Il paradosso di Grossman-Stiglitz ci invita a riflettere su come l’efficienza del mercato non sia solo una questione di dati disponibili, ma anche di come questi dati vengono interpretati e utilizzati
Il paradosso di Grossman-Stiglitz, introdotto nel 1980 da Sanford J. Grossman e Joseph Stiglitz, è un concetto affascinante che mette in discussione l’efficienza dei mercati finanziari. Questo afferma che se i mercati fossero perfettamente efficienti dal punto di vista informativo, non ci sarebbero incentivi per gli investitori a raccogliere informazioni, poiché non ci sarebbe alcun vantaggio competitivo. Uno scenario simile porterebbe a un mercato inefficiente, contraddicendo l’idea stessa di efficienza.
Nel contesto dei mercati finanziari della prima metà del 2024, questo paradosso si rivela particolarmente rilevante. I mercati azionari globali hanno mostrato una crescita notevole, con guadagni superiori al 10% negli Stati Uniti e in Europa e oltre il 20% in Giappone. Una simile ripresa è stata sostenuta da fondamentali economici solidi e da una crescente fiducia degli investitori. Tuttavia, la domanda che sorge spontanea è: perché gli investitori continuano a cercare informazioni e a investire in un mercato che potrebbe sembrare già efficiente?
La risposta a questa domanda si trova nella persistente volatilità dei tassi di interesse e nelle incertezze macroeconomiche. I rendimenti obbligazionari hanno mostrato segni di stabilizzazione, ma le fluttuazioni nei tassi a lungo termine continuano a creare un ambiente di incertezza. Gli investitori sono quindi spinti a raccogliere informazioni per orientarsi in questo panorama complesso. Questo comportamento sembra contraddire l’idea di un mercato perfettamente informato, dove ogni dato è già incorporato nei prezzi.
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