Le condizioni di Zingaretti per un governo PD-M5S

Alessandro Cipolla

21/08/2019

La direzione PD ha dato mandato a Nicola Zingaretti di trattare con il Movimento 5 Stelle per la nascita di una nuova maggioranza: il segretario è pronto a mettere sul tavolo cinque punti che dovranno essere accettati dai grillini, altrimenti si torna alle urne.

Le condizioni di Zingaretti per un governo PD-M5S

Via libera all’inizio di una trattativa con il Movimento 5 Stelle. La direzione del Partito Democratico, che si è tenuta all’indomani delle dimissioni di Giuseppe Conte e della fine dell’esecutivo carioca, ha infatti approvato per acclamazione la relazione presentata da Nicola Zingaretti.

La linea del segretario dem in queste consultazioni lampo sarà quella annunciata nei giorni scorsi: o si raggiunge un accordo per un governo politico forte e duraturo, oppure si torna al voto a fine ottobre.

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Ma su quali basi può nascere un patto di governo tra Partito Democratico e Movimento 5 Stelle? Visto il poco tempo a disposizione per imbastire un contratto di governo alla “tedesca” come chiesto da Delrio, Zingaretti ha però illustrato i cinque grandi punti programmatici che i pentastellati dovranno accettare per poter far nascere un’alleanza giallorossa.

Via alle trattative tra PD e 5 Stelle

A differenza di quanto avvenuto nel post voto delle politiche 2018, almeno questa volta il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle proveranno a sedersi intorno a un tavolo per capire se ci sono le condizioni per la nascita di un patto di governo.

Primo step necessario a questo avvicinamento è stato il disco verde da parte della direzione PD, con Nicola Zingaretti che adesso ha ricevuto un pieno mandato a iniziare una trattativa con i pentastellati.

Questa volta non ci sarebbe nessun veto da parte di Matteo Renzi anzi, con una piroetta dettata secondo l’ex premier dal “senso di responsabilità”, è stato proprio il senatore semplice di Rignano a lanciare la proposta di un dialogo con il Movimento.

I tempi però per un eventuale accordo sono strettissimi, visto che il Colle vorrà risposte a stretto giro altrimenti non potrà fare altro che sciogliere le Camere e indire delle elezioni anticipate per domenica 27 ottobre. Andare più in là come data, potrebbe essere rischiosissimo in ottica esercizio provvisorio.

Non sarà facile quindi per Nicola Zingaretti riuscire ad arrivare a una fumata bianca in un lasso di tempo così ridotto, anche se il segretario dem ha già ben chiaro su quali basi si dovrà poggiare una possibile maggioranza con il Movimento.

Le condizioni di Zingaretti

Il primo presupposto per la nascita di un’intesa con i 5 Stelle è che, questo eventuale nuovo governo, dovrà essere politico e di ampio respiro. Così come nelle intenzioni generali del Quirinale, non ci sarà l’avallo a governi di scopo o di breve durata.

In sostanza in questo poco tempo a disposizione si dovrà lavorare per imbastire un governo che possa andare avanti, nelle intenzioni, fino alla fine della legislatura. Resta da capire però come possano accordarsi due forze politiche che, negli ultimi anni, si sono trovate in disaccordo praticamente su tutto.

Non essendoci il tempo per scrivere un dettagliato contratto di governo, Nicola Zingaretti nel corso della direzione PD ha però elencato quali siano le cinque condizioni sulle quali si può iniziare a ragionare con i 5 Stelle.

  • Appartenenza leale all’Unione europea
  • Pieno riconoscimento della democrazia rappresentativa, a partire dalla centralità del Parlamento
  • Sviluppo basato sulla sostenibilità ambientale
  • Cambio nella gestione di flussi migratori,con pieno protagonismo dell’Europa
  • Svolta delle ricette economiche e sociale, in chiave redistributiva, che apra una stagione di investimenti

Vista la recente svolta europeista dei 5 Stelle e il loro storico impegno sul tema ambientale, sul primo e sul terzo punto in questione non ci dovrebbero essere grosse distanze.

Quanto alle altre tematiche, il nodo maggiore sembrerebbe essere quello delle politiche economiche e sociali da mettere in campo. Un altro interrogativo è in quale modo PD e 5 Stelle possono pensare di mettere insieme i 23 miliardi necessari per sterilizzare le clausole di salvaguardia scongiurando così l’aumento dell’Iva.

Anche se l’avvio di una trattativa sembrerebbe essere imminente, sono tanti gli ostacoli sulla strada di un governo giallorosso: oltre al poco tempo e al programma, pure la questione delle poltrone (specie quella del premier) non è assolutamente un argomento secondario.

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