realizzare l’obiettivo comune, ossia quello di creare valore. Le università innanzitutto sono fondamentali per due motivi, il primo è che sono luoghi di creazione della conoscenza e dell’innovazione, il secondo è che possono fornire nuove risorse umane alle aziende oppure fare formazione per il personale che lavora già.
Le istituzioni sono importanti perché possono mettere i cluster in comunicazione con il governo, facendo da tramite per questioni rilevanti e portando sui tavoli le istanze delle aziende.
Infine ci sono le aziende, che possono essere sia in collaborazione tra loro, sia in competizione.
I cluster possono differire anche per il tipo di mercato che servono, possono infatti servirne uno locale oppure quello internazionale, in cui le aziende sono esposte alla concorrenza internazionale.
Nel caso in cui le aziende del medesimo cluster siano in collaborazione tra loro significa che probabilmente non producono esattamente lo stesso prodotto, lavorano piuttosto nello stesso settore, occupandosi però di aspetti diversi della catena di approvvigionamento.
Per esempio, in un cluster dove vengono prodotte scarpe, un’azienda produce lacci e una tomaie. Nel caso in cui invece in uno stesso cluster ci sia competizione, significa che due o più aziende producono lo stesso prodotto. In tal caso, questo non implica che esse non traggano vantaggio dall’essere vicine, ma che piuttosto dovranno impegnarsi per offrire il prodotto migliore.
È necessario inoltre tenere conto del fatto che le aziende che competono in un certo ambito possono collaborare in un altro, magari perché hanno un interesse in comune.
Per misurare il livello di specializzazione di un cluster è stato realizzato un coefficiente, chiamato coefficiente LQ (Location Quotients). Questo rappresenta la misura sintetica della specializzazione industriale di un territorio.
Il coefficiente LQ rappresenta la quota di occupazione di un cluster in una provincia rispetto a quella a livello nazionale in un determinato settore. Se questo rapporto è maggiore di uno, significa che il cluster, in quel territorio, ha una quota di addetti superiore alla media nazionale. A misurare il coefficiente LQ sono tipicamente agenzie governative, ricercatori accademici o aziende di consuelenza.
Vantaggi e svantaggi dei cluster
Tra i principali vantaggi legati ai cluster c’è quello di trovarsi in un luogo dove il proprio settore è particolarmente sviluppato e dove quindi c’è più possibilità di crescere. La competizione inoltre, qualora ci sia, può essere un fattore positivo, in quanto può spingere le aziende a produrre di più e a essere più competitive ed efficienti.
Un altro vantaggio è rappresentato dalla possibilità di creare relazioni utili per la propria azienda: stabilendosi in un cluster pertinente al proprio settore, una società ha la possibilità di conoscere eventuali competitor ma anche aziende da cui rifornirsi oppure con cui collaborare, creandosi così nuove opportunità di business.
Tra gli svantaggi invece è impossibile non menzionare la possibilità di scorrettezze. In un contesto eccessivamente competitivo, le aziende dello stesso cluster potrebbero provare a sabotarsi a vicenda, al fine di ottenere più profitto per sé stesse.
Un atteggiamento del genere potrebbe essere assolutamente nocivo per l’ambiente. A quel punto infatti, non si avrebbe più un cluster, bensì solo un insieme di aziende legate tra loro da una prossimità geografica.
Esempi di cluster internazionali e italiani
Un esempio di cluster può essere rappresentato da Wall Street, un luogo dove si trovano sia la Borsa di New York, sia altri importanti attori come investitori, banche, società e intermediari.
Anche in Italia, come detto all’inizio è possibile trovare moltissimi cluster. Uno dei più famosi si trova in provincia di Torino, ed è quello del settore automobilistico; mentre un altro si trova a Varese, ed è quello che si occupa della costruzione di veicoli aerospaziali e per la difesa.
Quest’ultimo in particolare ha un coefficiente di specializzazione molto alto (9,86), il che gli ha permesso di diventare un’eccellenza a livello italiano. Altri molto importanti sono quello dell’Information technology a Monza e del settore quello calzaturiero a Fermo, nelle Marche.
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