Come funziona la politica estera italiana in campagna elettorale

Vincenzo Caccioppoli

31 Luglio 2022 - 08:11

Quali sono le problematiche della politica estera italiana e perché può influire in campagna elettorale.

Come funziona la politica estera italiana in campagna elettorale

La politica estera dovrebbe essere indirizzata dal ministero degli Esteri, sito alla Farnesina. Purtroppo, in questa legislatura, il ministero degli Esteri, da sempre occupato da personalità di spicco e di un certo rilievo, ha sicuramente lasciato molto a desiderare. Durante il Governo gialloverde il ministro Enzo Moavero Milanesi, giurista di rilievo internazionale, è sembrato spesso a disagio in quel ruolo e la politica estera giocoforza ne ha risentito, provocando riposizionamenti verso Cina e Russia, che sono sembrati se non spregiudicati, sicuramente azzardati.

Nei due governi successivi, il ruolo è stato preso da Luigi Di Maio, che sembra aver pensato più a costruirsi una serie di relazioni personali, piuttosto che curare quelle con altri Paesi esteri. Non è un caso se nell’anno e mezzo di Governo Draghi, a guidare la politica estera è sembrato essere sicuramente il premier, sempre presente sui tavoli internazionali che contavano.

Tutto questo per dire come le polemiche accese dallo scoop de La Stampa, sono la naturale conseguenza di una politica estera che non ha seguito in questi mesi il suo naturale percorso istituzionale, ma è stata lasciata gestire anche da chi non se ne dovrebbe occupare. I tentativi di Matteo Salvini di cercare un canale di dialogo con la Russia, per quanto erronei, sono frutto di una politica estera che è da anni quantomeno latente.

Il ministro Di Maio, invece di lanciare accuse al suo ex capo Giuseppe Conte, alludendo a possibili colloqui intrattenuti da quest’ultimo con l’ambasciatore russo a Roma, forse dovrebbe chiedersi perché non è intervenuto dall’alto della sua posizione istituzionale per tempo, invece che a campagna elettorale in corso. Ora è ovvio che i legami della Lega con la Russia di Putin, o di quelli di Silvio Berlusconi con il leader del Cremlino, vengano usati strumentalmente in chiave elettorale, creando un clima di sospetto e di incertezza nella comunità internazionale verso il Paese e la sua affidabilità.

Bene ha fatto Giorgia Meloni a ribadire la sua posizione netta sulla guerra in Ucraina: a fianco del popolo ucraino. Ma certamente questa storia dei rapporti con la Russia ce la porteremo dietro fino alle elezioni, per poi sparire dai radar, dopo il voto del 25 settembre. Forse è meglio per tutti che si dia voce ai problemi che attanagliano i cittadini, come l’inflazione, il caro bollette, la crisi economica incombente, piuttosto che rincorrere fantasmi che poco o nulla interessano la gente comune.

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